Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00330
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Atto n. 1-00330
Pubblicato il 26 ottobre 2010
Seduta n. 445
PEDICA , CARLINO , BELISARIO , GIAMBRONE , BUGNANO , CAFORIO , DE TONI , DI NARDO , LANNUTTI , LI GOTTI , MASCITELLI , PARDI
Il Senato,
premesso che:
in data 8 ottobre 2010 è stato conferito all'attivista e intellettuale cinese Liu Xiaobo il premio Nobel per la pace per "il suo impegno non violento a tutela dei diritti umani in Cina", come si legge nelle motivazioni del premio del Comitato per il Nobel;
la candidatura di Liu Xiaobo al premio Nobel per la pace era stata proposta nel gennaio 2010 con il sostegno, tra gli altri, di Desmond Tutu e del Dalai Lama;
Zhaoxu, il portavoce del Ministro degli esteri cinese, aveva contestato la scelta sostenendo che la consegna del premio all'attivista sarebbe stata un grave errore. I componenti del comitato del Nobel assicurarono che le dichiarazioni del Ministro non avrebbero condizionato la loro scelta finale;
il Comitato ha voluto dare un significativo messaggio alla Repubblica popolare Cinese conferendo tale premio al dissidente Liu Xiaobo, il primo cinese ad essere premiato per i suoi meriti a favore della pace, infatti nel premiarlo Stoccolma ha motivato il riconoscimento affermando che: "Durante gli ultimi decenni la Cina ha fatto enormi progressi economici, forse unici al mondo, e molte persone sono state sollevate dalla povertà. Il Paese ha raggiunto un nuovo status che implica maggiore responsabilità nella scena internazionale, che riguarda anche i diritti politici. L'articolo 35 della Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica";
fra i meriti specifici il Comitato per il Nobel ha ricordato che Liu Xiaobo "è stato un grande difensore dell'applicazione di questi diritti, ha preso parte alla protesta di Tienanmen nell'89, è stato tra i firmatari e i creatori di Charta 08, manifesto per la democrazia in Cina";
Liu Xiaobo è stato arrestato, processato e condannato a 11 anni di detenzione dal Governo cinese, nel dicembre 2009, con il capo di accusa di "incitamento alla sovversione del potere dello Stato" per aver fondato e sostenuto il movimento "Charta 08", un movimento che sostiene la libertà di espressione e il rispetto dei diritti umani e politici in Cina, fra i quali quello di godere di libere elezioni;
proprio per le dure condizioni di isolamento a cui è sottoposto il neo premio Nobel, Liu Xiaobo non ha ancora potuto apprendere la notizia che gli è stato conferito il premio;
le reazioni da parte del Governo cinese al conferimento del premio sono state molto dure: il commento ufficiale del Governo, riportato dalle agenzie di stampa, parla di "oscenità"; secondo il Ministero degli esteri, Liu Xiaobo è "un criminale che è stato condannato dalla giustizia cinese. Assegnargli il Nobel equivale a incoraggiare il crimine" e, prosegue la nota, "la decisione è destinata a nuocere alle relazioni tra la Cina e la Norvegia". Infatti l'ambasciatore norvegese a Pechino è stato convocato dal Governo per rimostranze ufficiali;
anche la moglie di Liu Xiaobo, Liu Xia, sta pagando la dura reazione del Governo: alcuni agenti della polizia subito dopo la notizia del Nobel hanno raggiunto l'abitazione della donna per impedirle di rilasciare dichiarazioni alla stampa, ed il Governo ha poi sottoposto agli arresti domiciliari Liu Xia, impedendole ogni comunicazione con l'esterno;
le autorità cinesi hanno negato anche al fratello del Nobel per la pace Liu Xiaobo il permesso di visitare in carcere il congiunto. Secondo un gruppo per i diritti umani di Hong Kong si tratta di una violazione delle regole della prigione di Jinzhou, dove è detenuto Xiaobo, che permette ai prigionieri di ricevere visite una volta al mese;
