Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02179
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Atto n. 4-02179
Pubblicato il 15 maggio 2002
Seduta n. 173
DE PETRIS, RIPAMONTI, ZANCAN, DE ZULUETA, MONTINO, BATTISTI, FALOMI, BRUTTI MASSIMO. - Al Ministro della giustizia. -
Premesso che:
il numero delle cause di lavoro pendenti avanti al Tribunale di Roma è cresciuto in modo considerevole, passando dalle 5.000 del 1974 alle 20.000 circa del 1987 fino alle oltre 79.000 odierne; dalla riforma del processo del lavoro il numero dei magistrati applicati a queste cause è stato sostanzialmente lo stesso – 40 previsti dall’organico, da 32 a 38 effettivamente operanti –, non sufficiente, nonostante lo sforzo di produttività, per fronteggiare nel tempo l’aumento delle iscrizioni e la formazione dell’arretrato; questa situazione si è inevitabilmente riflessa sui tempi della definizione dei giudizi che hanno subito una dilatazione; il consistente gravame ha comportato conseguente aumento di carico per la fase di appello, facendo venir meno il rapporto di cambio, fino a portare l’arretrato, negli anni 1995-1996, a circa 30.000 cause. Solo a decorrere dal 1996, epoca in cui è stato coperto l’organico ampliando a 20 il numero di magistrati divisi in tre collegi con un presidente ciascuno, si è verificata una inversione di tendenza consentendo di avviare un’opera di definizione maggiore dei giudizi; la consistente quantità di domande giudiziali trova giustificazione, oltre che in cause incidenti su tutte le sedi giurisdizionali del lavoro, in cause proprie alla realtà di Roma: in particolare, la concentrazione nella Capitale della maggioranza degli enti pubblici, privatizzati e previdenziali, la forte presenza di piccoli datori di lavoro del settore terziario poco propensi alla conciliazione, la competenza esclusiva di Roma per le controversie previdenziali dei residenti all’estero; la conseguente specializzazione degli studi legali propensi anche a domande di giustizia «esplorativa»; l’esplosione del contenzioso previdenziale; questa rilevante consistenza delle questioni trattate evidenzia anche la ricaduta che la giustizia del lavoro ha nell’assetto economico e sociale, fortemente condizionata dalle attese e dagli esiti che i lavoratori e le parti datoriali consegnano alla decisione dei giudici; la situazione si è aggravata con la riforma del giudice unico in ragione della devoluzione al Tribunale di Roma dei giudizi in precedenza trattati dalle ex sezioni distaccate della Pretura Lavoro; la istituzione della Sezione Lavoro della Corte d’Appello di Roma ha assorbito i magistrati impegnati nella definizione a stralcio degli appelli pendenti al 31 dicembre 1999, circa 25.000, riducendo l’organico dagli ordinari 20 giudici e 3 Presidenti a 12 giudici e 2 Presidenti; nella stessa Sezione lavoro della Corte d’Appello sono confluiti i gravami di tutto il territorio regionale, con conseguente iscrizione a ruolo, ogni mese, di circa 800 ricorsi, difficilmente sostenibili dall’organico attuale, pure se passato da 4 consiglieri nel 2000 a 8-9 consiglieri nel 2002; l’oggettiva mole di lavoro ha trovato un forte impegno dei magistrati addetti che ha mantenuto l’indice della loro produttività e laboriosità tra i più alti d’Italia; la tendenza del numero delle sopravvenienze degli ultimi anni è crescente e dimostra quanto i cittadini continuino a riporre la loro fiducia primaria, in una materia che tocca le loro possibilità concrete di miglioramento economico e di tutela delle condizioni di lavoro o di impresa, nel sistema giurisdizionale di composizione dei conflitti; in primo grado, infatti, sono sopravvenute 39.060 cause nel 1996, 52.074 del 1997, 51.406 nel 1998, 48.961 del 1999 e 49.507 nel 2000; in Corte d’Appello Lavoro sono sopravvenute 6.853 cause nel 2000 e 8.770 nel 2001, al mese di marzo 2002 sono pervenuti 981 appelli, petendo, così, prefigurare il superamento di 10.000 nuove controversie per la fine del 2002; questi numeri chiedono una adeguata presenza di magistrati, cancellieri e altri impiegati, aule e un numero di postazioni di lavoro pari al numero degli addetti; diversamente, il numero dei magistrati in organico non è adeguato. Infatti, l’organico del Tribunale, seppure di recente incrementato, è diviso tra primo grado e Sezioni stralcio e l’organico della Corte d’appello è sottodimensionato, con una insufficienza della produttività dei singoli a smaltire i processi pendenti e le sopravvenienze; il personale di cancelleria è numericamente insufficiente. In primo grado le udienze sono svolte senza assistenza e in secondo grado a fronte di 4.914 dispositivi letti alla pubblica udienza sono state pubblicate 3.152 sentenze: i giudici di appello hanno deciso 1.772 sentenze in più di quelle che la loro cancelleria ha potuto sostenere; nè i giudici nè gli addetti di cancelleria dispongono di adeguate postazioni di lavoro pari al loro numero e alla quantità dei documenti complessi da trattare. Perfino gli archivi che raccolgono le cause in trattazione sono saturi e non raccolgono più cause;
il Tribunale del lavoro (primo grado e appello-stralcio) non dispone di una sede adeguata al numero delle cause e dei giudici; la Corte d’appello del lavoro è provvisoriamente collocata in poche stanze di via Lepanto 4, mentre la nota sede di via Varisco non è ancora in uso ed è contesa con altri uffici giudiziari; dalla rappresentazione di questa realtà si ricava il rischio di una sempre più inefficace laboriosità, insufficiente ad assicurare i tempi di una ragionevole durata dei processi e di attuazione concreta del principio di legalità; è dimostrato quanto per costruire una giustizia efficiente serva prima che indagare l’attività del singolo magistrato avere capacità politica di organizzare e migliorare il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia, anche prevedendo maggiori risorse umane giudici – addetti alle concellerie, commessi – ed economiche e logistiche, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione esposta dagli interroganti e quali siano le sue valutazioni e intendimenti a riguardo; se il Ministro intenda agire per migliorare, nell’ambito delle proprie competenze, le condizioni per lo svolgimento delle cause di lavoro nelle sedi giurisdizionali italiane e, in particolare, nella città di Roma; se, con riferimento al Tribunale e alla Corte d’Appello di Roma, anche in ragione delle specificità che queste sedi devono assolvere in materia giuslavorativa, il Ministro intenda favorire una migliore organizzazione del servizio, quanto ai giudici e al personale da impegnare e quanto all’individuazione di una unica sede utile a contenere, mediante apposite postazioni di lavoro per tutto il personale addetto, l’attività per la trattazione dei giudizi di primo e secondo grado.