Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00209
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Atto n. 1-00209
Pubblicato il 6 novembre 2003
Seduta n. 484
MALABARBA, ACCIARINI, BARATELLA, DE PETRIS, DI SIENA, DONATI, IOVENE, MARITATI, RIGONI, RIPAMONTI, SODANO TOMMASO, TOIA.
Senato,
premesso che:
il 27 e 28 novembre 2003 si riuniranno a Padova i Ministri europei competenti in materia di alloggio, nell’ambito del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea, per discutere “la politica della casa e l’integrazione europea: problemi e prospettive”;
tale incontro assume una importanza rilevante vista la preoccupante situazione abitativa vissuta dai cittadini europei: circa 70 milioni di persone sono mal alloggiate, in coabitazione o in alloggi malsani, tra le quali oltre 3 milioni sono senzatetto (migranti, donne, anziani e giovani);
in Italia la situazione è la seguente:
lo stock abitativo in affitto risulta essere composto da circa 4 milioni di abitazioni, una delle quote più basse d’Europa, mentre il patrimonio di edilizia residenziale pubblica consiste in circa 800.000 alloggi: in Europa tale consistenza, ogni 100 famiglie, è la seguente: Gran Bretagna 26; Olanda 36; Francia 18; Germania 18; Austria 23; Danimarca 19; in Italia è 5, ovvero un terzo della media europea;
474.000 famiglie italiane a basso reddito (meno di 13.000 euro lordi/anno) sono costrette a versare oltre il 35 per cento del reddito per l’affitto, il 19 per cento delle famiglie italiane in affitto dispone di un reddito inferiore ai 10.000 euro/anno e il 37 per cento delle famiglie in affitto è costituito da anziani, il cui reddito è assicurato solo da pensione e il 29 per cento comprende almeno un disoccupato; la sofferenza abitativa nel nostro Paese si compone di altri dati drammatici; ad esempio: 1) esistono oltre 2.300.000 famiglie con redditi sotto il livello di povertà a fronte di una offerta di alloggi a canone sociale di circa 800.000 alloggi; 2) negli ultimi 10 anni la percentuale di giovani tra i 18 e i 34 anni che vivono con i genitori è aumentata del 7 per cento; 3) oltre 210.000 famiglie vivono in situazione di sovraffollamento;
il fenomeno dell’immigrazione, che rappresenta un dato strutturale, incrementa la richiesta abitativa, specialmente in affitto;
il sostegno diretto ai redditi medio – bassi con canoni insostenibili in Europa assume caratteri di rilievo mentre in Italia si assiste, a partire dalle ultime due leggi finanziarie, ad un sostanziale disimpegno e ad un decremento continuo del fondo sociale previsto dalla legge n. 431 del 1998; in particolare in Germania vengono sovvenzionate 3,8 milioni di famiglie in affitto con una spesa equivalente a oltre 3,3 milioni di euro, con una erogazione media di circa 850 euro per ogni famiglia; in Olanda le famiglie sovvenzionate sono circa un milione con una spesa equivalente a circa un milione di euro e una erogazione media di 1.100 euro; in Gran Bretagna vengono sovvenzionate 4,5 milioni di famiglie con una spesa annua pari a circa 11 milioni di euro; in Italia il cosiddetto fondo sociale sovvenziona circa 400.000 famiglie, con una spesa annua che è scesa dai 350 milioni di euro del 1999 ai 211 milioni di euro previsti dalla legge finanziaria per il 2003;
la legge n. 431 del 1998 è di fatto fallita in quanto non ha portato alcun beneficio al “raffreddamento” dei canoni di locazione privati; questo è in parte anche dovuto alla assoluta insufficienza dei fondi a sostegno delle detrazioni fiscali per proprietari e inquilini, che ha impedito lo sviluppo dei canoni concertati tra associazioni della proprietà e sindacati degli inquilini;
a tutt’oggi in Italia il 50 per cento dei contratti di locazione è extra legem, con una evasione fiscale pari a circa 7,5 milioni di euro all’anno;
in Italia, a causa delle forti perdite avvenute a livello finanziario per le società quotate in Borsa, si è creata una bolla speculativa nel mercato immobiliare che, da una parte, spinge molte grandi proprietà private verso le alienazioni, e dall’altra, visti i valori immobiliari, spinge nella disperazione decine di migliaia di famiglie; in questo caso eclatante è il caso di Roma, dove nel solo 2003 si sono avviate vendite da parte di grandi proprietà pubbliche e private per circa 70.000 alloggi, creando una situazione gravissima e insostenibile per l’Amministrazione comunale;
con la cartolarizzazione degli immobili degli enti previdenziali pubblici, prevista dalla legge n. 410/2001, in particolare con la seconda fase, denominata SCIP 2, si è assistito all’aumento fino al 60 per cento dei valori degli immobili e al peggioramento delle condizioni di vendita, tanto che stime sindacali affermano che potrebbe essere pari al 50 per cento il numero delle famiglie impossibilitate all’acquisto e, quindi, soggette in un prossimo futuro allo sfratto;
infine, nel nostro Paese assistiamo ad un drenaggio fiscale che colpisce in maniera iniqua i possessori di prima casa non di lusso, con una imposta comunale che sarebbe equo, per i soggetti citati, abolire;
