Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-01340

Atto n. 4-01340

Pubblicato il 11 dicembre 2013, nella seduta n. 149

BUEMI , NENCINI , LONGO Fausto Guilherme - Al Ministro dell'interno. -

Premesso che:

la tematica dell'identificabilità delle forze di polizia in servizio di ordine pubblico è assai controversa: la riconoscibilità delle forze dell'ordine, con una matricola identificativa o addirittura con nome e cognome sulla divisa, fu richiesta da una petizione rilanciata da "MicroMega", oltre un anno fa, e lo stesso Ministro dell'interno pro tempore Cancellieri e il defunto capo della polizia Manganelli si dichiararono disponibili a ragionarne a patto che le modalità non mettessero in pericolo l'incolumità dei singoli agenti;

in assenza di una chiara definizione ministeriale delle condizioni e delle modalità entro le quali l'esigenza della visibilità degli agenti può essere conseguita, senza mettere a repentaglio l'efficacia del servizio, possono verificarsi iniziative estemporanee, ma sempre meno isolate, come quelle che nella giornata del 9 dicembre 2013 hanno visto agenti in tenuta antisommossa levarsi il casco dinanzi alla folla di manifestanti in Liguria;

è evidente che, in assenza di una stretta regolamentazione delle fattispecie in cui l'ordine di indossare la tenuta antisommossa è inderogabile, l'iniziativa personale dell'ufficiale in comando, quando non addirittura dei singoli agenti, assume una valenza pubblica ben superiore alla circostanza in cui opera. Se poi si considera che gli eventi liguri e piemontesi sono stati preceduti da preoccupanti quanto oscuri appelli di un "Comitato 9 dicembre 2013" contro i "traditori della Costituzione" e per un temporaneo governo sotto la guida di una "figura militare", si comprende come inneggiare alla solidarietà delle forze di polizia con i manifestanti possa ricevere un indiretto quanto pericolosissimo avallo da queste iniziative individuali, assunte al di fuori del contesto gerarchico ed in una situazione di incertezza normativa;

considerato che:

ogni forza politica responsabile è tenuta a non "gettare benzina sul fuoco" e ad agevolare la determinazione delle modalità più sicure per lo svolgimento della libertà di riunione in un contesto di regole certe. A quest'esigenza in Parlamento anche il Movimento 5 Stelle si è, a giudizio degli interroganti encomiabilmente, mostrato sensibile, proponendo l'emendamento 10-bis.1 all'Atto Senato n. 1079, che era volto ad attribuire la possibilità al Ministero dell'interno di valutare, con propri provvedimenti, l'obbligo di utilizzo di un codice identificativo per gli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico, affinché fossero identificabili (emendamento che è stato respinto, si veda il resoconto stenografico della seduta n. 124 dell'11 ottobre 2013);

rispetto a questo approccio di ragionevolezza dei senatori del suo Movimento, a giudizio degli interroganti singolarmente eccentrica è invece l'incendiaria "lettera aperta" indirizzata il 10 dicembre da Beppe Grillo al comandante generale dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, al capo della Polizia, Alessandro Pansa e al capo di Stato maggiore dell'Esercito, Carlo Graziano. Essa prende spunto dall'episodio del casco di Genova per rivolgere ai massimi vertici responsabili delle forze di polizia nel nostro Paese, tra le altre, le seguenti parole: «Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l'Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare». A giudizio degli interroganti, lungi dal condividere le battaglie dei suoi senatori per un esercizio moderno, inclusivo e garantista della funzione di salvaguardia dell'ordine pubblico, vitale in ogni Stato, il leader del Movimento 5 Stelle accredita così una lettura ignobilmente lesiva della dignità degli agenti schierati, presentandoli come manutengoli di un malcostume generalizzato, la cui sopravvivenza dipenderebbe dal loro stesso adempimento del dovere. In altri termini, si istiga ad una disobbedienza dalle iniziative istituzionali a tutela della normalità della vita civile, integrando vari elementi che concorrono a integrare fattispecie sanzionate dall'ordinamento giuridico,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per attuare anche in Italia il "codice europeo per l'etica della polizia" del Consiglio d'Europa, rafforzando così l'immagine delle forze di polizia come istituzione al servizio dei cittadini, dedita a garantire l'ordine pubblico dal legittimo potere, democraticamente eletto;

se siano stati attivati gli strumenti di intelligence contemplati dalla legge 3 agosto 2007, n. 124, per accertare la fondatezza e la serietà dei pericoli per il corretto svolgimento delle funzioni istituzionali, derivanti dalle citate iniziative di protesta;

se risulti che il locale che ospita il serverda cui è partita la "lettera aperta" rientri nella categoria "sedi di partiti politici rappresentati in Parlamento" di cui al comma 5 dell'articolo 17 della citata legge.