Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02046
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Atto n. 3-02046 (in Commissione)
Pubblicato il 5 aprile 2011
Seduta n. 533
LANNUTTI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, dello sviluppo economico e per le politiche europee. -
Premesso che:
la crisi sistemica generata dall'avidità dei banchieri che ha distrutto secondo il Fondo monetario internazionale ben 32 milioni di posti di lavoro dal 7 luglio 2007 tramite la speculazione sulle materie prime con gli strumenti derivati OTC (over the counter) per un ammontare pari a 700.000 miliardi di dollari (creazione dal nulla di denaro e piramidi finanziarie costruite sulla sabbia per pagare le stock option e le dorate prebende dei bankster) - secondo affermazioni superficiali e destituite di fondamento, non avrebbe toccato la solidità delle banche italiane, che avrebbero retto meglio la cattiva congiuntura;
non è la prima volta che l'interrogante mette in dubbio tali affermazioni riportate acriticamente dalla stampa economica, spesso ventriloqua dei desiderata dei banchieri che riportano le "veline" delle banche, senza sviluppare alcun senso critico o, peggio, rifiutando di pubblicare le opinioni contrarie;
le banche italiane, se hanno retto meglio la crisi rispetto alle altre banche europee, lo hanno fatto addebitando a rate, da lunghissimi anni sulle spalle delle famiglie e piccole e medie imprese, gli elevatissimi costi della loro inefficienza ed avidità, sia con i tassi più elevati rispetto alla media dell'Unione europea, sia con prezzi dei conti correnti più elevati delle altre banche d'Europa, presentando il conto di una "tangente" pari a 4,2 miliardi di euro l'anno di extra spese a carico dei correntisti;
in un'inchiesta del quotidiano "la Repubblica", pubblicata il 1° aprile 2011, Andrea Greco, oltre a focalizzare la tangente pagata dai correntisti italiani all'inefficienza di un sistema bancario, ad avviso dell'interrogante "colluso" con la Banca d'Italia, documenta un primato che nessuno ci insidia: quello «di avere le banche più costose d'Europa. L'Antitrust ha avviato l'ennesima indagine conoscitiva sui costi dei conti correnti, ma è anche il segnale della capacità del mondo bancario di evitare ogni tentativo di ridurre le commissioni. Il Garante è piuttosto esplicito nell'indicare le caratteristiche del problema. "Nonostante un assetto del sistema bancario profondamente modificato che avrebbe dovuto innescare una forte spinta concorrenziale - spiega il Garante - il livello dei prezzi dei servizi e le criticità in termini di trasparenza continuano a segnalare un confronto competitivo ancora debole". Ne fanno le spese (davvero) gli italiani, che nella fatica di districarsi tra migliaia di prodotti - ogni banca ne offre una decina per ognuno dei sei profili standard stilati dalla vigilanza - spesso rinunciano al ruolo di consumatori attenti e contribuiscono a meritarsi i conti correnti tra i più cari d'Europa, con un "sovrapprezzo italiano" stimato in 4,2 miliardi di euro annui. Come stanno le cose? È vero che gli istituti italiani si fanno pagare troppo il loro più diffuso servizio? Su quali si vanno diffondendo balzelli odiosi che scatenano la furia dei risparmiatori e le critiche di Antitrust e Mr. Prezzi? Perché agli italiani continuano a piacere le file allo sportello, simbolo di quell'approccio "fisico" alla transazione che ha costi ormai esorbitanti? Quali sono le malizie e le voci più insidiose da cui il correntista si dovrebbe guardare? (…) Il conto corrente (...) è (...) la porta d'accesso al mondo dei servizi bancari, uno strumento di transazione indispensabile ma anche il totem della relazione uomo-banca. I suoi costi variano moltissimo secondo la quantità delle operazioni e lo strumento - agenzia, telefono, internet - utilizzato. Bankitalia, per rendere più trasparente l'offerta, ha introdotto un anno fa l'Isc (indicatore sintetico di costo) che obbliga a fornire il costo annuo per un uso standard, e profila i clienti in sei "griglie di adeguatezza": giovani, famiglie con operatività bassa/media/alta, pensionati con operatività bassa/media. Le banche non possono più vendere prodotti inadatti al singolo profilo, come accadde talvolta in passato, quando la rendita di posizione garantita dal potere sovrano sui contratti permise sfracelli a danno dei correntisti (...). A fine 2010 il costo medio per la media dei profili, conteggiato dall'Abi, è di 114 euro l'anno, cui però vanno aggiunti i 34,2 euro di bolli. Il costo medio sale a 129 euro (163,2 con i bolli) per chi si appoggia di più alle filiali, mentre chi preferisce il web spende 97 euro (131,5). La Banca d'Italia, con rilevazioni proprie, giunge agli stessi 114 euro dell'Abi. Di altro tenore la reportistica della Commissione europea, che sei mesi fa ha commissionato uno studio, pubblicato da Der Spiegel, in cui l'Italia ha il primato dei costi: 295,66 euro medi annui, contro 114 euro della media dell'Europa a 27. Dati contestati dall'Abi in quanto la commissione richiama un'indagine non corretta, perché usa solo i prezzi massimi di listino, include le tasse, non contempla i conti "a pacchetto". Dal canto suo, il commissario europeo ai servizi finanziari Michel Barnier critica la prassi Abi di comprendere, nella formazione del costo medio, solo alcune operazioni dei sei profili standard di vigilanza, e non tutte le operazioni possibili come fanno a Bruxelles. Sono anni che su simili numeri Bruxelles e Roma litigano. Chi dei due ha ragione? Molto dipende da come e quanto si usa il conto»;
