Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04513
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Atto n. 4-04513
Pubblicato il 9 febbraio 2011
Seduta n. 498
FERRANTE , DELLA SETA - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -
Premesso che:
nel 2010, 48 capoluoghi di provincia hanno superato il limite giornaliero di 50 microgrammi/m3 di polveri sottili oltre i 35 giorni consentiti dalla legge. Ai primi posti per il Pm10 Torino e Frosinone con 134 e 108 superamenti. Seguono Asti (98), Lucca (97), Ancona (96) e Napoli (35). Il dossier di Legambiente "Mal'aria di città 2011" evidenzia la cronicità dell'emergenza smog italiana;
sempre nel 2010, in ben 21 città i giorni fuori limite sono stati oltre 70, ovvero più del doppio ammesso dalla normativa. Maglia nera alla pianura Padana, dove si sono concentrati 30 dei 48 capoluoghi fuori legge. Questo è il bilancio del dossier "PM10 ti tengo d'occhio", il monitoraggio in tempo reale di Legambiente e www.lamiaaria.it, riportato nel suddetto rapporto;
è importante evidenziare che i livelli d'inquinamento, oltre ad essere elevati, sono sostanzialmente invariati rispetto agli anni precedenti, anche per gli ossidi di azoto e i microinquinanti come il benzo(a)pirene, potente cancerogeno presente anche in città industriali, come Trieste e Taranto, o altre in cui il traffico è il principale responsabile dell'inquinamento come Padova, Milano e Torino. Una situazione confermata dai dati dell'Agenzia europea per l'ambiente, che riporta ai primi posti della classifica delle città più inquinate Torino, Brescia e Milano, precedute solo da Plovdiv, in Bulgaria;
le amministrazioni locali e il Governo centrale non hanno, di fatto, ancora messo in campo azioni efficaci contro l'avvelenamento e l'intasamento dei centri urbani. La principale fonte d'inquinamento urbano deriva proprio dai trasporti, responsabili, ad esempio, del 50 per cento delle polveri sottili a Roma e dell'84 per cento degli ossidi di azoto a Napoli. I trasporti su strada emettono annualmente circa il 34,7 per cento del PM10, il 55,5 per cento del benzene, il 51,7 per cento degli ossidi di azoto, il 43,1 per cento del monossido di carbonio;
a sostegno di quanto affermato e solo come esempio esplicativo si riporta l'emblematica vicenda milanese. Milano ha esaurito il bonus di 35 giorni fuori legge previsto dalla normativa europea e nazionale. Elaborando i dati dell'Arpa, Legambiente Lombardia ha denunciato inoltre che "…dall'inizio del 2011 la concentrazione media di Pm10 a Milano è stata di 98 microgrammi per metrocubo: oltre il doppio rispetto alle indicazioni dell'Unione Europea che, nell'arco dei 12 mesi, impone un tasso di 40. dall'inizio dell'anno, dunque, i milanesi hanno respirato aria due volte e mezzo più inquinata del consentito. Una situazione così grave non si verificava dal 2006. Milano è malata cronica e grave e in campagna elettorale il Sindaco aveva promesso una città con 300.000 auto in meno: a fine mandato il risultato non c'è e, anzi, secondo il piano di governo del territorio appena approvato dovremo fare i conti con una crescita del traffico";
inoltre bisogna sottolineare che la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per il superamento dei valori limite di concentrazione atmosferica del materiale particolato (Pm10), registrato a partire dal 1° gennaio 2005 in oltre 50 zone del territorio nazionale, ubicate in 15 tra regioni e province autonome. Il 29 gennaio 2009 l'Italia ha ricevuto formale lettera di messa in mora da parte della Commissione. Il successivo 7 maggio 2010, la Commissione ha proseguito la procedura emanando il parere motivato;
dato che l'Italia non ha dimostrato di avere in corso un efficace piano di risanamento, da un momento all'altro potrebbe essere emessa la sentenza di condanna e la conseguente sanzione. Il 26 gennaio 2009, l'Italia ha presentato una richiesta di deroga al rispetto dei valori limite per il Pm10, basata sui piani di risanamento adottati delle Regioni e dalle Province autonome, ma senza un piano nazionale;
le decisioni della Commissione europea, intervenute il 29 settembre 2009 e il 1° febbraio 2010, hanno accolto solo parzialmente la richiesta di deroga dell'Italia rilevando la necessità dell'ulteriore intervento di risanamento di livello nazionale prospettato nell'istanza. Restano fuori legge il 17 per cento del territorio e 30 milioni di abitanti;
a peggiorare ancora di più la situazione è la mancata emanazione, prima del Natale 2010, da parte del Governo, del più volte annunciato, dal Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, decreto-legge in materia di lotta alle emissioni di Pm10 e di ossidi di azoto;
l'immediata operatività di questo decreto si renderebbe necessaria al fine di superare la situazione di elevato rischio ambientale e sanitario per la popolazione esposta. Nel decreto dovrebbero essere previste in via prioritaria le seguenti misure: l'adozione di misure di limitazione delle circolazione per i veicoli più inquinanti nei principali comuni delle 17 aree omogenee fuori legge poste in 15 regioni italiane, in particolare i divieti devono riguardare i camion e il divieto di circolazione per fasce orarie per tutti i veicoli diesel per trasporto merci (oltre 3,5) euro 0, euro 1 ed euro 2; analoghe misure di limitazione dovrebbero essere applicate anche per autobus e pulmann per il trasporto di persone e per le macchine agricole e di cantiere; la libera circolazione per coloro che applicassero opportuni filtri antiparticolati omologati, e agevolazioni e incentivi per chi applica i filtri che giungono sino al 50 per cento dell'intervento (per i privati) e al 100 per cento per il trasporto pubblico; l'istituzione di un fondo rotativo per interventi di risanamento ed efficientamento degli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici, in quanto gli stessi sono molto inefficienti e quindi gli investimenti offrirebbero un ritorno finanziario nell'arco di pochi anni,
si chiede di conoscere quali siano i motivi che fino ad oggi hanno impedito l'emanazione del suddetto decreto-legge che se fosse, invece, immediatamente operativo permetterebbe non solo di metterci al riparo dall'ennesima brutta figura con l'Unione europea, ma eviterebbe sicuramente anche l'ennesima infrazione europea, e al tempo stesso sarebbe un primo, concreto, seppur ancora insufficiente, segnale per la lotta all'inquinamento atmosferico contribuendo ad affrontare una situazione di elevato rischio ambientale e sanitario che riguarda la stragrande maggioranza dei cittadini del nostro inquinato Paese.