Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-01828
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Atto n. 4-01828
Pubblicato il 23 luglio 2009
Seduta n. 244
BIANCHI - Ai Ministri dell'interno e della giustizia. -
Premesso che:
nel 1994 la calabrese Maria C. diventa testimone di giustizia in base ad una delibera della Commissione centrale presso il Ministero dell'interno su proposta della Procura della Repubblica di Crotone e viene sottoposta con il suo nucleo familiare ad un programma di protezione;
tale programma di protezione si conclude nel 1996 lasciando Maria C., Rosa C., il padre e il fratello, entrambi disabili, senza protezione;
nel 2001 entra in vigore la nuova legge sui testimoni di giustizia e la Commissione centrale ritiene opportuno convocare Maria C. e la sorella Rosa per l'applicazione delle nuove disposizioni in materia;
in base alle legge n. 45 del 2001, con la nuova disciplina i testimoni di giustizia hanno diritto, tra l'altro, come già previsto dall'articolo 16-ter del decreto-legge n. 8 del 1991, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 82 del 1991, "a misure di protezione fino alla effettiva cessazione del pericolo per sé e per i familiari e a misure di assistenza, anche oltre la cessazione della protezione, volta a garantire un tenore di vita personale e familiare non inferiore a quello esistente prima dell'avvio del programma, fino a quando non riacquistano la possibilità di godere di un reddito proprio";
a seguito della suddetta convocazione, e in base a quanto previsto dalla nuova normativa, le sorelle C. rinunciano al programma di protezione e la Commissione centrale propone loro un'opportunità di lavoro adeguata alle loro attitudini professionali;
le sorelle C., che non avevano preso contatti con un rappresentante legale in grado di consigliarle adeguatamente, hanno poi riscontrato un trattamento lavorativo non corrispondente alle aspettative e, comunque, precario nonché remunerato con ritardo;
i testimoni di giustizia sono "coloro che, senza aver fatto parte di organizzazioni criminali, anzi essendone a volte vittime, hanno sentito il dovere di testimoniare per ragioni di sensibilità istituzionale e rispetto delle esigenze della collettività, esponendo se stessi e la loro famiglie alle reazioni degli accusati e alle intimidazioni della delinquenza" e per questo Maria C. ha protestato in modo estremo, sentendosi abbandonata dallo Stato, attraverso varie forme e solo 15 giorni fa ha scelto lo sciopero della fame come gesto estremo di protesta davanti alla prefettura di Crotone mettendo a repentaglio la sua vita per proseguire la sua battaglia contro la 'ndrangheta,
si chiede di sapere:
se e quali misure urgenti i Ministri in indirizzo intendano attuare per applicare la legge e favorire il reinserimento lavorativo e sociale delle sorelle C.;
se non ritengano di mettere in atto tutte le iniziative in grado di salvaguardare la vita delle sorelle per evitare di compromettere la loro dignità e la loro esistenza in quanto testimoni di giustizia.