Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02272

Atto n. 4-02272

Pubblicato il 4 giugno 2014, nella seduta n. 254

AIROLA , GIROTTO , CIAMPOLILLO , CAPPELLETTI , PETROCELLI , FUCKSIA , PUGLIA , SERRA , SANTANGELO , BERTOROTTA , MONTEVECCHI , TAVERNA , MORONESE , CASTALDI - Al Ministro dello sviluppo economico. -

Premesso che:

secondo quanto stabilito dal decreto legislativo n. 177 del 2005 (meglio noto come testo unico della radiotelevisione), il servizio pubblico generale radiotelevisivo è affidato per concessione a una società per azioni che lo svolge sulla base di un contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, assolvendo a tutti i compiti di informazione e di diffusione specificati all'articolo 45 del suddetto testo;

affinché tutto questo sia garantito, il decreto legislativo, all'art. 47, comma 3, prevede che "entro il mese di novembre di ciascun anno, il Ministro delle comunicazioni, con proprio decreto, stabilisce l'ammontare del canone di abbonamento in vigore dal 1º gennaio dell'anno successivo, in misura tale da consentire alla società concessionaria della fornitura del servizio di coprire i costi che prevedibilmente verranno sostenuti in tale anno per adempiere gli specifici obblighi di servizio pubblico generale radiotelevisivo affidati a tale società, come desumibili dall'ultimo bilancio trasmesso, prendendo anche in considerazione il tasso di inflazione programmato e le esigenze di sviluppo tecnologico delle imprese. La ripartizione del gettito del canone dovrà essere operata con riferimento anche all'articolazione territoriale delle reti nazionali per assicurarne l'autonomia economica";

al fine di stabilire l'entità del finanziamento statale, lo stesso articolo 47, al comma 1, prevede che la società concessionaria predisponga il bilancio di esercizio indicando in una contabilità separata i ricavi derivanti dal gettito del canone e gli oneri sostenuti nell'anno solare precedente per la fornitura del servizio, sulla base di uno schema approvato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, "imputando o attribuendo i costi sulla base di principi di contabilità applicati in modo coerente e obiettivamente giustificati e definendo con chiarezza i principi di contabilità analitica secondo cui vengono tenuti conti separati";

per un maggiore controllo, si stabilisce peraltro che tale contabilità separata sia soggetta "a controllo da parte di una società di revisione, nominata dalla società concessionaria e scelta dall'Autorità tra quante risultano iscritte all'apposito albo tenuto presso la Commissione nazionale per le società e la borsa" (art. 47, comma 2);

secondo quanto evidenziato da diversi articoli di stampa ("La Notizia Giornale") e dall'associazione "Articolo 21" in data 5 maggio 2014, il Ministero dello sviluppo economico avrebbe contratto con la Rai negli anni un debito per l'espletamento del servizio pubblico radiotelevisivo ammontante a oltre 2 miliardi di euro;

al riguardo risulta agli interroganti che nel corso del 2011 il precedente consiglio di amministrazione della Rai ha anche inviato al Ministero un atto di diffida di pagamento del debito certificato dal modello di contabilità separata approvato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (secondo quanto stabilito dal già menzionato art. 47, comma 1), a titolo di corrispettivo per l'espletamento del servizio pubblico radiotelevisivo reso, come da attestazione della società di revisione nominata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni stessa. Il debito da sottocompensazione dei finanziamenti, dovuto per legge a fronte dei servizi resi imposti dal ricordato art. 45 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, ammonta a circa 300 milioni di euro annui;

secondo quanto denunciato dagli organi di stampa, l'applicazione delle risultanze da modello di separazione contabile dal 2005 sino al 2009, periodo di riferimento della diffida, ha reso evidente un rilevante scostamento tra l'ammontare dei costi di servizio pubblico e le risorse pubbliche effettivamente destinate alla Rai, per un totale di 1.348,9 milioni euro;

nonostante tutto questo e a fronte della già ricordata diffida, il Governo non ha mai adempiuto al pagamento e neppure ha dato il dovuto riscontro, sebbene la legge disponga a carico dell'Esecutivo l'obbligo di copertura integrale dei costi indipendentemente dalla misura annuale del canone riversato alla Rai;

a parere degli interroganti, con il decreto-legge n. 66 del 2014 ("decreto Irpef") il Governo, aggravando la sua posizione debitoria nei confronti della Rai, non solo non adotta misure per compensare i crediti nel tempo maturati dalla concessionaria pubblica, ma impone un ulteriore peso di ben 150 milioni di euro secondo quanto stabilito dall'articolo 21, comma 4, del ricordato decreto-legge, secondo cui: "le somme da riversare alla concessionaria del servizio pubblico (…) sono ridotte per l'anno 2014 di euro 150 milioni";

secondo quanto denunciato in una missiva del consigliere anziano del consiglio di amministrazione Rai, Guglielmo Rositani, inviata a tutti i parlamentari della Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi nonché agli organi di vertice della stessa azienda, sul decreto-legge in questione si aprirebbero seri profili di illegittimità anche perché tale riduzione di 150 milioni di euro di finanziamento pubblico "non potrebbe effettivamente avvenire perché già la Rai, grazie alla contabilità separata prevista dai Commi 1 e 2 dell'art. 47 dello stesso Testo Unico, è creditrice nei confronti del Governo di circa 2 miliardi e 500 milioni di euro per mancati rimborsi";

a parere degli interroganti, quand'anche il prelievo forzoso fosse imposto dall'ingerenza del Governo, dovrebbe incidere sulle somme dovute e non versate, a computo del credito maturato dalla Rai, riducendo di pari importo (150 milioni di euro) le somme dovute a Rai per l'espletamento del servizio pubblico radiotelevisivo privo di controprestazione economica, secondo le attestazioni del modello di contabilità separata previsto dall'art. 47 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle vicende esposte e, nel caso, se sia stato dato seguito alla citata diffida e di conseguenza quale sia stata la risposta del Ministero qualora si sia espresso a riguardo;

quali azioni intenda promuovere al fine di estinguere il debito contratto con la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, in modo da dare seguito a quanto previsto dai commi 1, 2, 3 dell'articolo 47 del decreto legislativo n. 177 del 2005;

se non ritenga opportuno, considerato l'intransigente rifiuto del Governo di fare un passo indietro sui 150 milioni, ribadita anche in audizione in Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi dal Viceministro dell'economia e delle finanze Enrico Morando il 14 maggio 2014, incidere sulle somme ancora dovute e non su quelle versate o ancora da versare a computo del credito maturato dalla Rai, riducendo dunque di 150 milioni di euro le somme che la concessionaria ancora avanza per l'espletamento del servizio pubblico radiotelevisivo.