Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02197
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Atto n. 4-02197
Pubblicato il 14 maggio 2014, nella seduta n. 246
DE CRISTOFARO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -
Premesso che:
in data 14 febbraio 2014 il Presidente del Consiglio dei ministri ha firmato la direttiva che stabilisce definitivamente la nuova zona rossa per l'area vesuviana, cioè l'area da evacuare in via cautelativa in caso di ripresa dell'attività eruttiva, e individua i nuovi gemellaggi tra i Comuni della zona rossa e le Regioni e le Province autonome che accoglierebbero la popolazione evacuata;
a differenza di quella individuata nel piano del 2001, la nuova zona rossa comprende, oltre a un'area esposta all'invasione di flussi piroclastici (zona rossa 1), anche un'area soggetta ad elevato rischio di crollo delle coperture degli edifici per l'accumulo di depositi piroclastici (zona rossa 2);
l'area da evacuare preventivamente è stata individuata sulla base del documento elaborato dal gruppo di lavoro "Scenari e livelli d'allerta" della commissione nazionale, istituita nel 2003, per provvedere all'aggiornamento dei piani di emergenza per l'area vesuviana e flegrea. Questo studio ha rappresentato il punto di partenza per una revisione completa del piano di emergenza per il Vesuvio;
la direttiva prevede inoltre che, entro 45 giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, d'intesa con la Regione Campania e sentita la Conferenza unificata, dia indicazioni alle componenti e strutture operative per aggiornare le pianificazioni di emergenza in caso di evacuazione della zona rossa, che avranno 4 mesi di tempo per l'aggiornamento;
considerato che:
molti studiosi ritengono che il livello di potenza dell'eruzione su cui è stato tarato il piano sia sottostimato; il piano sarebbe dunque inadeguato a fronteggiare gli effetti disastrosi di un'eruzione più potente;
stando al piano, la zona gialla dovrebbe essere evacuata soltanto ad eruzione iniziata, con il flusso degli spostamenti già gravemente compromesso dalla ricaduta di uno spesso strato di ceneri;
gli stessi gemellaggi sarebbero stati gestiti in modo troppo generico, poiché indicano meramente le regioni di destinazione senza aver ancora stabilito comuni e strutture ricettive;
il piano prevede che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si impegni, attraverso pubblicazioni informative, nell'attività di formazione degli studenti delle aree interessate; inoltre, le popolazioni dovrebbero essere oggetto di campagne permanenti di sensibilizzazione rispetto al rischio vulcanico;
inoltre, la Regione Campania ha stanziato 14 milioni di euro per i Comuni e un milione di euro per le Province per interventi finalizzati alla definizione di un piano di protezione civile. Il bando prevede che i Comuni tra i 5 ed i 20.000 abitanti e quelli tra i 20 ed i 50.000 abitanti (la maggior parte di quelli ad est del Vesuvio) possano ricevere rispettivamente un finanziamento da 30.000 fino a 75.000 euro, finalizzato all'aggiornamento dei piani di emergenza comunali o comprensoriali, alla diffusione delle informazioni ed al rafforzamento dei sistemi di gestione delle emergenze;
rilevato che:
si ritiene che i piani redatti da diversi Comuni senza tavoli di confronto corrano il rischio di essere disomogenei; sarebbe opportuna, quantomeno, una regia intercomunale che uniformi le proposte;
predisporre un piano di emergenza richiede elevate competenze specialistiche che coinvolgono professionalità specifiche come geologi e vulcanologi;
si presuppone che i Comuni non dispongano di tali professionalità e che sia pertanto imprescindibile il coinvolgimento del Dipartimento della protezione civile nazionale che dispone di specialisti e di competenze,
si chiede di sapere:
se il Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri si sia attivato per dare le indicazioni alle componenti e strutture operative che devono aggiornare le pianificazioni di emergenza in caso di evacuazione, come previsto dalla direttiva del 14 febbraio 2014;
se il Presidente del Consiglio dei ministri, preso atto delle criticità sopraelencate relative al piano di emergenza per il Vesuvio, non intenda attivarsi al fine di rivedere il piano nel suo complesso, per minimizzare il rischio umano, innanzitutto, e per prevenire il più possibile i danni che potrebbero derivare da una possibile eruzione.