Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07325
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Atto n. 4-07325
Pubblicato il 19 aprile 2012, nella seduta n. 713
PARDI - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. -
Premesso che:
il 18 marzo 1981 l'Italia ha aderito al Trattato antartico, al quale attualmente aderiscono 45 Paesi, di cui 29 sono parti consultive con diritto di voto. Il Trattato sospende qualsiasi rivendicazione territoriale, lo sfruttamento delle risorse esistenti e favorisce gli usi pacifici del continente. La legge 10 giugno 1985, n. 284, poi abrogata dalla legge n. 266 del 1997, aveva istituito un Programma nazionale di ricerca in Antartide (PNRA) al fine di assicurare la partecipazione dell'Italia al trattato sull'Antartide adottato a Washington il 1° dicembre 1959. In ragione della natura strategica del programma, l'art. 3 della legge aveva istituito un comitato consultivo interministeriale per l'Antartide, mentre l'art. 4 aveva assegnato alla Commissione scientifica nazionale per l'Antartide (CSNA) funzioni di coordinamento per le iniziative di ricerca scientifica e tecnologica;
alle attività di ricerca messe in atto dal PNRA prende parte, con diverse competenze, l'intero sistema di ricerca nazionale: le università, il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), l'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (OGS), l'Istituto nazionale di astrofisica (INAF) ed altri enti di ricerca;
con l'art. 5 della legge 7 agosto 1997, n. 266, recante "Interventi urgenti per l'economia", vennero apportate modifiche alla legge istitutiva del PNRA, prevedendosi che con decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica di concerto con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, dovessero essere rideterminati i soggetti incaricati dell'attuazione, le strutture operative, nonché i compiti e gli organismi consultivi e di coordinamento, le procedure per l'aggiornamento del programma, le modalità di attuazione e la disciplina dell'erogazione delle risorse finanziarie. Il decreto legislativo 30 gennaio 1999, n. 36 (poi abrogato dal decreto legislativo n. 257 del 2003), aveva stabilito, modificando l'art. 5 della legge n. 266 del 1997, che all'entrata in vigore del citato decreto interministeriale sarebbero stati soppressi gli articoli della legge n. 284 del 1985 che definivano modalità ed organismi del PNRA;
il decreto in questione, lungi dall'essere adottato nel termine di sei mesi previsto dalla citata legge n. 266 del 1997, si è tradotto nel decreto del Ministro dell'istruzione, università e ricerca del 26 febbraio 2002, recante "Rideterminazione dei soggetti incaricati dell'attuazione, delle strutture operative, dei compiti e degli organismi consultivi e di coordinamento, delle procedure per l'aggiornamento del programma di ricerche in Antartide nonché delle modalità di attuazione e della disciplina dell'erogazione delle risorse finanziarie". Con tale decreto, intervenuto a distanza di sei anni dalla data prevista, sono infatti state apportate sostanziali modifiche alla gestione del PNRA, mediante l'istituzione di un consorzio per l'attuazione del programma, composto da ENEA, CNR, INGV, OGS e da altri soggetti pubblici e privati con funzioni organizzative, logistiche e di supporto, necessarie per l'esecuzione delle campagne di ricerca previste nei piani esecutivi annuali;
anche a seguito di rilievi effettuati dalla Corte dei conti circa l'opera di vigilanza del Ministero dell'istruzione e la gestione delle attività antartiche da parte del consorzio, si è posta la necessità di una riforma complessiva del Programma per l'Antartide. Tuttavia, nella fase consultiva prodromica all'emanazione del provvedimento di riforma, con il decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, recante "Riordino degli enti di ricerca in attuazione dell'articolo 1 della legge 27 settembre 2007, n. 165", in luogo di una riforma organica si è inteso attribuire allo statuto del CNR la possibilità di prevedere al suo interno una struttura organizzativa di programmazione e coordinamento delle attività polari;
