Legislatura 13ª - Disegno di legge N. 702

SENATO DELLA REPUBBLICA

———–     XIII LEGISLATURA    ———–





N. 702


DISEGNO DI LEGGE




d'iniziativa dei senatori SEMENZATO, PIERONI, BOCO, BORTOLOTTO, CARELLA, CORTIANA, DE LUCA Athos, LUBRANO di RICCO, MANCONI, PETTINATO, RIPAMONTI e SARTO

COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 13 GIUGNO 1996

Norme per la nomina di un amministratore unico

della RAI-TV Spa







ONOREVOLI SENATORI. - Ormai da anni é all'ordine del giorno una riforma generale del servizio pubblico televisivo e, con essa, dei suoi organismi di gestione.
Come si ricorderà anche la legge 25 giugno 1993, n. 206, era intervenuta in forma transitoria, per rispondere alle emergenze che si erano venute, allora, a creare. Successivamente il decreto cosiddeto "salva Rai" (decreto-legge 28 febbraio 1994, n. 141, piú volte reiterato, fino al decreto-legge 26 aprile 1996, n. 212, non ancora convertito in legge) é intervenuto ulteriormente in termini di emergenza e provvisorietà.
Noi ci auguriamo che in questa legislatura la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo, ancora legato all'impostazione del 1975, possa finalmente venire alla luce.
Si tratta di ridefinire le categorie di "pubblico", troppo spesso considerate in termini esclusivamente negativi rispetto al "privato" e ancor di piú le categorie di "servizio pubblico". Bisogna mettere la Rai in condizione di produrre un grande salto creativo per favorire una crescita culturale, politica e sociale del nostro Paese, per l'attuazione di un reale pluralismo informativo, per la capacità di veicolare culture, proposte, stili di vita sottratti alla logica dei mercati pubblicitari. Non c'é dubbio insomma che il dibattito sul servizio pubblico piú che in termini di concorrenza con il settore privato debba essere affrontato dal punto di vista della qualità del prodotto.
Si tratta di individuare come queste nuove funzioni si intreccino con le nuove frontiere tecnologiche e con la sfida mondiale in corso nelle telecomunicazioni.
É evidente che solo sulla base di tale discussione sarà possibile definire la esatta struttura dell'organo di gestione.
Un'azienda rivolta al servizio pubblico é auspicabile coinvolga nella gestione rappresentanti dell'utenza e dei consumatori; rappresentanze di giornalisti e dipendenti, dato che la Rai é anche un grande patrimonio di professionalità; rappresentanti delle regioni, soprattutto se andrà in porto l'idea di una rete federalista.
E si ricordi anche che un recente referendum ha aperto la possibilità di partecipazioni azionarie non pubbliche nella Rai Spa e quindi la possibilità di trovare nuovi soci e nuove sinergie.
Va da sé che solo alla fine di questo percorso che auspichiamo sia chiuso in tempi rapidi é possibile definire la migliore struttura di gestione.
Rimane ancora una volta, invece, irrisolto il problema della emergenza legata alla crisi dell'attuale consiglio di amministrazione ormai inefficente e disgregato. Problema che va affrontato immediatamente.
Noi riteniamo che, in questo quadro, gli obiettivi da perseguire siano da una parte la massima capacità di azione dell'organo di gestione; dall'altra un forte ancoraggio, per gli aspetti di indirizzo, al Parlamento e nello specifico alla Commissione di vigilanza.
Riteniamo che la soluzione migliore per l'organo di gestione sia quella dell'amministratore unico. Esso garantirebbe una forte operatività aziendale, favorirebbe la trasparenza delle decisioni e aiuterebbe l'azienda a superare la fase critica in cui si trova.
Peraltro la storia degli ultimi anni ha evidenziato come la composizione a cinque sia una delle cause di crisi e di immobilismo dello stesso consiglio di amministrazione.
Ci sembra inoltre che la nomina di tale amministratore vada affidata alla Commissione di vigilanza con un voto a maggioranza qualificata al fine di impedire ogni aggancio tra l'organo di gestione della Rai e sistema maggioritario, con le logiche spartitorie che ne conseguono. Il Parlamento tramite la Commissione di vigilanza diviene cosí garante diretto dell'indirizzo, ma non puó influire, tramite i singoli amministratori, sulla gestione.
Non ci convince invece il dibattito in corso attorno al cosiddetto doppio livello. La nomina di un comitato di garanzia di dodici o otto persone da eleggere direttamente dal Parlamento non risolve i rischi di lottizzazione ed insieme fa perdere allo stesso ogni funzione di indirizzo.
Un potenziamento del ruolo della Commissione di vigilanza ci pare invece utile per permettere ad ogni cultura politica presente in Parlamento di far pesare i propri orientamenti.
A conclusione di questa impostazione proponiamo che il direttore generale venga espresso direttamente dall'azionista di maggioranza, dando cosí anche maggior evidenza alla diversità di ruoli e funzioni.





DISEGNO DI LEGGE



Art. 1.

1. Il comma 1 dell'articolo 2 della legge 25 giugno 1993, n. 206, é sostituito dal seguente:

" 1. Fino all'entrata in vigore di una nuova disciplina del servizio pubblico radiotelevisivo, nel quadro di una ridefinizione del sistema radiotelevisivo e dell'editoria nel suo complesso, il consiglio di amministrazione della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo é formato dal solo amministratore unico il quale assume tutte le competenze precedentemente assegnate al consiglio di amministrazione dell'azienda. L'amministratore unico viene eletto dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi con la maggioranza dei due terzi dei componenti per le prime due votazioni e a maggioranza dei presenti per le successive. Esso dura in carica per non piú di due esercizi sociali".

2. Il comma 2 dell'articolo 2 della legge 25 giugno 1993, n. 206, é abrogato.
3. Il comma 1 dell'articolo 3 della legge 25 giugno 1993, n. 206, é sostituito dal seguente:

" 1. Il direttore generale dell'azienda é nominato dall'azionista di maggioranza; il suo mandato ha la stessa durata di quello dell'amministratore unico".