Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00334

Atto n. 4-00334

Pubblicato il 11 giugno 2013, nella seduta n. 38
Trasformato

LUCIDI , MARTELLI , MORONESE , NUGNES , CAPPELLETTI , BLUNDO , GAETTI , BOTTICI , FATTORI , DONNO , ROMANI Maurizio , GAMBARO , ENDRIZZI , PAGLINI , PEPE , AIROLA , ORELLANA , CATALFO , MONTEVECCHI , MORRA , DE PIN , SCIBONA , DE PIETRO , PUGLIA - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -

Premesso che:

il paese di Arrone (Terni) è incluso tra i cinque "Borghi più belli d'Italia" della provincia di Terni;

Arrone è collocato al centro del Parco fluviale del Nera ed il suo territorio, in gran parte in zona a protezione speciale (ZPS), è attraversato dalla Via Francigena, fondamentale passaggio turistico nel percorso che da Assisi, attraversando e costeggiando il fiume Nera nel tratto di Arrone, arriva alla Cascata delle Marmore per giungere poi a Roma;

la Valnerina è una zona di alto pregio naturalistico e agroturistico, che si estende lungo il corso del fiume Nera, affluente del Tevere, a partire da Visso (Macerata) fino ad arrivare alla città di Terni;

il sito della Cascata delle Marmore, determinata dal fiume Velino che si getta con tre salti di oltre 165 metri nel fiume Nera, è un luogo di estrema delicatezza sul fronte ambientale ed è grande attrazione turistica di rango internazionale, con l'intero comprensorio candidato per l'inclusione nel Patrimonio mondiale Unesco; tale sito si trova ad appena 3 chilometri in linea d'aria dal paese di Arrone ed è visibile ad occhio nudo;

storicamente, la zona dell'abitato di località Colleporto - Arrone mantiene il nome del bacino lacustre che dà il nome a Casteldilago, frazione del Comune di Arrone;

la Valnerina fornisce in termini di energia rinnovabile un alto contributo, senza averne ricadute positive pubbliche in merito, riguardo alla fornitura dell'energia idroelettrica derivante dal fiume Nera e dalla Cascata delle Marmore, avendo quindi già superato la visione NYMBY (Not In My Back Yard - non nel mio cortile) e contribuendo in modo incisivo al panorama energetico nazionale;

considerato che, a quanto risulta agli interroganti:

in data 17 febbraio 2011 il Comune di Arrone ha rilasciato un permesso di costruire alla società Espandy SpA, con riferimento a una centrale elettrica a biomasse da 930 chilowatt, alimentata ad olio vegetale, da installare in località Isola di Arrone;

secondo il progetto presentato dalla ditta Espandy in data 4 maggio 2011, gli oli combustibili avranno una provenienza extranazionale, in particolare proverranno dalla Polonia;

in data 20 settembre 2011 la Provincia di Terni ha rilasciato alla società Espandy SpA un'autorizzazione unica la cui validità si dichiara subordinata alla stretta osservanza delle prescrizioni e valutazioni riportate nel regolamento regionale n. 7 del 29 luglio 2011;

il regolamento regionale n. 7 del 29 luglio 2011 prevede un raggio di approvvigionamento locale dei combustibili, ovvero l'olio combustibile non deve avere una provenienza superiore ai 70 chilometri di distanza massima dalla centrale elettrica di utilizzo; ancora, il regolamento regionale n. 7 del 29 luglio 2011 prevede che tali impianti siano realizzati ad almeno metri 500 dall'abitato;

il rapporto ISPRA (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) 105/2010 indica che, per minimizzare l'impatto ambientale dovuto al trasporto di combustibile, si circoscrive l'area da cui approvvigionare un impianto elettrico ad un raggio di 100-120 chilometri;

in data 8 novembre 2011 la ditta Espandy SpA ha presentato ricorso al TAR dell'Umbria (n. 467/2011) con notifica alla Regione Umbria, nel quale è la stessa ditta a dichiarare di non essere in grado di ottemperare al regolamento regionale n. 7 del 29 luglio 2011 e alle prescrizioni contenute nell'autorizzazione unica e quindi di incorrere nella decadenza dell'autorizzazione stessa;

in data 16 febbraio 2013 il Consiglio comunale di Arrone ha riconosciuto l'effettiva mancanza di informazione preventiva alla comunità, e votato unanimemente un atto di indirizzo in cui si fa divieto di installare sul proprio territorio comunale impianti che emettano nell'atmosfera sostanze inquinanti;

in data 20 febbraio 2013 il Comune di Montefranco, confinante con Arrone, ha deliberato nello stesso senso contro detto tipo di progettualità;

