Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08755
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Atto n. 4-08755
Pubblicato il 26 novembre 2012, nella seduta n. 842
LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
Marco Lettieri e Paolo Raimondi scrivono per "Italia Oggi" sul rapporto del Financial Stability Board, sull'incredibile dimensione e sulle implicazioni del sistema bancario ombra;
nell'articolo citato si legge: «Il Financial Stability Board (Fsb), l'istituto internazionale di coordinamento dei governi, delle banche centrali e degli organi di controllo per la stabilità finanziaria a livello globale, ha appena pubblicato un importante studio sul sistema bancario ombra, lo "shadow banking" mondiale. I risultati ci sembrano decisamente sconvolgenti. Lo studio fatto sull'eurozona e su altri 25 paesi evidenzia che a fine 2011 ben 67.000 miliardi di dollari erano gestiti da una "finanza parallela", al di fuori, quindi, dei controlli e delle regole bancarie vigenti. La cifra complessiva è pari al 111% del Pil mondiale. È la metà delle attività bancarie globali ed è circa un quarto dell'intero sistema finanziario. In dieci anni è cresciuta di ben 41mila miliardi di dollari. Oggi supera il picco di 62mila miliardi raggiunto nel 2007 prima della crisi. È più che mai allarmante il fatto che sia aumentata di oltre 7mila miliardi solo nel 2011 (...) In barba a tutti i summit internazionali dedicati alla riforma della finanza speculativa! Ciò ovviamente conferma il sostanziale fallimento dei vari G8 e G20. Il sistema bancario ombra è composto da tutte le transazioni finanziarie fatte fuori dalle regolari operazioni bancarie che, come noto, operano attraverso i conto correnti e con i risparmi dei cittadini e delle imprese. Esse sono operazioni fatte da differenti intermediari finanziari, come certi hedge fund, fondi monetari e obbligazionari, certi fondi equity, broker dealer e soprattutto operatori collocatori di derivati finanziari. Sono tutte attività rigorosamente "over the counter" (otc), cioè stipulate fuori dai mercati borsistici e spesso tenute anche fuori dai bilanci. Ma al di la degli aspetti tecnici e dei differenti settori economici di applicazione, si tratta di strumenti finanziari che creano forme di credito a lungo termine sulla base però di fondi a breve e brevissimo termine, che operano con una leva finanziaria pazzesca, spesso di parecchie centinaia di volte superiore al sottostante iniziale. Lo studio indica anche come il cosiddetto "maturity/liquidity transformation", cioè il difficile rapporto tra le scadenze di lungo termine di certe operazioni finanziarie e la necessità di trovare la liquidità a breve in caso di necessità, sia sempre stato e sia la fonte principale dell'attuale crisi sistemica. Dei 67.000 miliardi, gli Usa ne gestiscono 23.000 mentre la zona euro 22.000. Ma è la Gran Bretagna che, non in termini assoluti ma in rapporto al suo effettivo e limitato potere economico, gioca la parte del leone con ben 9.000 miliardi. Si ricordi che il suo Pil è quasi un settimo di quello americano, ma manovra un volume più di un terzo delle operazioni ombra americane. Dopo la crisi lo "shadow banking" di Londra è cresciuto annualmente del 10%. Un caso particolare tutto da studiare è quello dei Paesi Bassi che hanno visto un tasso di crescita del 45%. In verità la storia ci ha fatto conoscere un sistema bancario e finanziario "anglo-dutch" che ha sempre determinato gli assetti geopolitici e coloniali. Quindi non è un caso se oggi mette i bastoni tra le ruote dell'Unione europea, dell'euro e dei lavori della grande riforma finanziaria. Oltre alle sue gigantesche dimensioni, l'altro aspetto di grande preoccupazione del sistema bancario ombra è il suo rapporto con il sistema bancario ufficiale. Noi possiamo affermare che il "sistema ombra" spesso è un'emanazione delle grandi banche internazionali che hanno interesse ad aggirare le regole e i controlli cui sono sottoposte. Secondo noi lo "shadow banking" non è fatto da pirati completamente fuorilegge e contro ogni autorità preposta. I banchieri ombra sono forse più simili ai bucanieri "indipendenti", come il noto Francis Drake che imperversava nei mari terrorizzando navi e mercantili, ma era al servizio della corona britannica. Davvero disarmante è poi la parte dello studio del Fsb dedicata alle misure di riforma da intraprendere. Si è ancora in alto mare. Si parla di raccolta dati, di catalogare i vari intermediatori finanziari e le varie operazioni secondo i settori di intervento, ecc. Questa situazione di incertezza evidentemente rivela la forte influenza della lobby dello "shadow banking" e delle grandi banche finanziarie. Non è tollerabile che a 4 anni dal fallimento della Lehman Brothers non si sia fatto nulla per riformare la grande finanza. Naturalmente non è colpa del Fsb. È tutta colpa dei governi e della loro subalternità ai veri poteri forti della finanza mondiale»;
considerato che:
