Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00351
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Atto n. 4-00351
Pubblicato il 13 giugno 2013, nella seduta n. 41
AIROLA , PUGLIA , VACCIANO , MONTEVECCHI , ORELLANA , MORRA , CASTALDI , CRIMI - Al Ministro per i beni e le attività culturali. -
Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:
a Vercelli, zona via Derna, durante i mesi estivi del 2012, nei lavori per la costruzione del museo dello sport portati avanti dal Comune di Vercelli, tenuto conto del fatto che l'intera area era stata sottoposta ad indagine archeologica già durante l'Ottocento e il Novecento (esistono le segnalazioni degli anni '70 ed '80 del Novecento dei fratelli Gaviglio, appartenenti al Centro studi di ricerche storiche ed archeologiche di Vercelli), la ditta incaricata dal Ministero per i beni e le attività culturali di effettuare l'indagine preventiva rinveniva le prime testimonianze romane, che poi si rivelavano essere appartenenti ad un complesso di industria denominato opificio romano;
in epoca romana imperiale l'attività industriale si svolgeva in edifici che sorgevano al di fuori della mura della città, in prossimità di rilevanti arterie di comunicazione che conducevano ad importanti centri di municipium, connessi con le principali vie consolari dirette, dai luoghi marini ai luoghi alpini. Tali edifici erano nominati opificium;
il rinvenimento dell'opificio romano rappresenta una testimonianza irripetibile e di indubbio valore storico e artistico: infatti, benché mancante della sua parte elevata, si tratta di una testimonianza unica nel suo genere scientifico, specie nella Gallia cisalpina, quale esempio di produttività di generi di svariato uso ed utilizzo per la vita umana, ubicato negli estremi lembi periferici di una città, municipium, di rilevante importanza, e primo esempio di documentazione storica da conservare per le generazioni future e da far divenire oggetto di studio per archeologi, laureandi e studiosi;
l'intero edificio è collocato ai margini di una strada romana che da Vercelli conduceva ad Asti, costellata da ambo i lati da sepolture in nuda terra a cremazione e sarcofagi in pietra, come quello rinvenuto, a pochi metri di distanza, nell'attuale piazza Cesare Battisti di una giovinetta romana. Esplorarlo interamente potrebbe essere un'occasione scientifica di conoscenza delle attività produttive della fine del II secolo;
l'intera zona dove è stato rinvenuto l'opificio dovrebbe essere sottoposta ad indagine esplorativa, per rintracciare le numerose testimonianze consistenti in ceramiche, vetri, metalli, pietra, marmo e quant'altro riservi il sito;
moltissimi siti a Vercelli presentano testimonianze archeologiche di inestimabile valore nazionale e per la collettività, quali l'anfiteatro romano, la necropoli presso i frati cappuccini, la zona di Santo Stefano in civitate, il sito di San Bartolomeo, solo per citare una minima parte dei luoghi archeologici sottoposti al rischio di distruzione e di danneggiamento,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo, nel rispetto del codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004, non ritenga opportuno rendere pubbliche, appena pronte, le relazioni di scavo e di rinvenimento effettuate dalla ditta incaricata dalla Sovrintendenza regionale in merito al sito;
se non intenda promuovere un confronto, con gli esperti della sezione cittadina dei gruppi archeologici italiani aventi sede a Roma, del progetto della nuova costruzione con i disegni delle murature di epoca romana, per poterne evitare la demolizione o la copertura, con il grave rischio di non rendere più visionabile il sito;
quali urgenti iniziative intenda adottare affinché un'opera di irripetibile valenza scientifica, storica e culturale sia preservata ed occupi nella città di Vercelli, di spiccata vocazione artistica, il posto che le compete.