Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 2-00113

Atto n. 2-00113 (procedura abbreviata)

Pubblicato il 16 settembre 2009, nella seduta n. 253
Svolto nella seduta n. 261 dell'Assemblea (30/09/2009)

ZANDA , CASSON , VITA , DELLA MONICA , VITALI , MARCENARO , NEROZZI , SOLIANI , CECCANTI , MARINARO , PASSONI , DELLA SETA , GIARETTA , BRUNO , DI GIOVAN PAOLO , GARAVAGLIA Mariapia , SIRCANA , TONINI , MONGIELLO , FILIPPI Marco , GARRAFFA , LUSI , BARBOLINI , MERCATALI , VIMERCATI , CAROFIGLIO , LEGNINI , TREU , MICHELONI , MORRI , DONAGGIO , ADAMO , MARCUCCI , MAGISTRELLI , SERAFINI Anna Maria , RUSCONI , DEL VECCHIO , SERRA - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -

Premesso che:

i commi primo e secondo dell'articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione recitano: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure";

l'attuale, profonda crisi della stampa ha molteplici origini. Alle difficoltà dovute all'avvento delle nuove tecnologie, negli ultimi tempi si sono aggiunte le conseguenze della crisi economica mondiale e la flessione degli investimenti pubblicitari sia nella carta stampata, sia nei mezzi radio-televisivi. Nel nostro Paese l'accavallarsi di fattori negativi così consistenti ha fortemente indebolito la forza di tutta l'informazione e le sue capacità di resistenza alle pressioni dirette o indirette del potere politico;

alle difficoltà congiunturali si aggiungono in Italia i pesanti condizionamenti del colossale conflitto di interessi di cui è portatore il Presidente del Consiglio dei ministri, conflitto che la legge 20 luglio 2004, n. 215 ("Norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi"), non ha in alcun modo né sanato né ridotto. Lo confermano le relazioni semestrali con le quali l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha segnalato più volte al Parlamento (si veda da ultimo la Relazione semestrale sul conflitto di interessi del dicembre 2008) "le difficoltà applicative" del fondamentale articolo 3 della legge (nel quale vengono definiti i casi in cui sussiste conflitto di interessi) che ne comportano, di fatto, l'inapplicabilità;

premesso altresì che:

il Presidente del Consiglio dei ministri ha pubblicamente e frequentemente espresso opinioni personali cariche di disprezzo e intimidazioni nei confronti di organi di informazione responsabili di aver diffuso opinioni o servizi di cronaca a lui non graditi, come dimostrano le sue esternazioni qui di seguito riportate:

- il 25 ottobre 2008, a Villa Madama, rivolto agli industriali "Mi chiedo come fate ad accettare che la Rai - che vive anche grazie alla vostra pubblicità - inserisca i vostri spot dentro programmi dove si diffondono solo panico e sfiducia" ("Corriere della sera");

- il 2 dicembre 2008, riguardo le polemiche su Sky, "Guardate per esempio le vignette del Corriere della Sera, che vergogna ... e anche il titolo della Stampa: «Berlusconi contro Sky». Dovrebbero andare tutti a fare un altro mestiere: politici e direttori di giornale" (agenzia di stampa Dire). Pochi mesi dopo sia il "Corriere della Sera" che "La Stampa" hanno cambiato i rispettivi direttori;

- il 19 maggio 2009, " (...) siete malati di invidia personale e odio politico. Lo riconfermo in pieno" (agenzia di stampa Ansa);

- il 13 giugno 2009, ha invitato i giovani imprenditori di Confindustria a non dare voce ai disfattisti e a non dare pubblicità "ai media e alla sinistra" che "ogni giorno cantano la canzone del disfattismo" (agenzie di stampa Ansa e Dire);

- il 14 giugno 2009, ha accusato alcuni organi di informazione di essere portatori di un "progetto eversivo" (agenzia di stampa Ansa);

- il 26 giugno 2009, ha definito i media e le istituzioni economiche "catastrofisti", suggerendo "di chiudere la bocca" a chi continua a parlare di "calo del Pil del 5 per cento" o "di calo dei consumi del 5 per cento" ("la Repubblica"-economia);

