Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00116
Azioni disponibili
Atto n. 1-00116
Pubblicato il 2 aprile 2009, nella seduta n. 187
BIANCONI , TOMASSINI , BOLDI , BUGNANO , RIZZOTTI , BAIO , D'AMBROSIO LETTIERI , SACCOMANNO , GUSTAVINO
Il Senato,
premesso che:
i recenti dati ufficiali sulle nascite con taglio cesareo in Italia (rapporto Osservasalute, 2008) indicano una percentuale nazionale del 38,3 per cento con picchi in alcune regioni fino al 60 per cento come si evince da questi dati relativi al 2005, riportati nel rapporto citato: a) Regione Piemonte: 31,4 per cento; b) Val d’Aosta: 30,4 per cento; c) Lombardia: 28,2 per cento; d) Provincia autonoma di Bolzano: 23,4 per cento; e) Provincia autonoma di Trento: 27,2 per cento; f) Veneto: 28,9 per cento; g) Friuli-Venezia Giulia: 23,9 per cento; h) Liguria: 34,8 per cento; i) Emilia-Romagna: 30,4 per cento; l) Toscana: 26,1 per cento; m) Umbria: 30,7 per cento; n) Lazio: 41,1 per cento; o) Abruzzo: 43,1 per cento; p) Molise: 48,9 per cento; q) Campania: 60,0 per cento; r) Puglia: 47,7 per cento; s) Basilicata: 54,4 per cento; t) Calabria: 43,1 per cento; u) Sicilia: 52,4 per cento e v) Sardegna: 38,9 per cento;
le recenti statistiche della UE indicano una media del 23,7 per cento e quelle degli USA del 27,5 per cento;
l’aumento di tagli cesarei in Italia - in alcune regioni - è stato anomalo e non giustificabile solo da ragioni mediche, se si considera che le percentuali erano del 10 per cento circa negli anni ’80 e 20 per cento negli anni ‘90;
tra le ragioni evidenziate dagli esperti per un così consistente aumento vi sono il timore dei medici per eventi legati alla malpractice, le richieste delle donne, la carenza di informazioni sull’argomento alle donne e le forme organizzative adottate dai punti nascita senza una diffusa garanzia di applicare in tutte le strutture italiane l’anestesia epidurale per alleviare il dolore da parto naturale;
la pratica del taglio cesareo può comportare rischi non sempre conosciuti dalla donna in gravidanza;
preso atto che l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda che i diritti umani delle donne (e primo fra tutti quello alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi) devono essere protetti tramite politiche e programmi pubblici;
rilevato che è dovere dello Stato italiano garantire la salute della popolazione secondo l’articolo 32 della Costituzione anche attraverso interventi di stimolo e informazione ai soggetti interessati a problematiche della sfera della salute;
considerato che tra le iniziative principali assunte dal Governo italiano per tutelare la salute della donna durante il parto figurano: a) il supporto alle pratiche che agevolano, invece che contrastare, la normale fisiologia della nascita; b) la promozione della revisione del DRG/ROD (raggruppamento omogeneo di diagnosi) relativo al taglio cesareo; c) la diffusione dell’anestesia epidurale nel parto vaginale: anche se il Servizio sanitario nazionale si è fatto promotore della diffusione e dell’utilizzo delle tecniche di procedure analgesiche durante il travaglio ed il parto per via vaginale nelle proprie strutture, definendo il percorso assistenziale, le linee di responsabilità e gli indicatori per rendere più umano il percorso stesso e, soprattutto, per aumentarne la sicurezza, la responsabilità organizzativa ed amministrativa per la sua applicazione è stata lasciata alle Regioni; d) la riduzione della variabilità nell’erogazione di tale servizio tra le regioni includendo l’anestesia epidurale per il parto nei nuovi Livelli essenziali di assistenza (LEA); e) la promozione, come avviene per le donne italiane, anche per le donne immigrate dell’accesso alle cure ambulatoriali e presso gli ospedali del Servizio sanitario nazionale; f) la garanzia a tutte le donne degli interventi di prevenzione, di quelli per la tutela della maternità, dell’assistenza ai bambini, delle vaccinazioni, della diagnosi e della cura delle malattie infettive,
impegna il Governo:
a promuovere, di concerto con le Regioni e le Province autonome, un appropriato ricorso al parto con taglio cesareo, attraverso l’utilizzo di strumenti informativi adeguati a rilevare tutte le informazioni possibili legate alla fase prenatale, all’evento nascita e al monitoraggio ad un anno dalla nascita del bambino;
ad introdurre e sviluppare strumenti di audit e feedback, efficaci e adattabili alle diverse realtà regionali (in termini anche di software per il calcolo degli indicatori, manuali e schede per le attività di audit), che permettano di identificare variabili che sono importanti per controllare alcune delle cause dell’elevato ricorso al taglio cesareo (dati epidemiologici, percentuali di tagli cesarei elettivi e ripetuti, richieste di tagli cesarei da parte delle donne);
ad invitare in particolare le Regioni dove le percentuali di tagli cesarei sono maggiori a fornire consulenze e a distribuire materiale informativo alle donne in gravidanza sui corsi preparto, sui vantaggi e svantaggi del parto cesareo, sul tipo di intervento, sui rischi ed i benefici e sulle implicazioni per le gravidanze future;
ad intraprendere azioni al fine di garantire i requisiti minimi strutturali ed organizzativi nei punti nascita e la redazione di protocolli regionali vincolanti per l'assistenza neonatale;
ad intraprendere azioni al fine di promuovere l'assegnazione di maggiori risorse alle autorità sanitarie regionali e agli ospedali per garantire l’anestesia epidurale gratuita;
a promuovere misure e azioni volte a garantire a tutte le donne uguali opportunità nell’accesso a servizi completi di salute sessuale e riproduttiva, così come ad incrementare la loro consapevolezza sui loro diritti e sui servizi disponibili;
a promuovere la classificazione del rischio al momento del ricovero a cui devono seguire specifici “percorsi assistenziali” differenziati per la corretta valutazione del rischio della donna in occasione del primo parto che rappresenta la base per una valida impostazione di un piano di assistenza appropriato e per la precoce individuazione delle potenziali complicanze;
a promuovere iniziative legislative per contenere il problema della malpractice riducendo così i condizionamenti dei medici al momento della scelta dei trattamenti da intraprendere.