la normativa comunitaria ha un peso crescente sulle politiche abitative (tassazione, appalti pubblici, qualità del prodotto, servizi di interesse generale, ecc.), considerando tuttavia la casa soltanto come merce, con un impatto controverso sul modello di coesione sociale su cui è fondata l’idea di Europa;
il rispetto dei criteri di convergenza dell’Unione europea, senza adeguati ammortizzatori comunitari, rischia di avere effetti negativi sulle politiche sociali nazionali e locali (privatizzazione del settore sociale, liberalizzazione del mercato locativo), in particolare su quelle abitative, con una conseguente precarizzazione abitativa;
mentre si accelera l’allargamento dell’Unione europea e la sua unificazione politica, il decentramento amministrativo scarica le politiche abitative sugli enti locali e il volontariato che, con risorse decrescenti e spesso in maniera impropria, sono costretti a farsi carico del problema dei senzatetto;
il Parlamento europeo ha più volte sottolineato la necessità di inserire il diritto alla casa nella normativa e nelle politiche della Unione europea:
(giugno 1987): “... che il diritto ad abitare sia garantito da testi legislativi, che gli Stati membri lo riconoscano come diritto fondamentale”;
(maggio 1996): “... invita l’Unione europea a incorporare immediatamente il diritto alla casa in tutti i Trattati e le Carte che regolano le attività e gli obbiettivi dell’Unione europea”;
(maggio 1997): “... invita l’Unione europea a includere il diritto alla casa nei Trattati e nella Conferenza intergovernativa”;
l’accesso alla casa è uno degli otto obbiettivi prioritari del Piano di Azione contro la povertà dell’Unione europea;
nonostante ciò la bozza della futura Costituzione europea prevede un mero “diritto all’assistenza alloggiativa” che, se approvata, segnerebbe un passo indietro rispetto al diritto alla casa già riconosciuto dalla Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e dalla legislazione di numerosi paesi europei;
questo mancato riconoscimento europeo della casa come diritto è incoerente ed escluderebbe una esplicita competenza dell’Unione europea dall’accesso ai Fondi strutturali in materia di politiche abitative;
le reti europee attive sulla questione abitativa, dal Forum Europeo per la Casa, ad Habitat International Coalition, all’Alleanza Internazionale degli Abitanti, sono mobilitate in vista dell’incontro dei Ministri europei competenti in materia di alloggio al fine di sostenere un approccio europeo coerente con tali premesse ed efficace nella risoluzione della questione abitativa,
impegna il Governo:
a destinare almeno l’1% del bilancio dello Stato del 2004 a politiche abitative sociali pubbliche (acquisto, recupero, costruzione, fondo sociale);
nell’ambito della Conferenza intergovernativa, a proporre di includere il diritto alla casa nella futura Costituzione europea e la questione abitativa nel Trattato dell’Unione europea;
ad intervenire all’incontro dei Ministri competenti in materia di alloggio in questione per chiedere di coordinare le rispettive politiche nazionali in maniera efficace e coerente all’obiettivo di rafforzare la coesione sociale nell’Unione europea attraverso:
normative comuni che garantiscano un alloggio adeguato e la sicurezza abitativa per tutti, introducendo nuove salvaguardie pubbliche nei contratti locativi e nell’accesso alla proprietà, eliminando lo sfratto senza rialloggio adeguato e prevedendo che il costo-casa non possa superare una certa percentuale sul reddito;
la moratoria di due anni nei processi di privatizzazione del settore abitativo e di liberalizzazione del mercato locativo per studiare gli effetti prodotti e le possibili alternative;
lo sviluppo di un nuovo tipo di edilizia sociale pubblica, attento alla multiculturalità e ai problemi dell’esclusione sociale, in collaborazione tra enti locali e società civile;
il finanziamento di politiche abitative pubbliche anche con l’istituzione di un apposito Fondo Europeo per il Diritto alla Casa (risanamento, costruzione) finanziato con i Fondi strutturali ed integrati da una tassa europea sugli immobili sfitti senza necessità;
il sostegno all’incremento degli investimenti pubblici nel settore residenziale sociale anche attraverso la loro non contabilizzazione nei bilanci nazionali ai fini dei parametri previsti dai criteri di convergenza dell’Unione europea;
a stabilire, assieme agli altri Ministri competenti, al Parlamento e alla Commissione europea, un tavolo di confronto europeo permanente sulla questione casa:
incontrando i rappresentanti delle reti europee impegnate sulla questione abitativa nel corso dell’incontro di Padova;
promuovendo, entro sei mesi dall’approvazione della presente mozione, la prima Conferenza europea sulle politiche abitative, che veda la presenza dei governi e delle istituzioni dell’Unione europea, dei gestori di edilizia sociale, degli enti locali, dei sindacati degli inquilini, delle organizzazioni non governative, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, delle associazioni di volontariato e dei movimenti di base.