Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02078
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Atto n. 4-02078
Pubblicato il 16 aprile 2014, nella seduta n. 231
ICHINO , DE BIASI , ROMANO , DALLA ZUANNA , PUPPATO , FUCKSIA - Al Ministro della salute. -
Premesso che:
la sindrome della morte improvvisa del lattante (sudden infant death syndrome o SIDS), più comunemente nota come "morte in culla", è un fenomeno che non trova ancora un'esauriente spiegazione scientifica;
la sindrome si manifesta provocando la morte improvvisa e inaspettata di un lattante apparentemente sano, morte che resta non spiegata anche dopo l'autopsia;
colpisce i bambini nel primo anno di vita ed è a tutt'oggi la prima causa di morte dei bambini nati sani;
la morte in culla colpisce il bambino entro il primo anno di vita, con un picco massimo tra il secondo e il quarto mese;
sono stati effettuati studi epidemiologici che hanno rilevato l'esistenza di alcuni fattori di rischio prevenibili e di altri non prevenibili; nessuno di questi è però causa specifica della SIDS;
ha un'incidenza stimata, per similitudine con altri Stati occidentali, che oscilla tra lo 0,7 e l'1 per 1.000;
in Italia ogni anno si riscontrano circa 300 casi di SIDS;
l'incidenza della morte fetale inaspettata nei Paesi occidentali è di circa una su 150 gravidanze secondo i dati del rapporto del 2006 "Neonatal and perinatal mortality: country, regional and global estimates" dell'Organizzazione mondiale della sanità;
secondo molte istituzioni, il 50-75 per cento delle morti fetali risulta inspiegabile a causa della mancanza di un protocollo standard di indagine post mortem, specie in neuropatologia;
la morte fetale inaspettata ed inspiegabile, dopo la venticinquesima settimana di gestazione, è quindi la singola causa di decesso più frequente nel periodo perinatale. La sua incidenza è circa 10 volte superiore a quella della SIDS;
recenti risultati della ricerca svolta nel centro di ricerca "Lino Rossi" per lo studio e la prevenzione della morte inaspettata perinatale e della SIDS dell'università degli studi di Milano hanno contribuito ad identificare la natura e la localizzazione delle lesioni responsabili di tali patologie;
si tratta di anomalie congenite del tronco cerebrale, sede della regolazione reflessogena delle attività vitali (specie cardio-respiratorie), e del sistema di conduzione cardiaco, ossia della centralina elettrica del cuore;
i fattori di rischio determinanti sono rappresentati dal fumo di sigaretta materno (i cui effetti altamente lesivi sono incrementati dall'azione sinergica degli inquinanti atmosferici), da altre droghe, dall'alcolismo materno e da farmaci per lo più sedativi;
la legge 2 febbraio 2006, n. 31, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 10 febbraio 2006, n. 34, recante "Disciplina del riscontro diagnostico sulle vittime della sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) e di morte inaspettata del feto", costituisce un importante intervento legislativo-sanitario, al fine di prevenire e ridurre la mortalità fetale e in culla, che rappresenta uno dei maggiori problemi socio-sanitari e scientifici della medicina moderna ancora irrisolti;
ai sensi del comma 2 dell'articolo 1 il riscontro diagnostico deve essere effettuato "secondo il protocollo diagnostico predisposto dalla prima cattedra dell'Istituto di anatomia patologica dell'Università di Milano", il quale mira a individuare alterazioni congenite del sistema nervoso autonomo e del sistema di conduzione cardiaco, che costituiscono, secondo dati recenti della letteratura scientifica, la causa più comune di tali patologie;
al fine di consentire agli istituti e ai servizi di anatomia patologica tali valutazioni fondamentali, che solitamente vengono omesse, il comma 3 dell'articolo 4 prevede l'attivazione di programmi di formazione continua in medicina, di cui all'articolo 16-bis del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, rivolti anche a ostetrici, ginecologi, pediatri, neonatologi, anatomopatologi, istologi, medici di base e personale infermieristico;
lo stesso articolo 4, lettera a), comma 1, della legge n. 31 prevede la promozione di campagne di sensibilizzazione e di prevenzione per garantire una corretta informazione sulle problematiche connesse alla SIDS e ai casi di morte del feto senza causa apparente;
considerato che:
l'articolo 3 prevede che i risultati delle indagini svolte, relative al riscontro diagnostico, siano comunicati dai centri autorizzati alla prima cattedra dell'Istituto di anatomia patologica dell'università di Milano, che "nel rispetto delle regole sul trattamento dei dati personali, provvede a istituire una banca dati nazionale e a trasmettere i dati così raccolti alla regione competente per territorio, ai medici curanti e ai parenti delle vittime";
l'apposita banca dati risulta già predisposta presso l'Istituto dell'università di Milano, sede del centro di ricerca "Lino Rossi";
un decreto ministeriale del 12 dicembre 2007, in applicazione dell'art. 2 della legge n. 31 del 2006, definisce i criteri per l'individuazione e l'autorizzazione da parte delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano di centri scientifici, a livello universitario od ospedaliero, idonei a svolgere nel proprio territorio le funzioni dei centri di riferimento per il riscontro diagnostico dei lattanti deceduti improvvisamente senza causa apparente entro un anno di vita e dei feti deceduti senza causa apparente dopo la venticinquesima settimana di gestazione;
il Ministero della salute nel novembre 2009 ha accolto la richiesta avanzata il 3 aprile dello stesso anno dal direttore del dipartimento di Scienze chirurgiche ricostruttive e diagnostiche dell'università di Milano, cui il centro "Lino Rossi" afferiva, di riconoscere il centro medesimo, in quanto centro di riferimento nazionale per l'applicazione della nuova disciplina della materia, quale destinatario dei fondi previsti dalla legge n. 31;
tuttavia la legge a tutt'oggi, a quasi 8 anni dalla sua approvazione, è applicata soltanto dalla Provincia autonoma di Trento e dagli ospedali di Lecco, Merate, Crema, Piacenza e Modena;
il 9 dicembre 2013 l'assessore per la sanità della Regione Lombardia Mantovani ha dichiarato, davanti alla Commissione Sanità del Consiglio regionale, che il protocollo diagnostico predisposto dalla prima cattedra dell'Istituto di anatomia patologica dell'università di Milano sarebbe stato "bocciato" dal Consiglio superiore di sanità,
si chiede di sapere:
con quale atto sia avvenuta la pretesa "bocciatura" e quali ne siano le motivazioni;
se e da chi sia stata predisposta una nuova formulazione del protocollo diagnostico;
quali siano le Regioni che hanno individuato i centri di riferimento a norma del decreto ministeriale del 12 dicembre 2007;
se e quali misure il Ministro in indirizzo ritenga necessario porre in essere al fine di garantire una corretta attuazione di quanto previsto dalla legge 2 febbraio 2006, n. 31;
in particolare, quali interventi intenda attuare per evitare la dispersione del patrimonio scientifico culturale del centro "Lino Rossi";
se infine non ritenga che esso possa essere valorizzato come ente di riferimento nazionale per tutti i presidi sanitari.