Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 2-00198

Atto n. 2-00198

Pubblicato il 28 aprile 2010
Seduta n. 368

LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -

Premesso che:

la decisione di Standard & Poor's di declassare il rating della Grecia è, a giudizio dell'interpellante, una manovra speculativa da parte delle principali agenzie di rating statunitensi che sono in combutta con le banche d'affari;

le agenzie di rating, nate agli inizi del Novecento negli Stati Uniti, analizzano la solidità finanziaria di soggetti quali Stati, enti, governi, imprese, banche, assicurazioni;

le principali agenzie sono tutte statunitensi: Moodys, Standard & Poors e Fitch;

il rating, che valuta l'entità del rischio di credito, si divide in due principali categorie: il rischio commerciale ed il rischio paese, ma non misura altri tipi di rischi, quali il rischio di tasso o di cambio, eccetera. La valutazione della capacità del debitore di far fronte al rimborso del proprio debito finanziario viene fornita ricorrendo ad una scala alfabetica, che va da un valore massimo ad uno minimo;

un monitoraggio effettato dall'Associazione difesa consumatori ed utenti bancari, finanziari ed assicurativi (Adusbef) su oltre 1.000 "report" (consigli per gli acquisti o per le vendite su titoli e/o azioni) emessi a pagamento (quindi con un potenziale conflitto di interessi, a volte anche quando non è stato richiesto) dalle maggiori agenzie di rating, anche di origine bancaria, ha provato che tali rapporti sono risultati errati nel 91 per cento dei casi, efficaci nel 9 per cento;

a giudizio dell'interpellante, quando le agenzie diffondono su Internet, tramite lettere finanziarie o stampa specializzata, i loro reports su società quotate, i consigli (ad acquistare: buy; vendere: sell; o tenere: hold) 9 volte su 10 si rivelano non veritieri a danno dei risparmiatori i quali, seguendo quei non proprio disinteressati consigli, hanno messo a repentaglio il frutto del loro sudato risparmio, con perdite maggiori rispetto alla loro normale capacità di investimento;

in data 19 ottobre 2006, due delle tre agenzie di rating internazionali che agiscono in regime di oligopolio, avevano deciso di declassare l'Italia, dando un voto negativo alla capacità dell'Italia di gestire la sua economia;

considerato che:

non era la prima volta che questo accadeva, anche in presenza di governi di differente orientamento politico e le motivazioni della "pagella" sono sempre di una ripetitività e di una banalità quasi disarmanti: i tagli nelle spese di bilancio non sono sufficienti e la "riforma delle pensioni" (leggi privatizzazione delle pensioni) va troppo a rilento. Sono giudizi, ripetuti in salse un po' diverse, che sono stati emessi per tutti, siano questi paesi industrializzati o nazioni in via di sviluppo;

l'effetto immediato del voto negativo è un aumento dei tassi di interesse per "ricomprare" la fiducia dei sottoscrittori di obbligazioni e di altre forme di credito, per cui tutto il debito pubblico e privato di una nazione costa subito di più (la stima del declassamento italiano, calcolata da Adusbef, è pari a circa 3,3 miliardi di euro), con ricadute negative sul bilancio statale e con l'aggiunta di ulteriori tagli alla spesa sociale;

per le nazioni più deboli, queste decisioni provocano anche una caduta del valore di scambio della moneta, con effetti devastanti sulle importazioni (che costano di più), sulle esportazioni (che valgono di meno) del paese, sul suo bilancio statale e sui livelli di vita della popolazione;

con la deregolamentazione dell'economia, soprattutto dall'inizio degli anni Novanta, queste agenzie sono diventate il "grande fratello" finanziario e hanno progressivamente accumulato un potere immenso, superiore a quello degli stati e delle banche centrali, sia nella valutazione delle politiche dei governi che dell'andamento economico di qualsiasi entità privata, determinando le decisioni di tutti gli attori economici;

all'inizio le agenzie offrivano, a pagamento, ai detentori di titoli di credito i loro giudizi sul comportamento dei debitori. Adesso persino i debitori pagano per avere un "voto" prima di emettere un'obbligazione o attingere a qualsiasi altra forma di credito. Senza il voto delle agenzie, economicamente non si esiste più. Per poter comprare o vendere, per prendere o dare a prestito, bisogna pagare il "pizzo" per ricevere la protezione o il semplice riconoscimento da parte di questi nuovi potentati;