Liu Xiaoguang ha chiesto la liberazione del fratello, esprimendo preoccupazione per la sua sicurezza, dal momento che condivide la cella con altri 5 detenuti;
un sondaggio pubblicato in data 18 ottobre 2010 sul "Global Times" ha evidenziato che sei cinesi su dieci hanno chiesto il ritiro del premio e le scuse di Oslo, nonostante sull'argomento premio Nobel la stampa cinese non pubblichi ancora notizie e circa il 75 per cento degli intervistati non sappia chi ha vinto il premio Nobel quest'anno;
le reazioni della comunità internazionale sono state invece di grande apprezzamento per la scelta di Stoccolma: Amnesty International, che si batte da mesi per ottenere la liberazione di Liu, ha accolto con soddisfazione la decisione di assegnare il Nobel per la pace a Liu Xiaobo, il presidente Usa Barack Obama, Nobel per la pace nel 2009, si è congratulato per la scelta e ha chiesto alle autorità cinesi la liberazione, e così il Ministro degli esteri francese, Bernard Kouchner, e l'Unione europea;
significativa anche la dichiarazione del Dalai Lama: "Premiare con il Nobel per la pace Liu Xiaobo è il riconoscimento della comunità internazionale all'innalzamento della voce tra il popolo cinese per premere la Cina attraverso riforme politiche, legali e costituzionali" e ha chiesto alle autorità cinesi di liberare al più presto il dissidente;
in data 18 ottobre 2010 più di 100 intellettuali cinesi, attivisti per la pace e avvocati hanno pubblicato una lettera per chiedere la democrazia in Cina e il rilascio del premio Nobel Liu Xiaobo e di altri prigionieri politici; nella lettera sollecitano l'adozione di "misure urgenti perché Liu Xiaobo venga liberato e possa riabbracciare la moglie Liu Xia e andare a Oslo a ricevere personalmente il premio'', e chiedono che siano "liberati tutti i prigionieri di coscienza e politici, in cella per motivi ideologici o religiosi", i quali hanno denunciato che sono aumentate le restrizioni alla loro libertà e sono stati posti sotto più stretta sorveglianza da quando Xiaobo ha vinto il premio;
rilevato inoltre che:
la notizia del conferimento del premio Nobel a Liu Xiaobo è giunta mentre il premier cinese Wen Jiabao si trovava in visita ufficiale in Italia, ricevuto dal Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e dal Ministro degli affari esteri Franco Frattini;
l'Italia, che nei giorni successivi alle dure reazioni cinesi ha poi espresso la propria condanna ufficiale sulle ritorsioni e chiesto la liberazione del premio Nobel, ha tuttavia perso una grande occasione per far sentire la propria voce durante la visita del premier cinese Wen Jiabao, il quale, dopo aver siglato accordi economici con il nostro Paese per un valore di circa 200 miliardi di dollari, distribuiti nei prossimi cinque anni, è ripartito senza che alcuna voce si fosse levata per difendere i diritti umani e con la conclusione di 17 accordi commerciali e intergovernativi,
impegna il Governo:
ad adoperare ogni strumento politico, diplomatico ed economico in suo potere, anche, se necessario, ritirando la partecipazione italiana dagli accordi economici commerciali e intergovernativi firmati con la Repubblica cinese, per ottenere dalle autorità cinesi che Liu Xiaobo sia immediatamente scarcerato e che possa personalmente ritirare il premio Nobel all'atto della consegna ufficiale, nonché che vengano revocati gli arresti domiciliari imposti alla moglie;
a condizionare la ratifica degli accordi futuri in campo economico e commerciale al rispetto dei diritti umani da parte del Governo cinese;
a sostenere, finanziariamente e diplomaticamente, le associazioni di cittadini cinesi che in Italia si battono per il rispetto dei diritti fondamentali e della libertà, civile, politica e sociale, nel loro Paese.