riutilizzando ancora una volta la disposizione contenuta nell'art. 5 della legge 7 agosto 1997, n. 266, che certamente aveva esaurito completamente la sua possibilità di dettare nuove norme di riordino di un organismo già riordinato 10 anni prima, con decreto del Ministro dell'università e della ricerca del 30 settembre 2010 (recante rideterminazione dei soggetti incaricati dell'attuazione, delle strutture operative, dei compiti e degli organismi consultivi e di coordinamento, delle procedure del programma di ricerche in Antartide nonché delle modalità di attuazione e della disciplina dell'erogazione delle risorse finanziarie) si è quindi proceduto a ridisegnare le funzioni della CSNA e dell'ENEA, affidando al CNR le attività di programmazione scientifica e di coordinamento ed abrogando, infine, il citato decreto ministeriale del 26 febbraio 2002;
nel contesto di tale evoluzione normativa e del problematico rapporto tra fonti di rango primario e secondario che si è venuto a determinare - il quale, a giudizio dell'interrogante, ha contribuito, insieme alla progressiva riduzione di fondi, ad accumulare ritardi che hanno fortemente penalizzato l'attività italiana di ricerca in Antartide - la CSNA è stata ricostituita solo nell'agosto 2011 e si è insediata nel mese di novembre dello stesso anno. Anche nell'estate australe 2011 si sono dunque dovuti registrare ritardi nella predisposizione della campagna antartica nonché problemi organizzativi e logistici;
in particolare, si sono fatti sentire gli effetti delle sovrapposizioni di ruoli e competenze. Ad esempio, sulla base delle modifiche introdotte al proprio statuto consentite dal decreto legislativo di riordino degli enti di ricerca, il consiglio di amministrazione del CNR, in data 16 novembre 2011, ha ritenuto di poter istituire, attraverso una deliberazione interna, il Comitato per la ricerca polare (CRP) dotato di una propria commissione e con attribuzioni potenzialmente confliggenti con quelle della CSNA medesima;
il CNR inoltre rivendica compiti e ruoli che non gli sono stati attribuiti, stipula accordi internazionali, stabilisce che i costi del funzionamento del CRP sono posti a carico delle risorse messe a disposizione dal Ministero dell'istruzione per il PNRA, sottraendoli quindi alla ricerca, decide di partecipare alla realizzazione di parchi tematici e acquari quali il "Mediterraneum Expo-Sea Life", a giudizio dell'interrogante privi di valore scientifico, pensa di nominare i componenti italiani negli organismi antartici internazionali, di emanare i bandi di ricerca antartica nonostante il proprio palese conflitto di interessi;
con tutto ciò l'attività di ricerca italiana in Antartide, portata avanti negli anni da studiosi ai vertici degli organismi internazionali di ricerca, sta conoscendo una progressiva fase di declino e rischia di veder compromesso il ruolo di primo piano assunto dall'Italia, con una visione strategica meritevole di conferma, sin dalle fasi iniziali del Trattato nel 1981,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo ritenga di porre in essere, per quanto di sua competenza, al fine di promuovere l'attesa riforma organica del programma di ricerca italiana in Antartide, con l'obiettivo di eliminare, anche mediante l'adozione di iniziative legislative, con carattere di urgenza, ricorrendone i presupposti, gli ambiti di interferenza tra gli enti di ricerca e rimuovere conseguentemente le sovrapposizioni di ruoli e funzioni generate dal succedersi non lineare degli interventi normativi di cui in premessa;
se non si intenda a tale proposito consolidare e rafforzare il futuro della presenza italiana nel continente antartico, presenza che deve essere mantenuta e rafforzata non solo per ragioni scientifiche e di ricerca ma anche per le stesse ragioni strategiche che 27 anni fa indussero il Governo italiano e il Parlamento ad aderire al trattato e a dar vita al PNRA;
se non si intenda ribadire il carattere "nazionale" del PNRA, che ha visto finora coinvolti nelle attività di ricerca università ed enti di ricerca in collaborazione tecnica e operativa, tra gli altri, con l'esercito, l'aeronautica, il Ministero della salute, uscendo dal ridotto ed angusto spazio nel quale, a giudizio dell'interrogante, le modeste ambizioni del CNR e la scarsa lungimiranza del precedente Governo lo hanno costretto;
se il Governo non consideri opportuno, parallelamente, attivarsi per assicurare al PNRA adeguati finanziamenti pluriennali, espungendoli dal cosiddetto fondo della ricerca, atteso che il PNRA è appunto programma nazionale di valenza scientifica e strategica;
quale iniziativa si intenda assumere per evitare che un ente di ricerca nazionale aderisca ad iniziative quali il parco tematico ed il "Mediterraneum Expo-Sea Life".