va sottolineato che le tre maggiori agenzie di rating sono delle entità private strutturate come società per azioni e quindi parte della logica di mercato e sottoposte al principio del massimo profitto possibile;

inoltre le agenzie in questione hanno partecipazioni dirette, anche attraverso i membri dei loro consigli direttivi, board of directors, nelle più grandi corporation internazionali e delle più grandi banche internazionali, pesantemente coinvolte nelle operazioni di finanza derivata, cioè in quelle speculazioni finanziarie principalmente responsabili delle bolle speculative e dell'attuale crisi finanziaria sistemica globale;

a conferma si riporta un'analisi del 2005 relativa delle tre agenzie di rating dirigenziali:

1) la Standard & Poor's (S&P) è sussidiaria della multinazionale McGraw-Hill Companies, con sede centrale a New York, colosso delle comunicazioni, dell'editoria, delle costruzioni e presente in quasi tutti i settori economici. La multinazionale, proprietaria anche di Business Week, nel 2005 vantava un fatturato di 6 miliardi e un profitto di 844 milioni di dollari. Il presidente di McGraw-Hill è Harold McGraw III, che è, tra le altre cose, contemporaneamente membro del Board of Directors della United Technology (multinazionale degli armamenti) e della ConocoPhillips (petrolio ed energia). È stato anche membro del "Transition Advisory Committe on Trade" del presidente George W. Bush, padre dell'ex capo della Casa Bianca. Tra i membri del Board of Directors della McGraw-Hill, che decidono quindi anche dell'attività della S&P, figurano: sir Winfried Bishoff, presidente della Citigroup Europa e uomo di punta della Henry Schroder Bank di Londra; Dougals N. Daft, presidente della Coca Cola Co.; Hilde Ochoa-Brillenmbourg, alto responsabile della Credit Union del FMI-World Bank; James H. Ross, della British Petroleum; Edward B. Rust Jr., presidente della'assicurazione State Farm Insurance Company (gigante del settore assicurativo, bancario e immobiliare, sotto scrutinio per le politiche troppo disinvolte dopo l'urgano Katrina), direttore della Helmyck & Payne, colosso del settore petrolifero e già membro del Transition Advisory Team Committee on Education della presidenza di George W. Bush (padre); Sidney Taurel, presidente della farmaceutica Eli Lilly (che in passato ha vantato tra i suoi dirigenti anche Kenneth Lay, condannato per la bancarotta della Enron) e direttore dell'IBM, già membro nel 2002 dell'Homeland Security Advisory Council (l'apparato dell'antiterrorismo);

2) l'agenzia di rating Fitch di New York è sussidiaria della multinazionale dei servizi finanziari Fimalac, con sede centrale a Parigi. Nel 2005 la multinazionle americana delle comunicazioni Hearst Corporation ha rilevato il 20 per cento del pacchetto azionario. Il suo presidente è Marc Ladreit de Lacharriere, uomo della Renault e della Banque Suez. Tra i membri del Board of Directors figurano: David Dautresme della banca Lazard Freres; Philippe Lagayette della JPMorgan & Cie; Bernard Mirat della Cholet-Dupont (finanza); Bernard Pierre della Fremapi (metalli preziosi). La Fimalac vanta anche un International Advisory Board per dare più lustro e potere alla multinazionale, che nel 2002 annoverava tra gli altri: Felix Rohatyn della Lazard Freres, l'uomo che ha recentemente smantellato l'industria americana dell'auto, Sholley della UBS Warburg, Reimnits della Kommerz Bank, Peberan della Parisbas, rappresentanti della Nestlè, della Bentelsmann e anche l'ex presidente della Federal Reserve americana Paul Volker e l'italiano Lamberto Dini;

3) l'agenzia di rating Moody's è sussidiaria della Moody's Corporation, con sede centrale a New York. Il presidente è Raymond W. McDaniel Jr. Tra i membri del Board of Directors figurano: Basil L. Anderson della Stables Inc. e della Hasbro Inc (due giganti del settore vendite e servizi); Robert Glauber della ING Group (settore bancario e assicurativo con base in Olanda), già sottosegretario del ministero delle finanze americano nel periodo 1989-92; Henry Mc Kinnell, della multinazionale farmaceutica Pfizer e della Exxon Mobil (petrolio); Nancy S. Newcomb della Citigroup e della Sysco Corporation (settore alimentare); John K. Wulff, della multinazionale chimica Herculer, della KPMG (la multinazionale di consulenza finanziaria e di certificazione dei bilanci), della Sunoco (petrolio) e della Fannie Mae (che, insieme alla Freddie Mac, detiene quasi per intero il pacchetto ipotecario immobiliare americano);