si legge in un articolo di Luciano Gallino dal titolo "La lettura sbagliata della crisi" pubblicato su "La Repubblica" il 30 luglio 2012: «La finanza ombra è formata da varie entità che operano come banche senza esserlo. Molti sono fondi: monetari, speculativi, di investimento, immobiliari. Il maggior pilastro di essa sono però le società di scopo create dalle banche stesse, chiamate Veicoli di investimento strutturato (acronimo Siv) o Veicoli per scopi speciali (Spv) e simili. Il nome di veicoli è quanto mai appropriato, perché essi servono anzitutto a trasportare fuori bilancio i crediti concessi da una banca, in modo che essa possa immediatamente concederne altri per ricavarne un utile. Infatti, quando una banca concede un prestito, deve versare una quota a titolo di riserva alla banca centrale (la Bce per i paesi Ue). Accade però che se continua a concedere prestiti, ad un certo punto le mancano i capitali da versare come riserva. Ecco allora la grande trovata: i crediti vengono trasformati in un titolo commerciale, venduti in tale forma a un Siv creato dalla stessa banca, e tolti dal bilancio. Con ciò la banca può ricominciare a concedere prestiti, oltre a incassare subito l'ammontare dei prestiti concessi, invece di aspettare anni come avviene ad esempio con un mutuo. Mediante tale dispositivo, riprodotto in centinaia di esemplari dalle maggiori banche Usa e Ue, spesso collocati in paradisi fiscali, esse hanno concesso a famiglie, imprese ed enti finanziari trilioni di dollari e di euro che le loro riserve, o il loro capitale proprio, non avrebbero mai permesso loro di concedere. Creando così rischi gravi per l'intero sistema finanziario. I Siv o Spv presentano infatti vari inconvenienti. Anzitutto, mentre gestiscono decine di miliardi, comprando crediti dalle banche e rivendendoli in forma strutturata a investitori istituzionali, hanno una consistenza economica ed organizzativa irrisoria. Come notavano già nel 2006 due economisti americani, G. B. Gorton e N. S. Souleles, "i Spv sono essenzialmente società robot che non hanno dipendenti, non prendono decisioni economiche di rilievo, né hanno una collocazione fisica". Uno dei casi esemplari citati nella letteratura sulla finanza ombra è il Rhineland Funding, un Spv creato dalla banca tedesca Ikb, che nel 2007 aveva un capitale proprio di 500 (cinquecento) dollari e gestiva un portafoglio di crediti cartolarizzati di 13 miliardi di euro. L'esilità strutturale dei Siv o Spv comporta che la separazione categorica tra responsabilità della banca sponsor, che dovrebbe essere totale, sia in realtà insostenibile. A ciò si aggiunge il problema della disparità dei periodi di scadenza dei titoli comprati dalla banca sponsor e di quelli emessi dal veicolo per finanziare l'acquisto. Se i primi, per dire, hanno una scadenza media di 5 anni, ed i secondi una di 60 giorni, il veicolo interessato deve infallibilmente rinnovare i prestiti contratti, cioè i titoli emessi, per trenta volte di seguito. In gran numero di casi, dal 2007 in poi, tale acrobazia non è riuscita, ed i debiti di miliardi dei Siv sono risaliti con estrema rapidità alle banche sponsor. La finanza ombra è stata una delle cause determinanti della crisi finanziaria esplosa nel 2007. In Usa essa è discussa e studiata fin dall'estate di quell'anno. Nella Ue sembrano essersi svegliati pochi mesi fa. Un rapporto del Financial Stability Board dell'ottobre 2011 stimava la sua consistenza nel 2010 in 60 trilioni di dollari, di cui circa 25 in Usa e altrettanti in cinque paesi europei: Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna. La cifra si suppone corrisponda alla metà di tutti gli attivi dell'eurozona. Il rapporto, arditamente, raccomandava di mappare i differenti tipi di intermediari finanziari che non sono banche. Un green paper della Commissione europea del marzo 2012 precisa che si stanno esaminando regole di consolidamento delle entità della finanza ombra in modo da assoggettarle alle regole dell'accordo interbancario Basilea 3 (portare in bilancio i capitali delle banche che ora non vi figurano). A metà giugno il ministro italiano dell'Economia - cioè Mario Monti - commentava il green paper: "È importante condurre una riflessione sugli effetti generali dei vari tipi di regolazione attraverso settori e mercati e delle loro potenziali conseguenze inattese"»,
si chiede di sapere:
se il Governo ritenga che, in questo momento delicatissimo a livello di crescita mondiale, un sistema di shadow banking così articolato e grande possa essere un preoccupante fattore di rischio, sia per volumi che per ingestibilità, anche relativamente ad una possibile crisi di liquidità di questi intermediari che metterebbe a rischio l'intero sistema finanziario globale, nonché determinate aree dove queste istituzioni operano, anche perché le stesse lavorano a leva e quindi con rischi ancora maggiori rispetto alla media;
quali iniziative, nelle opportune sedi di competenza, intenda assumere al fine di regolamentare tutto il sistema dello shadow banking e il processo sottostante, dall'origine dei titoli (cartolarizzazione) al loro collocamento sul mercato monetario (cosiddetti money market funds e repo), alle attività degli intermediari non bancari, così contenendo i rischi che dallo shadow banking possono ricadere sulle banche stesse, trascinando con esse i loro finanziamenti alle imprese con effetti nefasti su investimenti, consumi, occupazione e salari, considerato che le banche europee hanno avuto un ruolo di primissimo piano nello scoppio della crisi (sono passati 5 anni) a causa delle operazioni finanziarie in cui si sono impegnate, emulando e in certi casi superando quelle americane mentre a loro volta i Governi europei hanno tagliato pensioni, salari, fondi per l'istruzione e la sanità, personale della Pa, adducendo a motivo l'inaridimento dei bilanci pubblici, che in realtà a parere dell'interrogante è dovuto principalmente ai 4 trilioni di euro spesi o impegnati nella Unione europea al fine di salvare gli enti finanziari.