Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02249
Azioni disponibili
Atto n. 4-02249
Pubblicato il 27 maggio 2014, nella seduta n. 248
CARIDI - Al Ministro dello sviluppo economico. -
Premesso che:
la rete distributiva carburanti italiana è caratterizzata ormai da decenni da un numero eccessivo di impianti (circa 23.000 punti vendita) rispetto agli altri Paesi europei con consumi comparabili ai nostri (Francia quasi 12.000, Spagna oltre 10.000, Gran Bretagna quasi 9.000 e Germania quasi 15.000), ingiustificato anche tenendo conto della particolare morfologia del nostro territorio, del grado di urbanizzazione nonché del tipo di mobilità che ci contraddistingue;
tale eccesso di impianti ha determinato una situazione con bassi volumi di vendita dei carburanti per impianto (1,2 milioni di litri rispetto ad un erogato medio europeo di quasi 3 milioni) a cui è associato anche uno scarso sviluppo di attività collaterali (rivendita dei generi di monopolio, bar, giornali), che rappresentano invece per gli altri Paesi europei il 70 per cento dei ricavi dei punti vendita;
quella attuale è quindi la fotografia di una rete complessivamente poco efficiente ed economicamente non sostenibile per gli operatori e per gli stessi consumatori;
il 51 per cento dei punti vendita è di proprietà di aziende petrolifere operanti in Italia o in Europa anche nel settore della logistica e/o della raffinazione, mentre il restante 49 per cento è di proprietà di operatori di dimensioni piccoli e medie, di cui circa il 20 per cento espone presso gli impianti marchi propri non legati alle aziende petrolifere;
negli ultimi anni si è registrato un costante calo dei consumi (con una diminuzione del 18,6 per cento dal 2008) dei prodotti per autotrazione, dovuto non solo al calo del PIL ma anche all'aumento del prezzo dei carburanti a cui l'imposizione fiscale, prima in Europa, ha contribuito in modo determinante, con un aumento di IVA e accise dal 2011 ad oggi di oltre 22 centesimi al litro sulla benzina e di 25 centesimi al litro sul gasolio;
il calo dei consumi ha reso ancora più inefficiente la rete, producendo un sistema distributivo non più sostenibile non solo per i titolari di impianti ma anche per i gestori e per i consumatori; una situazione che rischia di non assicurare le necessarie garanzie in termini di qualità, di legalità, di sicurezza, di rispetto dell'ambiente e di continuità del servizio;
considerato che:
in tale contesto continuano ad essere attivi impianti classificati, già nel 1998, incompatibili con la sicurezza stradale sulla base del decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, volto a razionalizzare la rete distributiva carburanti. Impianti che dovrebbero essere chiusi o adeguati da più di 15 anni e su cui più volte si è intervenuti senza successo (art. 28 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, come modificato dall'art. 17 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27);
gli impianti incompatibili con le norme di sicurezza stradale, spesso sul marciapiede e per i quali il rifornimento dell'utenza e dell'impianto stesso avviene sulla carreggiata stradale, oltre a rappresentare punti di pericolo riducono l'efficienza del sistema e non hanno alcuna prospettiva di sviluppo in una logica europea di alta erogazione e di diffusione di attività collaterali;
solo il 15 per cento dei pagamenti presso gli impianti di distribuzione carburanti viene effettuato tramite moneta elettronica, mentre il restante, pari a 50 miliardi di euro l'anno, viene effettuato in contanti, esponendo in questo modo la rete distributiva non solo a frequenti rapine, ma anche a diventare un settore di sicuro interesse per infiltrazioni della criminalità organizzata;
dal 1990 è previsto un indennizzo specifico per i gestori degli impianti oggetto di chiusura per razionalizzazione, finanziato interamente ed esclusivamente dal settore;
per gli anni 2012-2014 è stato previsto dall'art. 28 del citato decreto-legge 6 luglio 2011 un indennizzo, sempre a esclusivo carico del settore, anche per i titolari degli impianti, quale contributo ai costi di smantellamento e bonifica degli impianti stessi, misura, peraltro non ancora operativa, che, contribuendo ai costi di uscita dal mercato dovrebbe incentivare un avvio del processo di chiusura;
nello schema di disegno di legge "recante misure di semplificazione per l'avvio delle attività economiche, per i finanziamenti ed agevolazioni alle imprese", approvato dal Consiglio dei ministri il 13 dicembre 2013 e non ancora trasmesso al Parlamento, erano state individuate prime misure concrete per la chiusura degli impianti insicuri e di quelli inefficienti, senza alcun onere per lo Stato,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei motivi per cui non è stato trasmesso al Parlamento tale schema di disegno di legge e quali impedimenti ci siano stati alla riproposizione di tali misure in altri provvedimenti, consentendo così di avviare un processo volto a configurare una rete di distribuzione dei carburanti competitiva che garantisca al contempo un adeguato livello del servizio, diffuso su tutto il territorio, una maggiore sostenibilità per tutti i soggetti economici coinvolti nonché vantaggi alla collettività in termini di sicurezza, di decoro urbano e di rispetto dell'ambiente.