Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-00898

Atto n. 3-00898

Pubblicato il 26 febbraio 2003
Seduta n. 342

DE ZULUETA, BONFIETTI, GUERZONI, IOVENE, MARTONE, TOIA. - Ai Ministri dell'interno e degli affari esteri. -

Premesso che:

tutte le organizzazioni di tutela dei diritti umani e dei profughi, dall’Unhcr e dalla Croce rossa internazionale a Human Rights Watch e Save the Children, prevedono una “catastrofe umanitaria” in caso di guerra in Iraq, con un numero di sfollati e profughi generalmente stimato fra mezzo milione ed oltre un milione solo per l’Iraq;

non solo è ampiamente prevedibile che parte di tale drammatico esodo si riversi in direzione dell’Europa e segnatamente dell’Italia, ma l’incremento degli arrivi di profughi specialmente curdo-iracheni, a bordo di Tir e/o di traghetti, segnala che l’esodo è già in corso in previsione della guerra, arginato solo, per ora, dalle cattive condizioni del mare d’inverno;

è altresì prevedibile che la spinta a fuggire non riguardi soltanto i cittadini iracheni, di etnia araba o curda, ma anche la minoranza curda in altri paesi, nei quali in coincidenza della guerra si accentua la repressione per il comune rifiuto di ipotizzarne un’autonomia: lo attestano le notizie Ansa delle ultime due settimane su esecuzioni sommarie di prigionieri politici curdi in varie prigioni iraniane, sull’apertura in Siria di processi a carico dei dirigenti dell’unico partito curdo semilegale e sulla decisione delle autorità turche di restaurare lo stato d’emergenza nelle province curde in caso di guerra;

negli stessi paesi, incluso ovviamente l’Iraq, a fronte della mobilitazione generale delle rispettive forze armate, non solo non è prevista alcuna forma di obiezione di coscienza, ma la renitenza alla leva comporta conseguenze gravissime, dalla perdita totale dei diritti civili in Turchia (come attesta una ricerca dell’associazione Papa Giovanni XXIII di Rimini), fino alla pena di morte;

nel decennio trascorso, in occasione della guerra in Bosnia e poi nel Kosovo, l’Italia offrì ai profughi da quei paesi, e dall’ex Jugoslavia in genere con la legge n. 390/95, la possibilità di ottenere una protezione umanitaria temporanea, con l’esplicita inclusione degli obiettori e dei renitenti alla leva;

nel caso dei curdi e degli iracheni, la situazione è aggravata dalla gestione diretta degli esodi da parte di una cinica imprenditorialità mafiosa, della quale, recentemente, la stessa Procura di Trieste che ne ha arrestato alcuni esponenti rilevava la sostanziale invulnerabilità e rispetto alla quale l’unica soluzione appare non certo la militarizzazione delle frontiere di partenza e di arrivo (atta solo a moltiplicare il prezzo dell’esodo in denaro e in vite umane), ma l’offerta di canali alternativi di espatrio legale, accessibili per le persone in fuga e per i loro familiari,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano necessario ed urgente:

emettere gli atti legislativi e amministrativi previsti e consentiti dalla legislazione vigente, affinché, da ora e per tutta la durata dell'eventuale conflitto e del dopoguerra in Iraq, sia riconosciuto lo status di protezione umanitaria a tutti i cittadini iracheni ed ai cittadini di altri paesi di etnia curda, nonché a coloro che venendo dai paesi variamente coinvolti nel teatro di guerra si dichiarino obiettori o renitenti alla leva e, sia attribuito loro un permesso di soggiorno temporaneo e rinnovabile per motivi di protezione umanitaria, abilitante al lavoro e al ricongiungimento familiare, senza pregiudizio per l’eventuale richiesta di asilo politico;

dare disposizioni alle autorità consolari italiane in Iran, Giordania, Siria e Turchia, affinché in via eccezionale, come già avviene da parte delle Ambasciate degli Usa e di altri paesi, si prendano in esame “in loco” con procedura d’urgenza eventuali richieste di protezione umanitaria e/o di asilo politico, nonché di ricongiungimento familiare con persone che abbiano richiesto o ottenuto in Italia l’asilo politico, attribuendo agli interessati, se del caso, un visto temporaneo per l’ingresso in Italia.