Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07772

Atto n. 4-07772

Pubblicato il 26 giugno 2012, nella seduta n. 751

CARLINO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. -

Premesso che:

il 12 giugno 2012 è stato siglato da Poste italiane SpA e da UilPoste, Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom (il 22 per cento della rappresentanza sindacale in azienda) un accordo con il quale vengono fortemente penalizzati, nella valorizzazione della presenza in servizio, oltre 35.000 lavoratrici e lavoratori, tra i quali le donne in maternità. Queste ultime, al pari dei lavoratori in infortunio, dei malati di gravi patologie e di chi affronta ricoveri in ospedale, non avranno più diritto al bonus presenza pari a 140 euro annui;

le responsabili del Coordinamento nazionale donne di Sic Cgil e Slp Cisl hanno inviato al Ministro in indirizzo una lettera, per evidenziare il grave atto discriminatorio che l'accordo produrrebbe, considerato che il 53 per cento del personale di Poste italiane è composto da donne; hanno chiesto inoltre la revoca del "bollino rosa SONO";

la società Poste italiane, infatti, ha ricevuto nel 2007, anno europeo contro le discriminazioni, il «bollino rosa SONO - Stesse opportunità nuove opportunità», progetto promosso dal Ministero finalizzato all'elaborazione di un iter di certificazione standard volto a promuovere interventi di politica attiva per l'occupazione di qualità delle donne, per l'emersione del lavoro non regolare e per la rimozione di ostacoli e discriminazioni che determinano differenze salariali di genere nel mondo del lavoro;

l'articolo 3 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, recante "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53", stabilisce un divieto di discriminazione per ragioni connesse al sesso, con particolare riguardo ad ogni trattamento meno favorevole in ragione dello stato di gravidanza, nonché di maternità o paternità, anche adottive, ovvero in ragione della titolarità e dell'esercizio dei relativi diritti;

considerato che:

in un recente libro di Daniela Del Boca, Letizia Mencarini e Silvia Pasqua, dal titolo "Valorizzare le donne conviene. Ruoli di genere nell'economia italiana", si evidenzia come una delle ragioni principali per la bassissima partecipazione delle donne italiane è dovuta al fatto che un quarto delle donne occupate esce dal mercato del lavoro alla nascita del primo figlio. Tra le giovani sono addirittura in crescita le interruzioni del rapporto di lavoro, imposte dal datore di lavoro (oltre la metà del totale); a sperimentare le interruzioni forzate sono soprattutto le giovani generazioni (il 13,1 per cento tra le madri nate dopo il 1973) e le donne residenti nel Mezzogiorno. Le interruzioni, poi, si trasformano nella maggior parte dei casi in uscite prolungate dal mercato del lavoro: solo il 40 per cento delle donne uscite riprende il lavoro (il 51 per cento al Nord e il 23,5 per cento al Sud) . A fronte di ciò, appare evidente che il comportamento posto in essere da Poste italiane non fa che avvalorare i dati citati, e ciò appare ancora più grave tenuto conto che Poste italiane SpA è una società le cui partecipazioni sono detenute per il 65 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e per il 35 per cento dalla Cassa depositi e prestiti;

quanto accaduto non può non riportare all'attenzione il problema del divario retributivo di genere, o gender pay gap. Il divario salariale tra uomini e donne riflette le discriminazioni e le disuguaglianze attualmente esistenti sul mercato del lavoro che, di fatto, colpiscono soprattutto le donne. Per effetto del divario retributivo, il guadagno delle lavoratrici è minore lungo l'intero arco della vita;

il 22 maggio 2012, in sede di esame del disegno di legge recante "Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita", presso l'11ª Commissione permanente del Senato (Lavoro, previdenza sociale), è stato approvato l'ordine del giorno G/3249/13/11, a prima firma dell'interrogante, con cui si impegna il Governo a definire e programmare, d'intesa e in stretta collaborazione con le parti sociali, entro un anno dalla data di approvazione del disegno di legge, misure concrete volte a conseguire entro il 31 dicembre 2016 il definitivo superamento per ciascun settore lavorativo del divario retributivo tra uomini e donne,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo relativamente alla vicenda riportata in premessa, e se non intenda valutare l'assunzione di iniziative, nell'ambito delle proprie competenze e prerogative, volte a rimuovere l'ennesima discriminazione che colpisce le donne lavoratrici e madri;

se non ritenga opportuno intervenire urgentemente, non solo revocando il riconoscimento «bollino rosa» attribuito a Poste italiane SpA, ma anche tutelando e garantendo sia il diritto alla maternità sia il diritto alla salute del personale impiegato presso Poste italiane;

se siano allo studio, in attuazione di quanto contenuto nell'ordine del giorno citato, misure volte al definitivo superamento del gender pay gap.