- il 7 agosto 2009, "la testata, il Tg 3 ieri è uscita con quattro titoli contro l'attività del governo. Noi non possiamo più sopportare che la Rai, pagata con i soldi di tutti, attacchi il Governo" (agenzia di stampa Dire);

- il 10 agosto 2009, ha definito "giornalismo deviato" (agenzia di stampa Reuters) quello di chi lo criticava;

- il 1° settembre 2009, ha definito taluni giornalisti "menti malate" (agenzia di stampa Ansa);

- il 4 settembre 2009, ha dichiarato "povera Italia, con un sistema informativo come questo" e poi, rivolgendosi ai numerosissimi giornalisti che volevano interrogarlo nel corso di un suo incontro con la stampa: "abbeveratevi alla disinformazione di cui siete protagonisti"(agenzia di stampa Asca);

- il 7 settembre 2009, ha affermato che la denuncia di un pericolo della libertà di stampa in Italia "è una barzelletta di questa minoranza comunista e cattocomunista, che detiene la proprietà del 90 per cento dei giornali" (agenzia di stampa Apcom);

- il 15 settembre 2009 durante la trasmissione televisiva di Porta a Porta: "Siamo circondati da troppi farabutti (...) nella stampa e nella televisione" e, nella stessa circostanza, ha aggiunto "la vera distorsione è che la Rai, pagata con i soldi dei cittadini, attacca il Governo";

le espressioni qui sopra riportate mostrano, ad avviso degli interpellanti, in modo inequivoco quale concezione abbia il Primo ministro italiano dell'informazione del suo Paese, concezione che non solo non tiene in alcun conto il dettato dell'articolo 21 della Costituzione, ma non considera neanche il vastissimo potere mediatico che lo stesso Presidente detiene direttamente, né l'altrettanto invasiva influenza politica ed economica con cui condiziona larga parte degli altri media;

considerato inoltre che:

negli ultimi mesi taluni comportamenti del Presidente del Consiglio dei ministri sono stati oggetto e continuano ad essere oggetto di numerosi editoriali critici su quotidiani nazionali ed internazionali: dal "Financial Times" al "Daily Telegraph", dal "Wall Street Journal" all'"Herald Tribune", dal settimanale francese "Marianne" allo spagnolo "El Pais", dal russo "Vremia Novisti" ai quotidiani giapponesi "Yomiuri" e "Ashai", dal tedesco "Tagesspiel" al "Washington Post", dal quotidiano spagnolo "El Mundo" al britannico "The Guardian" e all'americano "New York Times", dall'emittente araba "Al Jazeera" alla "CNN", dal "Frankfurter Allgemeine" al "Chicago Tribune", dal "Los Angeles Times" all'"Express", dal "Times" al "Le Monde";

in particolare, fra i quotidiani nazionali, il quotidiano "la Repubblica" dal 14 maggio 2009 pone al Presidente del Consiglio dei ministri varie domande aventi ad oggetto le numerose contraddizioni e, financo, le dichiarazioni non veritiere nelle quali il Presidente è spesso incorso quando ha inteso dare spiegazioni sul palese contrasto tra i suoi comportamenti e le sue politiche, nonché con la funzione, il ruolo e il prestigio legati alla sua carica;

l'onorevole Berlusconi non ha mai risposto alle suddette domande, né ha mai puntualmente replicato alle contestazioni della stampa internazionale. Ha invece ripetutamente accusato la stampa nazionale e internazionale di voler gettare discredito sulla sua persona. È possibile, quindi, che sia stata la stessa reticenza del presidente Berlusconi ad alimentare sui media nazionali ed internazionali una vicenda che probabilmente si sarebbe rapidamente risolta se il Presidente, a tutela e nel rispetto del suo ruolo e delle sue funzioni istituzionali, avesse immediatamente fornito spiegazioni esaurienti dei suoi comportamenti;

a conferma di tale assunto può rilevarsi che lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri non ha mai sinora ritenuto fosse suo dovere costituzionale e politico neanche rispondere alle numerose interrogazioni parlamentari che gli sono state rivolte a proposito dei suoi comportamenti, né di favorire in Senato la discussione di strumenti di indirizzo presentati dai gruppi di opposizione;

