Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-03109
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Atto n. 4-03109
Pubblicato il 5 maggio 2010
Seduta n. 373
PEDICA - Al Ministro dello sviluppo economico. -
Premesso che:
nel settore energia, Acea è il secondo operatore nazionale nella distribuzione di elettricità, gestisce la rete elettrica di Roma servendo 2,7 milioni di abitanti e l'illuminazione pubblica della capitale e di altri comuni italiani;
nel settore dei servizi idrici il Gruppo Acea è il maggiore operatore italiano, con un bacino di utenza di oltre 8 milioni di abitanti, pari a circa il 14 per cento dell'intero mercato nazionale; è gestore del servizio idrico integrato - acquedotto, fognatura e depurazione - nell'Ambito territoriale ottimale di Roma e provincia (Ato 2 Lazio centrale - Roma) ed è presente nella gestione dei servizi idrici in altre aree del Lazio, della Toscana, dell'Umbria e della Campania;
nata come Azienda municipalizzata, nel 1992 Acea è stata trasformata in Azienda speciale e poi SpA, facendo il suo ingresso in Borsa nel 1999;
sino a febbraio 2010 la composizione azionaria di Acea risultava rappresentata al 51 per cento dal Comune di Roma, al 10 per cento circa da Gaz de France-Suez (GdF-Suez), all'8,9 per cento dal gruppo Caltagirone e al 29 per cento dall'azionariato popolare;
in seguito all'approvazione del cosiddetto decreto Ronchi, che in sostanza obbliga i comuni a non superare la quota del 30 per cento di partecipazione nelle ex società municipalizzate e che dovrebbe essere attuato entro il 2015, il sindaco di Roma Alemanno ha annunciato la dismissione del 21 per cento delle quote azionarie in eccedenza possedute dal Comune;
in data 12 febbraio 2010 il Consiglio Comunale di Roma ha approvato una mozione che impegna il Sindaco e la Giunta "a porre in essere tutte le azioni necessarie per delineare un percorso di cessione delle quote azionarie di Acea SpA, in eccesso rispetto ai limiti indicati dalla legge, che garantiscano al Comune di Roma il controllo della società e, in particolare, del servizio idrico, vista la natura pubblica del bene-acqua, la cui fornitura va assicurata come servizio universale accessibile a tutti";
ciononostante, ancora non vi è alcuna regolamentazione che eviti al Comune di diventare socio di minoranza e pertanto perdere ogni potere decisionale;
rilevato che:
in data 22 aprile 2010 il gruppo Caltagirone, a seguito di acquisto di azioni della Acea SpA, ha superato la soglia del 10 per cento nel capitale sociale di Acea, portando la sua quota al 10,058 per cento, a fronte dell'8,945 per cento che aveva in portafoglio al 4 febbraio 2010;
in un articolo pubblicato dal quotidiano "La Repubblica", edizione romana del 23 aprile 2010, si legge che "come sottolinea il Sole 24 Ore, i rappresentanti di Caltagirone nel Cda [di Acea] non saranno più chiamati solo a prendere atto delle strategie del vertice ma potranno anche avere ufficialmente ruolo attivo";
sempre lo stesso articolo riporta che "l'Apa, associazione piccoli azionisti, ha fatto ricorso al Tar contro un'altra recente delibera capitolina che, di fatto, rivedendo le modalità di elezione del cda, assegna tutti i posti di minoranza ai due maggiori azionisti privati di Acea";
in un articolo del settimanale "L'Espresso", pubblicato in data 21 ottobre 2009, dal titolo "Acea, i francesi all'attacco - Debito elevato, pochi utili", si riportava come esiste all'interno di Acea una contrapposizione che vede "da un lato il comune di Roma con il suo 51% e l'alleato forte Francesco Gaetano Caltagirone; dall'altro i francesi di GdF-Suez SA, secondo azionista privato ma già estromessi dai giochi nella scelta del presidente (Giancarlo Cremonesi) e dell'amministratore delegato (Marco Staderini), entrambi vicini al sindaco, Gianni Alemanno, e al costruttore romano";