si legge ancora nell'articolo citato: «Secondo l'Adusbef perfino le stime di Barnier sono per difetto: "Sfido chiunque a entrare in uno dei 34.000 sportelli italiani e vedere quante operazioni può compiere con 114 euro. Le banche danno per scontato che i consumatori abbiano conti a pacchetto, mentre da listino prezzi bastano 11 operazioni al mese per spendere 500 euro l'anno". Del pari, tra convenzioni, sconti e offerte civetta si può spendere anche poco. O nulla, come attesta l'Isc del Conto corrente arancio Ing, che a chi accredita uno stipendio rimborsa i bolli e passa le carte Visa e Bancomat. Ponderando dati ufficiali, ricerche private, consumatori, non pare irrealistico un costo annuo medio sui 200 euro. Con l'aggiunta di 34,2 euro di bolli si arriva 234 euro, quindi 120 euro più dei 114 euro di costo medio Ue. Moltiplicato per 35milioni di c/c italiani fa 4,2 miliardi di euro, corrispondenti al sovrapprezzo italiano, di cui 1,2 miliardi all'erario, il resto (3 miliardi) è costo paese bancario. (...) Ma quali sono i principali costi di un rapporto di corrispondenza? Quali le malizie e i caveat cui prestare attenzione? Due mesi fa 20 milioni di famiglie hanno ricevuto gli estratti conto 2010. L'Isc permette di verificare se si spende il giusto: basta comparare il "Riepilogo annuale spese" dell'estratto con la scheda sintetica dei 40 costi tipo che gli istituti inviano periodicamente. Se c'è troppo divario, è meglio reclamare. Oltre ai bolli e alle spese di tenuta (è sempre più diffuso il canone fisso, ma è molto variabile), le grandi spese riguardano Bancomat (10-15 euro l'anno in media), carte di credito (una trentina di euro), poi l'eventuale dossier titoli (fino a un centinaio di euro). Poi le spese per operazioni: pagamenti, domiciliazioni, prelievi, rate di mutui o altri fidi. E qui il costo sale verso le stelle se si fa ricorso allo sportello, molto più costoso dei canali remoti, per la banca e per il cliente. L'Abi stima in 6,23 euro il costo di un bonifico per cassa verso una banca diversa dalla propria, mentre la cifra si dimezza se l'addebito è in conto corrente, e cala a 0,87 euro sui bonifici via internet. Stessa dinamica per pagare le utenze domestiche: 3,16 euro al cassiere, 2,17 euro con addebito, 0,77 euro via internet e 0,09 euro con domiciliazione. Il contante incide anche se prelevato a sportelli della concorrenza, con una commissione media di 1,62 euro. In realtà, escludendo le banche online - che per questo rendono gratuiti i prelievi su tutto il circuito - ci si avvicina a 2 euro, a fronte di un costo all'ingrosso di 0,56 euro che le banche si pagano a vicenda (da poco ridotto su richiesta Antitrust, ma finora senza benefici per i clienti). Infine, occhio alla "fu" commissione di massimo scoperto, tra le più invise, e soppressa ope legis dal Tesoro a metà 2009. Salvo che le banche l'hanno riesumata con spoglie e nomi diversi, tanto da meritarsi un'indagine Antitrust e la reprimenda di Bankitalia. Tre mesi fa la vigilanza ha chiesto (...) di migliorare la normativa, perché "consente di mantenere commissioni opache, complesse e molto diversificate". Poco prima il garante della concorrenza aveva segnalato al governo che le nuove commissioni erano peggiorative per i clienti senza fido in cinque casi su sette analizzati, e sempre per quelli affidati. L'Abi rispose ricordando che, in pochi mesi, la nuova legge aveva decurtato del 41% le commissioni sui fidi, di un terzo sugli scoperti. Sul sito www. pattichiari. it, curato dai banchieri, si possono confrontare singoli pregi e difetti. Basta inserire un indirizzo, un profilo di c/c predefinito (in questo caso, "famiglie con operatività media") e scegliere i canali preferiti ("sportello e virtuali"). Si paragonano fino a 5 prodotti per volta, e si possono scovare alcune "perle" che il buon correntista dovrebbe evitare, o almeno rinegoziare. Il "Conto molto" di Antonveneta (gruppo Mps), per esempio, la carta intestata se la fa pagare: 4 euro per l'estratto conto, e 12 euro per l'invio della posizione titoli. Al conto "Armonia Light" del Credito Artigiano invece il web non piace: 3,5 euro per un bonifico online su altra banca, un livello simile a quello degli istituti per i bonifici in addebito (che all'Artigiano costa 6,5 euro), o addirittura cash. La "Formula friend" della Popolare di Novara (gruppo Banco popolare) trattiene 3 euro per pagare utenze via telefono, e 2,75 euro per pagare la rata del mutuo, sia per cassa sia con addebito. La "Formula amico", poi, prevede una carta revolving con tasso a debito globale (Taeg) sugli utilizzi a rate del 22,07% l'anno. Occhio poi all'avviso via sms sul cellulare, comodo ma che a Novara non è gratis: 2 euro al mese. Il correntista di Banca Carige, "Stile evoluto", è meglio non perda la tessera Bancomat, o bloccarla gli costerà 12,91 euro (almeno c'è il numero verde). Il conto "Un due tre" della Bpm strapazza chi paga le utenze per cassa (5,80 euro), e chiede un euro perfino a chi le paga al Bancomat. Costa un euro anche chiedere al cassiere la lista movimenti, mentre ricevere a casa le comunicazioni di trasparenza (obbligatorie) fa 1,35 euro. Dove i solipsismi bancari diventano un coro è sugli scoperti dei conti, siano affidati o no. Intesa Sanpaolo - conto "Facile" - tassa un 18,11% annuo il rosso senza fido, più una commissione di 2 euro al giorno, gli stessi che chiede Unicredit "Genius one" a chi sconfina il fido. Carige commina, oltre alla commissione di 5 euro per i senza fido, una "penalità" - concetto oscuro ma ricorrente - fino a 3,5 euro al dì per somme oltre 500 euro. E la straniera Deutsche Bank (conto "All inclusive") applica un forfait di 35 euro sopra i 500 di scoperto. Ma commissioni e penali, per chi va in rosso, restano la prassi. Dopo due anni di costo del denaro ai minimi storici la redditività bancaria è ridotta al lume. La caduta all'1% del tasso dell'euro ha ridotto gli interessi dovuti al cliente a uno zero virgola zero, e tagliato ancor più quelli a favore delle banche. Qualche rincaro qua e là si vede. Soprattutto è in corso un riprezzamento dell'offerta: per Patti Chiari (Abi), nel secondo semestre 2010 sono aumentati i conti online per giovani (+11%) e famiglie ad alta operatività (+3%), mentre è sceso del 5% il costo per pensionati poco operativi. Ambienti sindacali segnalano, poi, nuove strategie commerciali intonate ai tempi grami. Da inizio anno Unicredit fa pagare un costo fisso di 10 euro per cambiare il pacchetto di conto, e ha introdotto nuove voci per i più economici, tipo 1 euro di costo al mese per ogni cointestatario, od assegno. La rivale Intesa Sanpaolo ha invece soppresso a fine 2010 conto Zerotondo (perché non guadagnava più nulla, si dice), e ne sta lanciando uno modulare con canone che cala se si sottoscrivono altri prodotti. Un modo per rafforzare i ricavi incrociati e fidelizzare i clienti. Un altro andazzo indicativo è la commissione sul prelievo dei propri contanti allo sportello, che si diffonde malgrado suoni grottesca e susciti polemiche e interventi del Garante»;
tre euro per prelevare contante: a giudizio dell'interrogante questo costituisce un vero e proprio "pizzo",
si chiede di sapere:
se risponda al vero che un conto corrente bancario costa in Italia ben 295,66 euro, contro una media di 114 euro dell'Europa e se risulti al Governo che tali costi eccessivi imposti da banche "idrovore", anche con la finalità di retribuire prebende e stock option ai banchieri, producono una spesa aggiuntiva di 4,2 miliardi all'anno a carico di consumatori, famiglie piccole e medie imprese generando un gap competitivo;
se sia vero che le banche operanti in Italia abbiano rincarato i costi del 10 per cento nel 2010, rendendo più onerosi i prezzi per l'uso delle carte, le operazioni allo sportello ed il "pizzo" per prelevare contante fino a 3 euro, praticando autentiche stangate su scoperti e servizi finanziari, fino a 6 euro per un bonifico, 3 euro per saldare una bolletta, facendo pagare estratti conto, assegni, fidi e persino gli sms;
se il Governo non ritenga offensiva e provocatoria l'affermazione del Presidente dell'Associazione bancaria italiana e di Monte dei Paschi di Siena Mussari, che scambia per gentile concessione dei banchieri la garanzia a tutela dei depositi fino a 100.000 euro che al contrario è una normativa vigente in Europa;
se dopo l'ennesima indagine aperta dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato per porre un freno alla voracità dei banchieri, che a giudizio dell'interrogante continuano ad ottenere al contrario protezione dall'Ufficio di vigilanza della Banca d'Italia, il Governo non debba assumere idonee iniziative sia per porre un freno ad usi e abusi ed all'arbitrio quotidiano dei banchieri, che revocano il fido concesso in precedenza con un preavviso di 24 ore, sia per limitare il saccheggio sistematico a danno dei correntisti ed utenti dei servizi bancari;
se per quanto di propria competenza, non debba intervenire sia per porre un argine agli aumenti, ai rincari continui, alle nuove voci di costo ed alle tasse ed ai balzelli imposti e risorti, come la commissione di massimo scoperto.