Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-03437
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Atto n. 4-03437
Pubblicato il 12 febbraio 2015, nella seduta n. 390
GIARRUSSO , AIROLA , BERTOROTTA , BLUNDO , BOTTICI , BUCCARELLA , BULGARELLI , CAPPELLETTI , CASTALDI , CATALFO , COTTI , ENDRIZZI , GAETTI , LUCIDI , MANGILI , MARTELLI , MOLINARI , PAGLINI , PETROCELLI , PUGLIA , SCIBONA , SERRA - Ai Ministri della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
il dilagante fenomeno dell'allontanamento dei bambini e degli adolescenti dal proprio nucleo familiare per motivi economici ed il loro affidamento a strutture convenzionate con lo Stato rappresenta una realtà sempre più diffusa;
secondo gli ultimi dati raccolti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali al 31 dicembre 2011, si riscontra la cifra di 14.991 casi in linea con le rilevazioni degli anni precedenti, sebbene i dati contenuti nell'ultima pubblicazione de "I quaderni della ricerca sociale", n. 31, del dicembre 2014, registrino una lieve flessione per l'anno 2012 pari a 14.255 casi, tra bambini e adolescenti accolti in strutture loro dedicate: nella maggior parte dei casi, si tratta di affidamenti per motivi economici, come si evince da un raffronto delle diverse situazioni regionali;
l'inserimento in comunità appare essere l'orientamento prevalente da parte dell'autorità giudiziaria minorile ed interessa soprattutto i provvedimenti di allontanamento adottati sulla base delle condizioni economiche dei genitori;
la durata dell'affidamento disciplinata dalla normativa vigente risulta essere, al massimo, pari a 24 mesi, tuttavia, il tribunale dei minori può, laddove ne ravvisi l'esigenza, prorogare il periodo di custodia, contribuendo, in questo modo, a determinare una permanenza media per bambino di circa 3 anni. Inoltre, nel 28 per cento dei casi, il congedo del fanciullo è rappresentato dal trasferimento in altra struttura;
per quanto attiene ai sistemi di accoglienza, sono frequenti i casi di denuncia mediatica relativamente al cattivo andamento delle strutture, che risultano essere spesso carenti o addirittura prive dei requisiti professionali necessari al corretto funzionamento, nonostante una retta media giornaliera nazionale erogata ad ogni struttura di circa 79 euro (2.370 euro al mese per bambino), stando ai dati raccolti dal Ministero del lavoro, e come peraltro dichiarato dal vice ministro Guerra il 13 febbraio 2014, in sede di discussione dell'atto di sindacato ispettivo 2-00373, presentato alla Camera dei deputati;
considerato che:
la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, approvata il 20 novembre 1959 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, ed in particolar modo gli artt. 3, 9 e 27, statuisce che il fanciullo deve, per quanto è possibile, crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori e, salvo circostanze eccezionali, il bambino in tenera età non deve essere separato dalla madre. Risulta, inoltre, desiderabile che alle famiglie numerose siano concessi sussidi statali o altre provvidenze per il mantenimento dei figli, e che gli Stati si impegnino affinché le strutture responsabili della cura e della protezione dei fanciulli siano conformi ai criteri normativi fissati dalle autorità competenti, particolarmente nei campi della sicurezza e dell'igiene e per quanto concerne la consistenza e la qualificazione del loro personale nonché l'esistenza di un adeguato controllo. Soprattutto viene sancito che l'interesse superiore del minore deve costituire oggetto di primaria considerazione in tutte le decisioni riguardanti i fanciulli che scaturiscano da istituzioni di assistenza sociale e tribunali, e che sia salva la possibilità per i genitori di presentare ricorsi contro la decisione dell'autorità giudiziaria;
considerato inoltre che:
l'assenza di un censimento delle strutture, previsto dalla legge n. 149 del 2001, in conformità con le dichiarazioni rese dal vice ministro Guerra, implica che, ad oggi, non si dispone di una mappatura delle strutture sul territorio nazionale, né delle indicazioni relative alla qualità dei servizi offerti, dei progetti proposti e dei criteri di selezione del personale impiegato;