la comunità si è sollevata e continua a protestare in modo unito e vibrante, con la costituzione di un comitato spontaneo, ostile al progetto;

il comitato di Arrone, insieme ad altri quarantasei comitati, ha aderito all'elaborazione di una petizione sotto la guida di Italia Nostra Umbria, evidenziando delle irregolarità nell'applicazione delle disposizioni che regolano il piano energetico regionale, poi consegnata alla Regione Umbria;

inoltre, se non per diretto contrasto con il regolamento regionale, la provenienza degli olii/biomasse di origine non locale comporterebbe la decadenza della pubblica utilità, in quanto le fonti non manterrebbero più la caratteristica di rinnovabili, implicando nel trasporto da lunga distanza un'emissione di CO2 tale da rendere inutile il bilancio della sostenibilità, stando alla "Relazione Speciale della Corte dei conti - Sezione di Controllo per gli affari comunitari ed internazionali" sulle "Energie rinnovabili, risparmio ed efficienza energetica nell'ambito della politica di coesione socio-economia dell'Unione europea - Deliberazione n. 1/2012", ove, relativamente al punto "9.12 Regione Umbria Programmazione 2007-2013", pag. 76, si riporta chiaramente evidenziato che, al fine di ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche convenzionali nell'ambito del programma operativo regionale-POR (obiettivo "competitività regionale e occupazione") e per raggiungere l'obiettivo di "efficienza energetica di sviluppo da fonti rinnovabili", deve essere osservato l'obiettivo operativo "promozione e sostegno della produzione energetica da fonti rinnovabili", teso a diffondere i processi di produzione di energia derivante da fonti rinnovabili, quali il fotovoltaico, l'energia eolica, l'energia idroelettrica, l'energia geotermica e la biomassa da produzione locale;

sebbene poi la Regione con due delibere successive, la n. 40 e la n. 494 della Giunta Regionale del gennaio e maggio 2012, abbia modificato il regolamento eliminando il limite delle importazioni dette a "chilometro zero" ovvero entro un raggio dove la produzione di CO2 per il trasporto non comprometta il bilancio energetico, in contrasto con la Corte dei conti e con lo studio ISPRA richiamato, la decadenza dell'autorizzazione doveva essere già avvenuta per mancanza della sussistenza della pubblica utilità;

l'impianto non sorge in una zona industriale, come dichiarato nel progetto e nella VINCA (valutazione di incidenza ambientale), ma in una zona PIP (Piano per insediamenti produttivi) che comprende solo alcuni lotti industriali, peraltro non limitrofi all'impianto di cui in discussione, e la caratteristica del lotto è artigianale;

l'area PIP, con caratteristiche artigianali e commerciali, è caratterizzata da una diffusa presenza di abitazioni, ditte artigianali a conduzione familiare, attività commerciali e strutture di ricezione turistica; inoltre tale zona ha una forte impronta di produzione alimentare;

tale lotto è parzialmente ricompreso all'interno della ZPS IT 5220025 della Bassa Valnerina, Monte Fionchi - Cascata delle Marmore, e si trova a poche decine di metri da un sito di interesse comunitario (SIC);

le emissioni in atmosfera, dichiarate nella relazione dalla ditta Espandy SpA, sono di 6.000 tonnellate all'anno di anidride carbonica, 22,6 tonnellate di monossido di carbonio, 18,8 tonnellate di ossido di azoto, 4,5 tonnellate di polveri sottili;

la zona di interesse è un'area ad anfiteatro posta nella Valle del Nera, con un microclima i cui venti prevalenti rischiano di produrre il ristagno di eventuali inquinanti e pertanto le emissioni avrebbero ricadute anche nella ZPS;

l'area circostante il paese di Arrone è a vocazione agricola con filiera dell'olio DOP (denominazione di origine protetta), e sarebbe gravemente danneggiata da emissioni ammorbanti suolo, aria e acque, scelta che disattende le linee guida inserite nella Ricognizione della normativa nazionale e regionale, elaborata dal GSE (Gestore Servizi Elettrici);

alle suddette emissioni vanno sommate quelle delle centinaia di Tir necessari al trasporto del combustibile dell'impianto, quantificato in almeno 2.100 tonnellate annue, provenienti dalla Polonia. In particolare i Tir affronteranno l'ultimo tratto di percorso nella Valnerina, strada inadeguata per detto traffico, costituito da sagome di sicura importanza. Inoltre in caso di sversamento o ribaltamento del mezzo, l'infrastruttura non sarebbe in grado di sopportarne lo stress. Tale strada provinciale è fortemente tortuosa, priva di vasche di raccolta idrocarburi, i fossi di smaltimento acque non sono provvisti di recapiti regimentati, ma smaltiscono i liquidi direttamente nei terreni limitrofi. Questa situazione comporta seri problemi a livello ambientale, con un territorio insistente in zona Parco Fluviale;

