Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-01340

Atto n. 4-01340

Pubblicato il 31 marzo 2009
Seduta n. 184

LICASTRO SCARDINO - Ai Ministri per le pari opportunità e del lavoro, della salute e delle politiche sociali. -

Premesso che:

il giorno 25 marzo 2009 l’agenzia Ansa riportava la notizia secondo la quale la Azienda sanitaria locale 2 di Savona avrebbe aperto un'inchiesta interna sui permessi facili per abortire rilasciati dal consultorio familiare di Albenga (Savona), poiché una volontaria cattolica del Centro di aiuto alla vita, fingendosi incinta ed in condizioni economiche disagiate, avrebbe ottenuto in cinque minuti la certificazione per il ricovero urgente senza essere né visitata da un ginecologo né sottoposta ad analisi;

è in drammatico aumento il numero delle donne italiane che interrompono la propria gravidanza per motivi economici: nel 1990 erano il 23 per cento, nel 2007 la quota è salita al 44 per cento;

il 26 marzo 2009 il quotidiano "Il Giornale" in un reportage ha citato numerosi casi di donne che vorrebbero tenere il proprio bambino ma che sono costrette a richiedere l’autorizzazione all’interruzione di gravidanza per problemi economici, complice anche l’attuale crisi finanziaria in atto;

l’articolo 5 della legge n. 194 del 1978 impone di cercare con la donna “le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto”;

il Centro di aiuto alla vita dell’ospedale "Mangiagalli" di Milano, tramite il progetto "Gemma" eroga 160 euro al mese per 18 mesi in favore delle donne che decidono di rinunciare all’aborto: sei mesi prima e un anno dopo la nascita del bambino,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto sopra riportato ed eventualmente di ulteriori e nuove circostanze su cui ritengano opportuno riferire in Parlamento;

se sul territorio nazionale la legge n. 194 del 1978 sia applicata in modo rigoroso, viste le circostanze sopra riportate;

se non si ritenga necessario attuare una campagna informativa al fine di diminuire le gravidanze indesiderate e di mettere al corrente la popolazione italiana delle attività dei consultori e dei Centri di aiuto alla vita (Cav);

se non si ritenga necessario prevedere delle social card che possano aiutare economicamente le donne e/o famiglie in difficoltà in modo da stare al passo con le misure adottate da Paesi stranieri come la Germania, dove è previsto un assegno di quasi 2.000 euro per ogni figlio sino ai 18 anni;

se non si ritenga necessario prevedere lo stanziamento di fondi per aiutare i Cav esistenti nella loro attività di assistenza nei confronti delle donne che rinunciano all’aborto nonostante le difficoltà, e per la costituzione di ulteriori Cav sul territorio nazionale.