Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00188
Azioni disponibili
Atto n. 4-00188
Pubblicato il 16 maggio 2013, nella seduta n. 23
COTTI , SERRA , FATTORI , FUCKSIA , LUCIDI , MARTELLI , MORONESE , NUGNES , PEPE , ROMANI Maurizio , SIMEONI , TAVERNA - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, delle politiche agricole, alimentari e forestali, della salute, del lavoro e delle politiche sociali e della giustizia. -
Premesso che:
da notizie di stampa (diffuse da "Sardinia Post" a partire dal 25 gennaio 2013) si è appreso della causa civile avviata da Liliana Mura e da suo figlio Carlo Romanino per i danni verosimilmente subiti dall'azienda di famiglia (10.000 metri quadri di terreno in località Leonaxi, Sarroch), ubicata a poche centinaia di metri dalla raffineria della Saras (la più grande del Mediterraneo, dall'astensione originaria di 180 ettari e oggi estesa su circa 800 ettari), nel comune di Sarroch, in provincia di Cagliari. Secondo quanto riportato nella cronaca giornalistica le emissioni della raffineria avrebbero contaminato le produzioni agricole dell'azienda agricola Mura/Romanino: pomodori all'antimonio, all'arsenico, al nichel, al piombo, al vanadio, al rame, allo zinco, produzioni che poi i grossisti della zona si rifiutavano di comprare. Peraltro, i titolari dell'azienda agricola - dopo avere fatto analizzare le loro produzioni - si sarebbero rivolti a diverse istituzioni (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sardegna, Azienda sanitaria locale, Prefetto di Cagliari, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sindaco di Sarroch) con una richiesta d'aiuto, senza però ricevere risposte;
la famiglia Romanino sostiene che l'azienda agricola avviata nel lontano 1980 è stata costretta a cessare le proprie attività nel luglio del 2007 a causa dell'inquinamento prodotto dalle attività della Saras e che quest'ultima, costituitasi in giudizio, ha contestato l'attribuibilità di qualsiasi inquinamento ambientale, sostenendo - tra l'altro - che la Saras non sarebbe l'unica realtà industriale presente sul territorio, ovvero negando il nesso di causalità necessaria tra tale asserita contaminazione e la cessazione dell'attività agricola della famiglia Mura/Romanino (si veda l'articolo pubblicato su "Sardinia Post" il 2 febbraio 2013);
la Saras, nel contestare la documentazione e le analisi prodotte in sede di giudizio dalla famiglia Mura/Romanino, si è opposta alla richiesta di disporre ulteriori verifiche e perizie (si veda l'articolo da ultimo citato);
la raffineria della Saras, come riportato dall'European pollutant emission register (EPER), rilascerebbe in atmosfera notevoli quantità di cromo e composti di cromo, PM10, ossidi di azoto e benzene, a cui andrebbero aggiunti gli inquinanti contenuti negli scarichi delle acque (rame, arsenico, benzene, cianuri, cadmio, cromo, nickel), con un impatto ambientale devastante per le persone e l'ecosistema delle zone circostanti, nelle quali sarebbe altissimo il numero di patologie tumorali e affezioni croniche dell'apparato respiratorio rispetto alla media nazionale;
nell'ultimo report dell'Agenzia europea per l'ambiente - come denunciato dal professor Vincenzo Migaleddu dell'Isde (International Society Doctor for Environment) - su 2.000 impianti industriali europei esaminati, 191 determinano il 50 per cento dell'impatto sanitario complessivo in ambito comunitario e, tra questi 191 impianti, la Saras raffinerie SpA è al 69° posto nella classifica assoluta e al primo posto nell'Isola;
nel febbraio del 2012, su "Epidemiologia e prevenzione" (Rivista dell'Associazione italiana di epidemiologia), il professor Pierluigi Cocco (Dipartimento di sanità pubblica, Sezione di Medicina del lavoro, Università degli studi di Cagliari) ha pubblicato uno studio dove viene testualmente affermato, riguardo all'incidenza dei linfomi non Hodgkin, che "la popolazione maschile, ma non quella femminile, residente nel distretto sanitario di Cagliari ovest, escludendo la città di Cagliari, presentava un rischio elevato di emolinfopatiemaligne, e in particolare di leucemie", rischi autorevolmente confermati dal "Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da poli industriali, minerari e militari della Regione Sardegna" e dal rapporto dello Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinanti (SENTIERI), promosso dal Ministero della salute e pubblicato nel 2012;
non risultano approfondimenti, nuove indagini epidemiologiche, provvedimenti finalizzati a contenere il rischio sanitario e ambientale, né a tutt'oggi risultano adottati provvedimenti tesi a limitare il rischio ambientale e sanitario, nonostante nei comuni di Pula, Sarroch e Assemini gli studi abbiano riscontrato un'incidenza quasi tripla di tali patologie, rispetto ai cosiddetti dati consolidati medi;
da anni le varie amministrazioni pubbliche competenti (Ministero della sanità, Regione, Provincia e Comuni interessati) sono a conoscenza che la popolazione maschile di Pula, Sarroch e Assemini corre un rischio più elevato di leucemie, quasi triplo rispetto ai valori normali;
i dati più recenti disponibili, così come lo studio epidemiologico "Sarroch, ambiente e salute" portato avanti dall'équipe del professor Annibale Biggeri, dell'Università di Firenze, non solo confermano quanto già appurato dagli studi precedenti, con l'evidenziazione dell'alta incidenza di malattie respiratorie e di tumori del polmone e della pleura, ma tracciano un quadro ancora più allarmante, esprimendo la necessità di urgenti indagini di epidemiologia analitica per l'esame dei possibili determinanti di inquinamento;
