Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-01955

Atto n. 4-01955

Pubblicato il 27 marzo 2014, nella seduta n. 218
Risposta pubblicata

GIROTTO , CASTALDI , LUCIDI , BERTOROTTA , MANGILI , TAVERNA , FUCKSIA , PAGLINI , MORRA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -

Premesso che:

la legislazione italiana riconosce quali siti d'interesse nazionale (SIN) quelle aree in cui l'inquinamento di suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee è talmente esteso e grave da costituire un serio pericolo per la salute pubblica e per l'ambiente naturale;

la gravità dei fenomeni degenerativi, concernenti l'inquinamento dei SIN, sono così rilevanti dal punto di vista ambientale, sanitario e socioeconomico da avere determinato lo stanziamento, nel corso degli anni, da parte dei vari Governi, di specifici fondi per la loro messa in sicurezza e la loro bonifica;

il progetto "Sentieri", coordinato dall'Istituto superiore di sanità, conclusosi nel 2011 e in corso di aggiornamento, ha realizzato il profilo sanitario delle popolazioni residenti in 44 SIN, facendo emergere dati drammatici per la salute dei cittadini, tipologicamente caratterizzati dall'eccesso di tumori della pleura nei SIN con presenza di amianto (Balangero, Casale Monferrato, Broni, Bari-Fibronit e Biancavilla) e con amianto tra gli inquinanti presenti (Pitelli, Massa Carrara, Priolo e litorale vesuviano). Vengono inoltre evidenziati gli incrementi di mortalità per tumore o per malattie dell'apparato respiratorio legate alle emissioni degli impianti petroliferi, petrolchimici, siderurgici e metallurgici (Gela, Porto Torres, Taranto e nel Sulcis in Sardegna) nonché di malattie neurologiche da esposizione a metalli pesanti e solventi organo-alogenati (Trento nord, Grado e Marano e nel basso bacino del fiume Chienti);

secondo gli studi e le analisi dell'Istituto superiore di sanità, come conseguenza dei fenomeni di inquinamento sono decedute oltre 10.000 persone;

negli ultimi anni le bonifiche sono state protagoniste di un vero e proprio business spesso gestito dalle organizzazioni criminali; in questa direzione numerose sono state le indagini e le relative condanne inflitte ai responsabili dell'inquinamento di aree quali, ad esempio, dell'ex Sisas di Pioltello Rodano (Milano);

per gli interventi di bonifica sono state utilizzate ingenti somme destinate ad attività di caratterizzazione, di progettazione e di verifica senza che ciò comportasse il recupero effettivo delle aree inquinate e la restituzione delle stesse ad altri usi;

la stessa Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, nella relazione sulle bonifiche dei siti contaminati in Italia (approvata in data 12 dicembre 2012) analizza le gravi lacune della gestione delle bonifiche sottolineando che "il settore bonifiche, almeno fino ad oggi è stato fallimentare e i dati positivi rappresentati alla Commissione dall'ex ministro Prestigiacomo paiono del tutto inconsistenti (...) le 1200 conferenze di servizi e i 16.000 elaborati progettuali richiamati dall'onorevole Prestigiacomo nel corso di un'audizione, come espressione dell'intensa attività profusa dal Ministero e dagli altri enti, non sono altro che la dimostrazione di quanto possa rivelarsi nei fatti inutile il continuo scambio di carte e di pareri, di richieste e prescrizioni, di deduzioni e controdeduzioni, laddove non siano seguiti da attività di bonifica e da un avanzamento sostanziale delle procedure";

a parere degli interroganti, altrettanto inutili e incomprensibili possono essere considerati i recenti tentativi di semplificazione delle procedure di bonifica, ad esclusivo vantaggio degli inquinatori;

considerato che:

dal 2001 al 2012 sono stati impegnati 3,6 miliardi di euro di investimenti, tra denaro pubblico (1,9 miliardi di euro, pari al 52,5 per cento del totale) e progetti approvati di iniziativa privata (1,7 miliardi di euro, pari al 47,5 per cento del totale);

solo in 11 SIN è stato presentato il 100 per cento dei piani di caratterizzazione previsti e anche per i progetti di bonifica presentati e approvati emerge un forte ritardo: solo in 3 SIN è stato approvato il 100 per cento dei progetti di bonifica previsti;

sono soltanto 254 i progetti di bonifica di suoli o falde con decreto di approvazione su migliaia di elaborati presentati. In violazione del principio "chi inquina paga", i costi delle bonifiche sono sempre meno a carico del responsabile del danno e sempre più addebitati alla pubblica amministrazione;

la delibera CIPE del 21 dicembre 2007, relativa all'attuazione della politica regionale riassunta nel quadro strategico nazionale (QSN) 2007-2013, assegnava risorse pari a 3.009 milioni di euro (2.149,269 per il Mezzogiorno, 409,731 per le priorità 3 del QSN e 450 al Centro-Nord, riparto aggiuntivo del Fondo per le aree sottoutilizzate, FAS, di cui alla legge n. 296 del 2006, art. 1, comma 863), importi a cui si aggiungono stanziamenti regionali;

la responsabilità del progetto strategico speciale (PSS) venne attribuita al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

nel marzo 2008, è stato reso noto il programma straordinario nazionale per il recupero economico produttivo di siti industriali inquinati, denominato Progetto strategico speciale per il Mezzogiorno e il Centro-Nord, finanziato con risorse a valere sul FAS;