a giudizio dell'interpellante, le suddette tre agenzie americane di rating non sono solamente l'espressione dell'intreccio dominante delle multinazionali, ma in particolar modo sono una struttura organizzata delle principali banche del pianeta che controllano il sistema finanziario e debitorio delle nazioni e di tutti i settori dell'economia sia privata che pubblica. Ma la cosa che si vuole con precisione sottolineare è l'influenza determinante esercitata sulle "tre sorelle" da quella finanza altamente speculativa che è responsabile della gigantesca bolla in derivati finanziari che ha precipitato il mondo intero in un processo di crisi sistemica;

quanto sopra esposto porta a concludere che le tre agenzie in questione non solo non sono qualificate nella pretesa di valutare la solidità economica e finanziaria degli stati e delle imprese, ma sono parte integrante del problema sta portando il mondo economico verso il crack e la crisi sistemica con conseguenze devastanti per l'intera vita economica, sociale e politica del pianeta;

il 24 febbraio 2009 in Senato, in sede di esame delle mozioni sulla crisi dei mercati finanziari, veniva approvata la mozione n. 33 (testo 2), che impegnava il Governo a lavorare con urgenza, insieme al Parlamento e alle altre istituzioni competenti a livello nazionale, europeo e internazionale, affinché la riforma della Nuova Bretton Woods, cioè la riorganizzazione del sistema monetario e finanziario internazionale in crisi di collasso, forse messa come primo punto dell'agenda al summit del G8 programmato all'Isola della Maddalena in Sardegna nel luglio 2009 (e poi svoltosi in Abruzzo);

il premio Nobel Paul Krugman, con un articolo pubblicato dal "New York Times", ha preso di petto gli imbrogli delle società di rating. Secondo l' economista, le agenzie di rating avrebbero «elargito valutazioni di triplice AAA» (il massimo possibile) ad asset di dubbio valore per miliardi di dollari e quasi tutti si sono rivelati tossici;.

Krugman afferma che il rating del 93 per cento delle obbligazioni garantite da mutui subprime emesse nel 2006 è stato successivamente tagliato a junk, cioè spazzatura. Le e-mail relative a queste transazioni «rivelano un sistema profondamente corrotto, un sistema che la riforma finanziaria, nella forma attualmente proposta, non potrà aggiustare», scrive Krugman , secondo cui le agenzie di rating - nate come mezzo per dare valutazioni e indicazioni su cosa comprare - si sono trasformate in qualcosa di diverso. Ovvero «società assunte da chi vende debito per dare a quel debito un sigillo di approvazione»;

Krugman inoltre sottolinea che questo sistema ha dato vita a «un sistema in superficie dignitoso e rispettabile, ma che ha prodotto enormi conflitti di interesse»,

si chiede di sapere:

se il Governo non ritenga che le società di rating, poiché sono pagate dai committenti e non dagli investitori, sono portatrici di un conflitto di interessi, che ha mostrato tutta la sua evidenza negli scandali finanziari mondiali che hanno riguardato società come Enron, Worldcom e Parmalat;

se il Governo non ritenga, inoltre, che le agenzie di rating, Moody's, Standard & Poor's e Fitch abbiano rapporti di puro interesse con alcune banche d'affari e quindi stiano tentando di riprodurre quello che già sta accadendo, cioè abbattere la solvibilità degli Stati per finalità prettamente speculative;

se non ritenga che sia arrivato il momento di una riforma finanziaria che regoli un sistema profondamente corrotto, anche rendendo più facile intentare causa contro le agenzie che agiscono in modo scorretto;

quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere al fine di sollecitare un'azione, coordinata internazionalmente, per ridefinire le regole e i progetti per un nuovo sistema monetario e finanziario internazionale, per una nuova Bretton Woods capace di promuovere un nuovo ordine economico mondiale più giusto;

se non ritenga, inoltre, necessario arrivare ad un coordinamento internazionale e promuovere nelle sedi competenti una conferenza di Capi di Stato e di governo che rimetta l'economia sui binari dello sviluppo reale, che restituisca al credito il suo ruolo produttivo, mettendo la speculazione e la deregolamentazione in condizione di non nuocere.