Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01424
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Atto n. 3-01424
Pubblicato il 15 luglio 2010
Seduta n. 406
LUMIA , GARRAFFA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della giustizia e dell'interno. -
Premesso che:
a giudizio degli interroganti, non c'è cosa peggiore della malaburocrazia nella gestione dei beni confiscati, soprattutto quando essa coincide con gli interessi della mafia;
in Sicilia, a Polizzi Generosa (Palermo), una piccola cittadina delle Madonie, nel lontano 1987 grazie all'operato di Giovanni Falcone è stato sequestrato il feudo "Verbumcaudo", del boss mafioso Michele Greco (detto "il papa"), che è riuscito ad ottenerne la proprietà dopo un controverso processo di spoliazione dei beni a danno del conte Salvatore Tagliavia. Un appezzamento di terreno, esteso 150 ettari, dedito ad uliveto e seminativo, su cui insistono diversi antichi caseggiati. Un bene il cui valore veniva stimato, all'atto del sequestro, in ben 2,5 miliardi di lire;
il feudo prima viene affidato all'Arma dei Carabinieri, per finalità addestrative. Successivamente, quando il comune di Polizzi ne fa richiesta per la realizzazione di attività sociali e produttive, la stessa Arma rinuncia al bene. Il 21 dicembre 2007, pertanto, alla fine di un lunghissimo e complesso iter il feudo è assegnato al Comune che decide di affidarlo alla cooperativa Placido Rizzotto, dell'associazione Libera. L'obiettivo è quello di realizzare attività agricole e agrituristiche per creare occupazione e, allo stesso tempo, dare un segnale forte di legalità e sviluppo. In questo modo si vuole mettere in pratica lo spirito della legge sul riuso sociale dei beni confiscati alla mafia, trasformando i beni confiscati in risorse sociali e produttive per il territorio;
a questo punto cominciano i problemi. Sul feudo, infatti, grava un'ipoteca a suo tempo sottoscritta dallo stesso Michele Greco che sfocia in un altro procedimento giudiziario in sede civile, dopo che quello in sede penale si era concluso dopo un lunghissimo iter. Il magistrato dell'esecuzione del Tribunale di Termini Imerese blocca di fatto l'assegnazione alla cooperativa Placido Rizzotto, avvia un percorso che porta inevitabilmente alla vendita del feudo con un'asta pubblica e nel frattempo decide di assegnarne la gestione, addirittura a titolo gratuito, ai proprietari dei terreni confinanti, i fratelli Battaglia, i quali da sempre hanno condotto, di fatto, il feudo, e sui quali è necessaria una rigorosa verifica sui loro legami con il boss Michele Greco e sugli attuali riferimenti del clan Madonia;
in sede civile, quindi, si producono una serie di scelte che sono in contrasto con il volere dell'amministrazione comunale, con il cammino già avviato dalla comunità locale e in contraddizione con le finalità della legge sul riuso dei beni confiscati;
comincia così un iter burocratico complicatissimo in cui sono coinvolti Comune, creditori (Banco di Sicilia e società a cui viene ceduto il credito), Tribunale, Prefettura, curatore giudiziario eccetera. Il 26 marzo 2009, nel Comune di Polizzi Generosa si istituisce una Commissione consiliare di indagine per l'esame delle problematiche del feudo "Verbumcaudo". I lavori giungono all'approvazione di un'obiettiva e circostanziata relazione finale in cui si denunciano le rigidità di un sistema burocratico che nei fatti ostacola lo spirito della legge sul riuso sociale e produttivo dei beni confiscati e si pone in alternativa alla vendita del bene e al suo utilizzo favorevole agli interessi delle organizzazioni mafiose;
la mafia, ovviamente, "benedice" la burocrazia, visto che si può giungere all'asta pubblica, e comincia a lanciare pesanti avvertimenti. Viene preso nel mirino Vincenzo Liarda, un sindacalista della Cgil, che si impegna in un territorio con scarsi livelli occupazionali per l'assegnazione sociale e la destinazione produttiva del bene. A Liarda, all'inizio di maggio, viene recapitata una lettera minatoria e la foto di due proiettili. Qualche giorno dopo, il 7 maggio 2010, l'amministrazione convoca un Consiglio comunale straordinario in seduta aperta al quale partecipano diversi rappresentanti istituzionali regionali e nazionali, tra i quali oltre agli interroganti, l'on. Cracolici, l'on. Apprendi, l'on. Faraone e i Sindaci delle Madonie per dimostrare piena solidarietà e il sostegno all'amministrazione e allo stesso Liarda. È in quella occasione che il primo firmatario della presente interrogazione prende la parola, probabilmente davanti agli emissari della mafia, e sfida, con nomi e cognomi, i boss dicendo loro che lo Stato vincerà la battaglia per la gestione del feudo. In particolare lo stesso sottolinea il ruolo della mafia locale guidata dai Maranto e dagli imprenditori mafiosi David. Riferisce che il bene cade nella zona di Valledolmo, dove domina la famiglia mafiosa dei Privitera legata alla potentissima consorteria mafiosa dei Madonia di Vallelunga, tuttora capi indiscussi della provincia di Caltanissetta e della confinante zona di Palermo;
la risposta di Cosa nostra non si è fatta attendere e il 10 maggio 2010, sempre a Vincenzo Liarda, viene recapitata un'altra missiva, ancora più pesante, che conteneva polvere da sparo e il seguente messaggio: "Allora non capisce. Ultimo avvertimento. Dato che della sua bella famiglia non ci interessa il contenuto lo divide con il suo amico Lumia. Bravi". Un'intimidazione chiara e inquietante, ma allo stesso tempo una conferma dell'ottimo lavoro svolto fino ad adesso, che mette in difficoltà Cosa nostra;
si susseguono altre iniziative e un altro pesante avvertimento sempre nei confronti di Liarda in cui si torna a fare riferimento anche al senatore Lumia. In particolare spicca la manifestazione sindacale della Cgil, organizzata direttamente nel feudo con rappresentanti della politica, delle istituzioni e di una folta rappresentanza di lavoratori siciliani e di dirigenti nazionali;
è ormai chiaro che intorno al destino del feudo si mette in gioco la credibilità dello Stato e della stessa antimafia. L'aggressione dei patrimoni dei boss e il riuso sociale dei beni confiscati sono fondamentali per vincere le mafie e liberare dalle catene del condizionamento mafioso. Non si può permettere che vincoli e cavilli burocratici ostacolino la lotta alla mafia. Ognuno deve fare la propria parte. Alcuni consiglieri comunali di Polizzi lo stanno facendo, come pure il sindacalista Vincenzo Liarda, la Cgil, l'associazione Libera, ma non basta. È necessario che la politica e le istituzioni intervengano e che i partiti, gli uomini politici, le associazioni, i singoli cittadini, le banche diano dimostrazione concreta di sostenere l'azione di legalità e sviluppo. Insieme, con senso di responsabilità e solidarietà, per sconfiggere le mafie e la cultura mafiosa,
si chiede di sapere:
se il Governo intenda adottare o promuovere provvedimenti di carattere legislativo e regolamentare per liberare i beni confiscati da vincoli e ipoteche che ne impediscono di fatto la destinazione sociale e produttiva;
se il Ministro della giustizia intenda verificare la regolarità dell'ultimo iter giudiziario;
se la neo Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata intenda assumere la vicenda del feudo Verbumcaudo come una priorità al fine di garantire la sua originaria destinazione sociale e produttiva decisa in base alla legge n. 109 del 1996.