la contrapposizione fra GdF-Suez SA e il Comune sarebbe derivata dalla situazione finanziaria fortemente problematica nella quale versa Acea, che nel 2009 ha registrato 52,5 milioni di euro di perdite, a fronte dei 186 milioni di utili conseguiti nel 2008, situazione che ha spinto pochi mesi fa GdF-Suez a scrivere al management dell'azienda criticando il piano industriale, colpevole di non affrontare il problema del deterioramento dei conti, in quanto, secondo il gruppo francese, l'Acea starebbe ricorrendo al debito per coprire il calo di efficienza industriale e il nuovo piano, invece di ridurre questa posizione finanziaria netta nel periodo 2010-2011, prevede di aumentare gli investimenti per 140 milioni di euro all'anno;
gli organi di stampa riportano come anche da parte dell'imprenditore Gaetano Caltagirone sarebbero arrivate critiche alla gestione dell'azienda, poiché, intervenendo all'assemblea del suo gruppo Caltagirone SpA, tenutasi in data 29 aprile 2010, avrebbe sostenuto a quanto risulta all'interrogante che quello di cui ha bisogno Acea è un'iniezione di cultura privata, che serve un grandissimo rigore, efficienza e tagli nei costi, e che la politica deve restare fuori dall'azienda e, sulla collaborazione con i francesi, ha aggiunto di essere assolutamente scontento;
nell'articolo "Caltagirone l'assalto definitivo", pubblicato dal quotidiano "La Repubblica", edizione romana del 4 maggio 2010, il giornalista Marco Panama si chiede dunque come mai, se la Gestione dell'Acea non lo soddisfa, Caltagirone abbia scelto di continuare ad investirvi, dimostrando di tenere alla società tanto da avere voluto che nel consiglio sedesse il figlio Francesco, e risponde alla questione ipotizzando che l'imprenditore stia mettendo insieme le munizioni per la battaglia vera, quella che riguarderà la municipalizzata quando il Comune, presumibilmente non subito ma neanche tanto più in là, ridurrà la sua partecipazione sotto il 50 per cento,
si chiede di sapere:
se al Ministro in indirizzo risulti che la contrapposizione fra il Comune di Roma e l'imprenditore Caltagirone da una parte e la società francese GdF-Suez dall'altra, possa provocare una empasse nella gestione del management e nel piano industriale della Acea SpA, aggravando la già problematica situazione finanziaria della società, con il rischio inoltre di compromettere il servizio universale, sia per ciò che attiene l'erogazione dell'acqua pubblica sia per la fornitura di energia elettrica;
se, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro in indirizzo non intenda verificare se l'acquisizione incrementale di quote azionarie da parte del gruppo Caltagirone SpA di una società che continua a registrare crescenti perdite, possa configurarsi come un tentativo di acquisire quote al fine di detenere il controllo di maggioranza della società quando verranno dismesse le partecipazioni azionarie del Comune, con il rischio che le perdite registrate dal gruppo Caltagirone, a causa degli investimenti improduttivi fatti nel presente, vengano ripianate una volta raggiunta la maggioranza azionaria grazie all'elevazione delle tariffe dei servizi di Acea o tramite l'abbassamento degli standard qualitativi, violando così i principi della concorrenza e nuocendo agli utenti finali;
se non intenda evitare che l'Acea SpA, che gestisce un servizio essenziale per i cittadini ed un bene fondamentale come l'acqua, non venga a trovarsi in condizioni di bancarotta, con grave pregiudizio della collettività, ad esempio attivandosi onde accertare, preventivamente alla dismissione delle quote della medesima società detenute dal Comune di Roma, quale sia il piano industriale dei potenziali acquirenti e quale sia lo stato finanziario della società Acea SpA.