la VINCA non approfondisce i rischi da percolamento e inquinamento della falda, in rapporto con la Relazione geologica presentata dalla medesima ditta Espandy in data 17 febbraio 2011, considerato che è evidente che la falda sia superficiale: l'area d'intervento è collocata nella valle alluvionale del fiume Nera e la falda è stata intercettata ad una profondità di circa metri 2 dal piano di campagna. Si consideri altresì che nell'area in oggetto ci sono stati problemi di allagamenti per emersione della falda e per l'apporto delle acque piovane dal fosso di Visciano, poco distante dal lotto;

la falda confluisce in quella del Nera, quindi rischiano la contaminazione non solo le acque presenti nella zona immediatamente vicina, ma anche quelle del Fiume Nera, nel Parco Fluviale, con conseguenti rischi per l'ecosistema circostante e la salute umana;

risulta agli interroganti che da documentazione fotografica si evince come, durante lo scavo per l'interramento delle cisterne dell'olio (non isolate), sia emersa la falda e come essa fuoriesca dallo scavo; tale situazione espone alla corrosione le cisterne con probabili ed eventuali rotture o fuoriuscite di liquido combustibile, fuoriuscite che potrebbero verificarsi anche in casi di smottamento del terreno con depositi delle sostanze sul terreno stesso e percolamenti in falda;

contrariamente al regolamento regionale n. 7 del 29 luglio 2011, nella definizione delle aree non idonee alla costruzione di impianti a biomasse, la relazione geologica effettuata dalla Provincia di Terni evidenzia che l'area di intervento si colloca nella valle alluvionale del fiume Nera, dove affiorano depositi fluviali recenti e terrazzati, rappresentati da limi argillosi debolmente coerenti di età olocenica; mentre in quella immediatamente a contorno affiorano i depositi conglomeratici di chiusura dell'antico bacino tiberino e le formazioni calcaree e calcareo marnose della serie stratigrafica umbro marchigiana, e il livello statico della falda durante la realizzazione delle indagini è stato intercettato alla profondità di circa 2,0 metri dal piano di campagna;

l'avvio dell'impianto comporterà un sicuro impoverimento del valore immobiliare delle proprietà private dei residenti, dei beni pubblici e delle attività commerciali e turistiche, e comprometterà il potenziale sviluppo economico del territorio in tal senso, come già accaduto altrove in Italia. I cittadini, al riguardo, hanno avviato anche una petizione popolare, volta a verificare le condizioni per un'azione collettiva (cosiddetta class action);

considerato inoltre che:

a giudizio degli interroganti, il progetto ha ragione economica di esistere solo perché la Regione Umbria è intervenuta ratificando una deregulation assoluta sul fronte della filiera corta delle biomasse, cancellata con la delibera della Giunta 494/2012, comportando la possibile importazione di particolari tipologie di combustibile, ora acquisibili senza limiti non solo a livello nazionale, ma anche internazionale e perfino intercontinentale, sconvolgendo così il mercato locale, visti i costi risibili delle biomasse provenienti dai mercati cosiddetti emergenti, ma determinando in tal modo emissioni inquinanti da trasporto che vanno certamente ad annullare qualsiasi altro ipotetico vantaggio energetico, autorizzando per vie inverosimilmente legalizzate il fiorire di fenomeni speculativi che nulla hanno a che vedere con la ratio della normativa generale;

il naufragio della filiera corta e il contestuale moltiplicarsi di giochi affaristici provocano momenti di forte contestazione in tutta l'Umbria, con la nascita di decine di gruppi spontanei di protesta, con ben 46 tra associazioni e comitati riuniti in seno a un neonato coordinamento per le vere energie rinnovabili,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno considerare, come è parere degli interroganti, non rispettata la prescrizione di cui al punto c) delle prescrizioni generali della autorizzazione unica della Provincia di Terni, e dunque intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, presso l'Amministrazione provinciale in questione affinché si adoperi per la revoca di detta autorizzazione;

quali iniziative si intendano assumere, alla luce dei fatti esposti in premessa, al fine di favorire l'adozione da parte della Regione Umbria di un nuovo regolamento per l'installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in modo che siano rispettate pienamente le comunità, il loro ambiente, la salute pubblica, la vera vocazione dei luoghi, la loro identità culturale e i principi della filiera corta;

se non si intenda valutare la possibilità di attivare poteri sostitutivi anche attraverso la nomina di un commissario ad acta, che ponga in essere tutte le iniziative utili alla concreta salvaguardia dell'interesse pubblico.