nel luglio 2009 fu determinato uno stanziamento ridotto per il PSS, stabilito in circa 1,7 miliardi di euro (1.698 milioni) per il triennio 2010-2012, destinato alla bonifica e al ripristino dei siti inquinati previsti dal Documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef) 2010-2013. Si legge che in adempimento a precisi obblighi di legge è ''necessario finanziare adeguatamente gli accordi di programma già sottoscritti per la bonifica e il ripristino ambientale dei 57 siti di interesse nazionale (Sin) inquinati'';

alcune delle risorse predette sono state riassegnate con la delibera Cipe del 3 agosto 2012, n. 87;

considerato che:

l'obiettivo del PSS è riconducibile alle priorità del programma comunitario 2007-2013 indicate nel documento linee guida comunitarie strategiche per la coesione, l'ambiente e il lavoro (2005) che rilancia la sinergia fra dinamica economica positiva e tutela ambientale;

tra gli interventi di alta priorità ambientale nelle regioni del Sud e Isole, sono stanziati per le bonifiche circa 423 milioni di euro su un totale di 1.060 miliardi di euro del Fondo di sviluppo e coesione (FSC, ex FAS);

secondo la relazione del Ministro per la coesione territoriale, presentata nel febbraio 2014, nel successivo mese di marzo "andrà presentata al CIPE, su proposta del Ministro della coesione territoriale, l'allocazione programmatica dell'80 per cento delle risorse relative al Fondo sviluppo e coesione come previsto dall'art. 5, comma 5, del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88 e dalla legge di stabilità per il 2014 che ha ridefinito la dotazione finanziaria per il nuovo ciclo settennale di programmazione in 54,81 miliardi e ha delineato gli aspetti fondamentali per le procedure e l'impiego delle risorse. La presentazione di tale allocazione va accompagnata da un documento di indirizzo strategico che definisce gli obiettivi e i criteri di utilizzazione delle risorse stanziate, le finalità specifiche da perseguire, il riparto delle risorse tra le priorità e le diverse macroaree, nonché l'identificazione delle Amministrazioni attuatrici. Le procedure per la realizzazione di tali adempimenti sono state già avviate. La programmazione delle risorse in coordinamento con i fondi richiede particolare attenzione anche al fine di evitare che vengano presentate opere infrastrutturali (ferrovie, strade, porti, aeroporti, rete digitale, rischio idrogeologico, bonifiche, eccetera) al di fuori di una visione programmatica, di una chiara strategia e di un coordinamento con i fondi strutturali per affrontare coerentemente i problemi della coesione territoriale e del Mezzogiorno; o che l'uso di queste risorse sia disperso per spesa corrente";

nella visione programmatica, per le opere infrastrutturali, non possono non rientrare le bonifiche;

la Commissione europea, rispetto alle nuove modalità di programmazione dei fondi strutturali determinate nell'accordo di partenariato 2014-2020, ha avanzato una lunga serie di raccomandazioni rispetto alla proposta del Governo italiano del dicembre 2013, nel quadro della legislazione adottata dall'Unione europea per il periodo di programmazione 2014-2020 e tenuto conto delle raccomandazioni specifiche sul programma nazionale di riforma del 2013 dell'Italia adottate dal Consiglio il 9 luglio 2013, della relativa analisi di sostegno (SWD 2013/362 del 29 maggio 2013) e del "Position Paper" dei servizi della Commissione sulla preparazione dell'accordo di partenariato e i programmi in Italia per il periodo 2014-2020;

rispetto alle Linee di indirizzo strategico presentate dal Governo italiano, obiettivo tematico 6 - tutela dell'ambiente e valorizzazione delle risorse culturali e ambientali, la Commissione europea ha osservato che per quanto riguarda la bonifica di aree contaminate, è necessario specificare a quali condizioni tali investimenti saranno finanziati anche per evitare i problemi di attuazione incontrati in passato, cioè il rigoroso rispetto del principio "chi inquina paga", interventi solo su aree pubbliche o terreni espropriati, conformità con le priorità fissate nei piani settoriali, collegamento a progetti di sviluppo e rilancio delle aree;

entro marzo 2014, secondo le dichiarazioni del Ministro pro tempore per la coesione territoriale, occorre rendere operativa l'Agenzia per la coesione territoriale;

i fondi disponibili nel periodo 2014-2020 ammontano a 60 miliardi di euro, ai quali andrebbero aggiunti quelli del FSC se rifinanziato,

si chiede di sapere:

se il Governo, nel documento di indirizzo strategico da presentare al CIPE per la riallocazione delle residue risorse da riprogrammare, nella definizione degli obiettivi e dei criteri di utilizzazione delle risorse stanziate, delle finalità specifiche da perseguire, del riparto delle risorse tra le priorità e le diverse macroaree, intenda privilegiare la risoluzione dei problemi collegati al ritardo nell'attuazione delle bonifiche dei siti SIN;

quante risorse intenda destinare alla bonifica ed al recupero dei siti inquinati nell'ambito dell'allocazione programmatica citata;

se, nel rigoroso rispetto del principio "chi inquina paga", laddove risultino garantite ex ante le condizioni di fattibilità tecnica ed economica, interverrà, e con quali modalità, sul recupero dei siti inquinati al fine di arginare i rischi per la salute pubblica e incentivarne il riutilizzo per finalità produttive favorendo pertanto la crescita occupazionale e riducendo il consumo di suolo.