Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 2-00137
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Atto n. 2-00137
Pubblicato il 26 novembre 2009
Seduta n. 291
PINZGER - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. -
Premesso che:
il Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, contiene un insieme di norme che - in attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123 - ha riformato, riunito ed armonizzato, abrogandole, le disposizioni dettate da numerose precedenti normative in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro succedutesi nell'arco di quasi sessant'anni;
il citato decreto legislativo n. 81 del 2008 è stato successivamente integrato dal decreto legislativo 3 agosto 2009, n. 106 recante "Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro". Le norme contenute nel cosiddetto "decreto correttivo" sono entrate in vigore il 20 agosto 2009;
pur nella consapevolezza della necessità del varo di un provvedimento nuovo che fosse in grado di adeguare il corpus normativo all'evolversi della tecnica e del sistema di organizzazione del lavoro, la normativa prevista dal Testo unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, prevedendo un apparato di misure spesso di complessa applicazione e fortemente sanzionatorie, richiede efficaci strumenti oltre che per verificarne l'applicazione, per orientarla a reali obiettivi di prevenzione e tutela della salute e della sicurezza;
nonostante la vigenza della normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, gli incidenti sul posto di lavoro continuano a rimanere, purtroppo, un argomento d’attualità. Negli ultimi 5 anni, infatti, i morti sul lavoro in Italia sono stati 7.000, quasi 200.000 i casi di invalidità permanenti e tra i 5 milioni di infortuni. Il rapporto nazionale 2008 redatto dall’Inail inerente agli infortuni ed alle morti sul luogo di lavoro presenta numeri da brividi: 1.120 incidenti mortali e 874.940 infortuni denunciati;
l'incessante frequenza delle morti sui luoghi di lavoro induce il Governo ad introdurre normative sempre più severe, spesso a giudizio del'interpellante assurde ed irrealizzabili, che rischiano di mettere completamente in ginocchio le imprese italiane, soprattutto le piccole e medie imprese (PMI), già vessate dalla crisi economica ancora persistente;
il mondo datoriale, al varo del decreto legislativo in questione, espresse immediatamente una valutazione di insoddisfazione, bocciando il decreto legislativo per la sicurezza sul lavoro. In un comunicato congiunto Confindustria, ABI, AGCI, ANIA, Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti e Lega delle cooperative comunicavano "insoddisfazione rispetto a un intervento normativo che le imprese attendono da tempo nella logica di aumentare la sicurezza nei luoghi di lavoro, specie in termini di prevenzione. Il tentativo operato dal Governo - si leggeva nella nota - di graduare meglio l'entità delle sanzioni non coglie ancora l'esigenza espressa dal mondo delle imprese di sanzionare in maniera differenziata le violazioni formali rispetto a quelle che effettivamente determinano situazioni di reale pericolo per i lavoratori". Secondo le organizzazioni, ''il provvedimento rappresenta, quindi, un intervento di natura punitiva che nulla ha a che vedere con le logiche della prevenzione, della formazione continua, della informazione, della consulenza e della collaborazione fra istituzioni, imprese, sindacati e lavoratori. Il decreto non coglie poi gli obiettivi di semplificazione degli adempimenti che, specie per le piccole e medie imprese rappresenta una esigenza da tempo attesa per una migliore attuazione delle normative di sicurezza.";
l'introduzione, quindi, di sempre nuovi adempimenti sulla sicurezza non fa altro che aumentare il carico burocratico, costosissimo per le imprese;
i principali dati che emergono dall’indagine sull’impatto della burocrazia e degli adempimenti amministrativi sulle piccole e medie imprese, realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format - Ricerche di mercato, hanno dimostrato che nel 2008 le PMI hanno destinato mediamente ogni mese allo svolgimento degli adempimenti amministrativi dalle cinque alle sei giornate/uomo. L’impatto dei costi per gli adempimenti amministrativi è oscillato in media nel 2008 tra l’1 e l’1,4 per cento sui ricavi delle imprese. Il 30,8 per cento delle PMI ha rinunciato nel 2008 ad assumere nuovo personale; il 26,6 per cento ha rinunciato a progetti di innovazione; il 25,5 per cento ha rinunciato ad effettuare investimenti; il 17,2 per cento ha rinunciato a progetti di ricerca a causa di difficoltà di natura puramente burocratica, connesse alla complessità e alla lunghezza dei tempi richiesti dagli adempimenti amministrativi. Il 49,8 per cento del campione dedica alla cura degli adempimenti amministrativi tra i due e i 10 addetti, mentre l’1,9 per cento vi dedica oltre dieci addetti. Il 31,5 per cento delle PMI dispone di un ufficio appositamente dedicato al disbrigo delle pratiche e degli adempimenti amministrativi,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non sia del parere che - come ha tra l'altro già affermato in un'intervista sul quotidiano "Il Giornale" del 16 aprile 2007 - un appesantimento burocratico non crei sicurezza sul lavoro, e pertanto, se non ritenga che il modello legale debba essere in grado di prevenire, meglio di quanto oggi accada, il rischio di infortuni sul lavoro, puntando sul potenziamento della cultura della legalità, sulla promozione di una cultura ed una pratica sostanziale della sicurezza sul lavoro, riducendo formalismi ed appesantimenti burocratici e razionalizzando l’apparato sanzionatorio;
se non ritenga opportuno facilitare l'applicazione dell'articolato di legge favorendo e promuovendo interpretazioni ed indicazioni omogenee;
se, infine, non ritenga opportuno semplificare e soprattutto differenziare, in particolare per le piccole e medie imprese e per quelle a gestione familiare, le procedure relative alla prevenzione e protezione dai rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, poiché le norme che valgono per le grandi imprese non sempre possono essere applicate alle PMI.