Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02990
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Atto n. 4-02990
Pubblicato il 13 aprile 2010
Seduta n. 357
DELLA SETA , FERRANTE - Al Ministro degli affari esteri. -
Premesso che:
tre dipendenti italiani di Emergency - un medico e altri due cooperanti - sono stati arrestati, il 10 aprile 2010, a Lashkar Gah, nel sud dell'Afghanistan, insieme ad altre sei persone del posto, con l'accusa, secondo quanto riporta l'agenzia Associated Press, di aver partecipato a un complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand. Ne dà notizia Emergency, precisando che l'arresto è stato effettuato dal contingente Nato - Isaf e dalla National Security afgana;
secondo Emergency, "uomini dei servizi segreti afghani e soldati dell'Isaf sono entrati nell'ospedale di Emergency e hanno prelevato quattro persone, tra le quali i tre italiani -quando li abbiamo chiamati al cellulare, ha risposto un ufficiale inglese che non ha voluto dare spiegazioni di quanto accaduto, ci ha detto solo che stavano bene ma che non potevano parlare con noi. Per quanto ci riguarda, i medici sono stati sequestrati dall'Isaf";
poco dopo, però, è arrivata la smentita da parte di fonti qualificate dello stesso comando Nato in Afghanistan, le quali affermano invece che l'operazione è stata condotta solo dai militari della National Security afgana;
le accuse riguardano la circostanza che nell'ospedale sarebbe state trovate munizioni e due cinture esplosive. Il portavoce della provincia di Helmand, Daud Ahmadi, ha spiegato che gli arrestati "potrebbero essere coinvolti nel favoreggiamento" di attacchi kamikaze. Ahmadi ha spiegato in una conferenza stampa che la cospirazione riguardava "una possibile visita futura del governatore Gulab Mangal all'ospedale di Lashkar Gah". Secondo il portavoce, i nove avevano contatti con la leadership dei talebani che avrebbero pagato una forte somma per portare a buon fine il progetto;
il Ministero degli affari esteri italiano sta seguendo gli sviluppi della vicenda in stretto raccordo con l'ambasciata a Kabul e le autorità locali. In attesa di poter conoscere la dinamica dell'episodio e le motivazioni dei fermi, il Governo ribadisce la linea di assoluto rigore contro qualsiasi attività di sostegno diretto o indiretto al terrorismo, sia in Afghanistan così come altrove;
oggi apprendiamo da fonti giornalistiche ("Repubblica" on-line) che l'inchiesta dei servizi di informazione afgani sulla vicenda è ancora in corso e per il momento non si può fare alcuna ipotesi sugli sviluppi. Tale precisazione è importante, visto che nei giorni scorsi si era parlato di una ammissione di colpa da parte dei volontari di Emergency. È lo stesso Ahmadi a smentire, o quanto meno a correggere il tiro sulle proprie dichiarazioni. Contattato da "Il Giornale", precisa: "Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con al Qaeda, ho solo detto che uno dei volontari stava collaborando e rispondendo alle domande";
Ahmadi, inoltre, ha aggiunto che il presunto attentato "è responsabilità di alcuni individui" e che "questo non significa che l'intero ospedale di Emergency doveva portare a termine la missione. Spero che gli italiani collaborino con noi per fare pulizia di certa gente con intenti criminali", ha aggiunto;
l'Organizzazione non governativa ha pubblicato sul suo sito l'appello "Io sto con Emergency", nel quale si riassume la vicenda dei cooperanti arrestati e si ribadisce che "Emergency è indipendente e neutrale. Dal 1999 a oggi ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso". Anche alla luce di questo impegno sociale in Afghanistan e in molte altre parti del mondo, appare davvero difficile credere che i cooperanti di Emergency siano colpevoli dei reati loro attribuiti,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda seguire con grande attenzione la vicenda dei tre cooperanti di Emergency, tenendo informato il Parlamento affinché al più presto venga fatta piena luce sulla questione, in modo da mettere in condizioni la Organizzazione non governativa di poter tornare a lavorare con serenità, e al contempo di dare sicurezza ai suoi collaboratori, visto che l'ospedale di Lashkar Gah opera in una situazione difficile, nella provincia di Helmand, dove è in corso da settimane un'operazione militare che ha colpito molti civili che spesso non hanno potuto ricevere alcun soccorso.