la grave problematica sanitaria, così come quella connessa alla sicurezza degli ambienti di lavoro della Saras (numerosi gli incidenti e le morti) è stata più volte denunciata e portata all'attenzione dell'opinione pubblica attraverso film, documentari/inchiesta (OIL 1 e OIL 2, di Massimiliano Mazzotta, 2008/2010) e pubblicazioni ("Il Paese dei Moratti: Sarroch-Italia, una storia ordinaria di capitalismo coloniale", libro/inchiesta di Giorgio Meletti, giornalista de "il Fatto quotidiano", edizioni Chiarelettere, 2010);
riguardo alle fattispecie finora evidenziate, nel febbraio 2013 le associazioni ambientaliste Amici della Terra e Gruppo di Intervento Giuridico hanno interessato la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari;
da notizie stampa ("La Nuova Sardegna" del 14 maggio 2013) si è appreso che la Procura di Cagliari avrebbe acquisito agli atti uno studio epidemiologico condotto da otto ricercatori di fama internazionale su 75 bambini di Sarroch, ricerca che dimostrerebbe "come i piccoli che abitano vicino al polo industriale (...) presentano incrementi significativi di danni e di alterazioni del Dna rispetto al campione di confronto estratto dalle aree di campagna". Le risultanze scientifiche sono state pubblicate lo scorso 27 febbraio su "Mutagenesis", una prestigiosa rivista di epidemiologia edita dall'università di Oxford da assolute autorità nel campo (Marco Peluso, Armelle Munnia, Marcello Ceppi, Roger W. Giese, Dolores Catelan, Franca Rusconi, Roger W.L. Godschalk e Annibale Biggeri). Si legge nell'articolo da ultimo citato: «Scrivono i ricercatori: "La zona industriale di Sarroch, in provincia di Cagliari, ospita (...) la seconda più grande raffineria di petrolio e parco petrolchimico d'Europa. Il sito industriale produce una complessa miscela di inquinanti atmosferici che comprendono benzene, metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici. A tal proposito (...) abbiamo condotto uno studio trasversale per valutare l'entità della diffusione di malondialdeide-deossiguanosina nell'epitelio nasale di un campione composto da 75 bambini di età compresa tra i sei e quattordici anni frequentanti le scuole elementari e medie di Sarroch, mettendoli a confronto con un campione di 73 bambini delle zone rurali. Inoltre, sono stati analizzati i livelli di alterazioni consistenti del Dna in uno studio composto da un sottocampione di 62 bambini. (...) Sono state rilevate le concentrazioni di benzene ed etil-benzene nell'aria dei giardini della scuola di Sarroch e in villaggio rurale attraverso campioni diffusivi. Le misurazioni esterne sono state effettuate anche in altre aree di Sarroch e in prossimità del sito industriale. I livelli esterni di benzene e di etil-benzene sono risultati significativamente più alti nei giardini della scuola di Sarroch rispetto al villaggio rurale. Elevate concentrazioni sono state inoltre rilevate nelle vicinanze del polo industriale. Sia i livelli medi di malondialdeide-deossiguanosina, sia i livelli di alterazioni del Dna sono risultati significativamente più elevati nei bambini delle scuole di Sarroch rispetto al campione di confronto. (...) Il nostro studio dimostra che i bambini residenti in prossimità del polo industriale di Sarroch presentano incrementi significativi di danni e alterazioni del Dna rispetto agli standard di riferimento"»;
la situazione venutasi a creare, anche per le notizie stampa, sta provocando l'allarme delle popolazioni per i rischi elevati per la salute dei cittadini e per gli effetti devastanti sull'intero ecosistema, ponendo così una questione di rilevanza nazionale che rischia di dover essere affrontata alla stregua di una catastrofe naturale,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della situazione esposta in premessa e se non ritengano opportuno accertare, nell'ambito delle proprie competenze, i fatti e le responsabilità connesse;
se intendano chiarire quali eventuali iniziative di loro competenza siano state assunte negli ultimi due anni per identificare le cause e i responsabili dei danni finora evidenziati dalle risultanze medico scientifiche e se siano state intraprese iniziative per far sì che gli stessi non continuino a perpetuarsi nell'area interessata;
quali provvedimenti e azioni si intendano avviare a tutela della salute, dell'ambiente e degli ambienti di lavoro, per arrivare ad una corretta applicazione della legislazione già esistente in materia e affinché si prosegua con ulteriori interventi, controlli, investimenti e procedure adeguate nella difesa della sicurezza e della salute delle popolazioni e dei lavoratori;
come i Ministri in indirizzo intendano, in particolare, intervenire al fine di compiere specifiche indagini epidemiologiche volte ad accertare i danni sanitari collegati all'inquinamento dei luoghi e miranti a verificare se sussista un preciso ed inequivocabile nesso di causa-effetto con la presenza della raffineria della Saras e delle altre attività industriali, ovvero se intendano disporre uno screening sulla popolazione, commissionando studi e ricerche ad enti super partes, nonché monitorare con maggiore efficacia i livelli delle emissioni atmosferiche di materiali inquinanti;
di quali dati dispongano in relazione alla situazione di acque sotterranee, sorgenti e falde acquifere, nonché delle acque superficiali, dei corsi d'acqua e degli invasi naturali o artificiali della zona;
se non ritengano necessario attivarsi per un'attenta valutazione dell'autorizzazione integrata ambientale rilasciata alla Saras dal Ministero dell'ambiente;
se siano in grado di assicurare che il sistema di controllo sulla sicurezza nei siti industriali sia da ritenersi adeguato e quali misure intendano intraprendere per migliorarne l'efficacia e garantire l'opportuna e tempestiva informazione alle popolazioni;
se ritengano opportuno intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di verificare eventuali inadempienze e le relative responsabilità, e, in caso di loro sussistenza, se e come intendano sanzionarle.