risulta agli interroganti che la penuria di azioni di monitoraggio e la totale assenza di fatto di rigorosi meccanismi di controllo, ispezione e vigilanza sull'operato delle strutture in cui sono ospitati i minori disattende le disposizioni previste dalla stessa legge;
sono stati segnalati dagli organi di informazione casi in cui taluni giudici onorari, che hanno partecipato alle decisioni inerenti all'affidamento, siano poi risultati essere membri, presidenti e finanche fondatori di strutture che ospitano i minori, lasciando supporre l'eventualità di forti conflitti di interessi;
è stato disposto un consistente taglio al Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (istituito con la legge n. 285 del 1997), per il periodo 2014-2015, rispetto a quanto stabilito precedentemente, nonché un taglio strutturale per il funzionamento dell'Ufficio dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza rispetto a quanto originariamente previsto dalla legge istitutiva (legge n. 112 del 2011);
sebbene sulla base della legge n. 149 del 2001 sia statuito il divieto di separare i figli dai genitori per motivi economici, sono, invece, sempre più numerosi i provvedimenti adottati per tali motivi, a giudizio degli interroganti scavalcando vieppiù l'interesse preminente del minore che viene trascurato al punto tale che la percentuale di minori di età compresa tra 0 e 2 anni affidati alle strutture si attesta al 61 per cento, un'alternativa che non tiene conto delle accertate conseguenze negative arrecate dalla mancanza di cure genitoriali allo sviluppo del minore, e, pertanto, suscettibile di legittime osservazioni relativamente agli effettivi beneficiari dei provvedimenti di affidamento in strutture;
sulla base delle dichiarazioni rese in data 13 febbraio 2014 dal vice ministro del lavoro Guerra in risposta all'interpellanza, la spesa sostenuta dallo Stato per ogni bambino è pari, come già indicato, a 79 euro giornalieri, pari a 2.370 euro mensili e 28.440 euro annui, per un totale complessivo di spesa pari a 560 milioni di euro, in netto contrasto con i circa 50 milioni di euro erogati a sostegno delle famiglie;
a parere degli interroganti, si evidenzia uno squilibrio abnorme, e del tutto ingiustificato, nella distribuzione dei fondi pubblici; destinare la quota annuale alle famiglie anziché alle strutture consentirebbe ai genitori di far fronte alle esigenze economiche ed evitare il trauma della separazione e dello smembramento della famiglia,
si chiede di sapere:
quali provvedimenti i Ministri in indirizzo intendano adottare per implementare e rafforzare le politiche di welfare e di sostegno alle famiglie al fine di ovviare alla forte discrepanza relativa ai consistenti fondi destinati alle strutture di accoglienza;
se il Ministro della giustizia non intenda attivarsi, nell'ambito delle proprie competenze, perché sia assicurato il rispetto delle discipline in materia di condizioni di incompatibilità all'esercizio dell'incarico di giudici onorari previste all'art. 7, punto 6, della circolare relativa alle nomine e status dei giudici onorari minorili per il triennio 2011-2013 disposta dal plenum del Consiglio superiore della magistratura del 14 maggio 2010;
quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di assicurare il rispetto dei principi di cui alla legge n. 184 del 1983, per evitare che si ripetano situazioni come quelle esposte in premessa;
quali provvedimenti intenda adottare nell'ambito delle proprie competenze per verificare la correttezza e la trasparenza di tutti gli operatori che partecipano all'intero iter procedurale dell'affidamento;
quali provvedimenti intendano intraprendere per garantire il fattivo esercizio dei poteri di vigilanza e controllo conferiti al Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, ed anche ai Garanti regionali come previsti dalla legge 12 luglio 2011, n.112;
se non ritengano, a fronte delle articolate e diverse normative regionali, di dover istituire un organo di coordinamento nazionale, che risolva tra l'altro, senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica e da individuare all'interno delle amministrazioni già esistenti, anche il problema del censimento delle strutture.