in questo contesto, il 29 agosto 2009 il Presidente del Consiglio dei ministri ha denunciato il quotidiano "la Repubblica" chiedendo un forte risarcimento danni e definendo le domande del quotidiano "retoriche e palesemente diffamatorie". L'onorevole Berlusconi, pur di non rispondere alla stampa, ha portato gli interrogativi che gli sono stati rivolti davanti a un tribunale civile;

inoltre, il 1° settembre 2009 l'onorevole Berlusconi, a Danzica ha affermato: "A questa gente non rispondo. (...) Se queste domande - ha aggiunto - me le avesse poste (...) un giornale che non fosse un super partito politico (...), avrei risposto". Anche perché, ha sottolineato, "non avrei nessuna difficoltà a farlo" (agenzia di stampa Ansa);

il 2 settembre 2009 il Presidente del Consiglio dei ministri ha denunciato anche il quotidiano "l'Unità" con due citazioni per danni per un totale di 2 milioni di euro per aver trattato questioni attinenti ai suoi comportamenti personali, per aver messo in discussione i suoi rapporti con il Vaticano e per averlo sospettato di controllare l'informazione in Italia,

si chiede di sapere:

come si concili il disposto dei commi primo e secondo dell'articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione ("Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure") con la reiterata strategia di intimidazione lesiva della libertà di stampa e del pluralismo dell'informazione nel nostro Paese portata avanti dal Presidente del Consiglio dei ministri, della quale i continui insulti e le recenti denunce per diffamazione ai quotidiani "sgraditi" sono solo una delle tante manifestazioni;

se il Presidente del Consiglio dei ministri, considerato quanto dichiarato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, non ritenga opportuno e doveroso prendere atto dell'assoluta inutilità della legge 20 luglio 2004, n. 215, in materia di risoluzione dei conflitti di interessi e riconoscere la necessità e l'urgenza di avviare in Parlamento una sua radicale revisione;

se il Presidente del Consiglio dei ministri, mostrandosi consapevole di dover garantire la trasparenza dei suoi comportamenti e conscio della necessità ed urgenza di mettere il Parlamento in grado di valutare la veridicità delle sue dichiarazioni e di conoscere quali siano le sue reali opinioni sull'esercizio del diritto di libertà di stampa sancito dall'articolo 21 della Costituzione, non ritenga urgente presentarsi alle Camere per rispondere alle numerose interrogazioni che lo riguardano;

se il Presidente del Consiglio dei ministri, considerata la delicatezza delle sue funzioni e del suo ruolo istituzionale e nella consapevolezza che in tutte le democrazie l'operato del capo del governo è sempre e comunque oggetto di critica e di controllo da parte del Parlamento e dei media, non ritenga suo dovere rispondere in Senato (e quindi non più al quotidiano "la Repubblica") alle domande di seguito riportate:

- quando il Presidente del Consiglio dei ministri abbia avuto modo di conoscere Noemi Letizia, quante volte abbia avuto modo di incontrarla;

- quale sia la ragione che l'ha costretto a non dire la verità fornendo quattro versioni diverse per la conoscenza di Noemi;

- se non trovi grave aver ricompensato con candidature e promesse di responsabilità le ragazze che lo chiamano "papi";

- se sia capitato che "voli di Stato", senza la sua presenza a bordo, abbiano condotto nelle sue residenze le ospiti delle sue festicciole;

- se possa dirsi certo che le sue frequentazioni non abbiano compromesso gli affari di Stato e se possa rassicurare il Paese che nessuna donna, sua ospite, abbia oggi in mano armi di ricatto;

- se non ritenga che le sue condotte siano in contraddizione con le sue politiche;

- se ritenga di potersi candidare alla Presidenza della Repubblica;

- se avendo parlato di un "progetto eversivo" che lo minaccia, possa garantire di non aver usato né di voler usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati e giornalisti;

se il Presidente del Consiglio dei ministri, oltre a rispondere in Senato (e quindi non più al quotidiano "la Repubblica") alle suddette domande, nella consapevolezza che le sue responsabilità di governo gli impongono di non esporre a rischi la propria vita privata e la sicurezza nazionale, non ritenga doveroso rassicurare il Paese anche sul decoro, la prudenza e la misura dei suoi attuali comportamenti.