Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01820

Atto n. 3-01820

Pubblicato il 17 dicembre 2010
Seduta n. 476

VITA , VIMERCATI - Al Ministro dello sviluppo economico. -

Premesso che:

lo schema di decreto legislativo n. 169, meglio conosciuto come "decreto Romani", reca l'attuazione della direttiva 2007/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2007 che modifica la direttiva 89/552/CEE del Consiglio relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l'esercizio delle attività televisive;

tale schema di decreto legislativo, adottato nell'esercizio della delega di cui alla legge 7 luglio 2009, n. 88 (legge comunitaria per il 2008), apporta numerose e significative modifiche al "Testo unico della radiotelevisione", di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, che viene rinominato "Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici";

in particolare, all'articolo 4, comma 1, lettera a), di detto schema di decreto legislativo il "servizio di media audiovisivo" viene definito "un servizio (...) che è sotto la responsabilità editoriale di un fornitore di servizi media e il cui obiettivo principale è la fornitura di programmi al fine di informare, intrattenere o istruire il grande pubblico, attraverso reti di comunicazione elettroniche e che comprende sia servizi lineari che servizi non lineari";

lo stesso articolo prevede, inoltre, che "non rientrano nella nozione di 'servizio di media audiovisivo' i servizi prestati nell'esercizio di attività principalmente non economiche"; tuttavia, "rientrano nella predetta definizione i servizi, anche veicolati mediante siti Internet , che comportano la fornitura o la messa a disposizione di immagini animate"; il decreto, in tale modo, include la fornitura delle immagini via Internet tra le attività che necessitano di un'autorizzazione del Governo ed estende la disciplina del diritto d'autore ai fornitori di servizi via web all'articolo 6, comma 2, lettera b)" ,"si astengono dal (...) mettere comunque a disposizione degli utenti, su qualsiasi piattaforma e qualunque sia la tipologia di servizio offerto, programmi oggetto di diritti di proprietà intellettuale di terzi", obbligando l'Autorità, al comma 3 dell'articolo 6, ad emanare "le disposizioni regolamentari necessarie per rendere effettiva l'osservanza dei limiti e divieti";

l'articolo 17 del medesimo schema di decreto reca numerose norme di coordinamento; in particolare, alla lettera ee) - che introduce nel "Testo unico" il nuovo articolo 22-bis) - si prevede che l'attività di fornitore di servizi di media audiovisivi a richiesta sia soggetta al regime dell'autorizzazione generale, a mezzo di dichiarazione di inizio attività da presentarsi al Ministero dello sviluppo economico;

all'articolo 12 viene previsto un regime di graduale riduzione dei limiti per la trasmissione di spot pubblicitari televisivi da parte di emittenti a pagamento;

considerato che:

il testo dello schema di decreto in questione è stato oggetto di forte dibattito sia a livello parlamentare che a livello istituzionale e sociale con numerosi interventi da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), delle imprese e delle associazioni del settore; in particolare le Commissioni competenti della Camera e del Senato hanno votato dei pareri favorevoli con condizioni e osservazioni, alla luce anche delle numerose osservazioni emerse nel ciclo di audizioni effettuate;

le modifiche apportate al suddetto schema di decreto hanno destato forte preoccupazione anche nell'ambasciatore statunitense in Italia, David Thorne, il quale, in una comunicazione del 3 febbraio 2010 inviata da Roma a Washington, transitata dal server di Wikileaks e pubblicata il 13 dicembre 2010 sul sito del quotidiano spagnolo "El Paìs", scrive tali testuali parole: «Funzionari di Sky ci hanno detto che il viceministro Romani sta guidando gli sforzi all'interno del Governo italiano per aiutare Mediaset di Berlusconi e per mettere Sky in svantaggio (...) la legge metterebbe limiti alle pubblicità sulle pay-tv, che superano quelli richiesti dall'Ue (...) Qualcuno ritiene che sia pensata per favorire i canali non criptati Mediaset, di Berlusconi, che non sarebbero soggetti agli stessi limiti»;

considerato che il messaggio dell'ambasciatore Thorne, intitolato «Gli oppositori del decreto sul web dicono che soffoca la libertà di parola e minaccia la democrazia», delinea in modo inequivocabile «un precedente per nazioni come la Cina»; si tratta di una legge, prosegue l'ambasciatore, «scritta per dare all'esecutivo margine di manovra per bloccare o censurare i contenuti Internet (...) Nonostante le reazioni negative dell'opposizione e degli operatori del settore, la questione non ha conquistato le prime pagine e quindi non c'è stata una forte reazione dell'opinione pubblica»,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga che tale atto normativo si configuri come strettamente funzionale alla tutela delle aziende del Presidente del Consiglio dei ministri imponendo all'Esecutivo un immediato chiarimento anche in sede parlamentare circa i suoi indirizzi in materia radiotelevisiva e nei riguardi della rete.