Legislatura 13ª - Disegno di legge N. 3735

SENATO DELLA REPUBBLICA

———–     XIII LEGISLATURA    ———–





N. 3735


DISEGNO DI LEGGE




d'iniziativa dei senatori BALDINI, D'ALÍ, VERALDI, ASCIUTTI, AZZOLLINI, MANFREDI, VERTONE GRIMALDI, BORNACIN, RAGNO e BASINI

COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 13 GENNAIO 1999

Disciplina per la messa in servizio delle centrali di Caorso e di Trino Vercellese 2






ONOREVOLI SENATORI. - Ormai tutte le nazioni del mondo si stanno preoccupando del continuo aumento della produzione di anidride carbonica (CO2), aumento che oltre tutto avviene con la diminuzione delle aree a foresta, uniche capaci di assorbire l'anidride carbonica con la fotosintesi.
L'ultimo Congresso internazionale di Kyoto, ha dato sostanza a queste preoccupazioni, stabilendo per le nazioni industrializzate degli obblighi di riduzione percentuale della anidride carbonica emessa, che diverse nazioni hanno già accettato, sia pure programmate nel tempo.
L'Italia é tra queste nazioni e, di conseguenza, deve iniziare a programmare seriamente il proprio futuro energetico; ció non puó avvenire senza provvedimenti nell'ambito della produzione dell'energia termoelettrica.
Di energia elettrica una nazione ha necessità; se venisse a mancare l'energia elettrica sarebbero guai seri per ogni attività civile ed industriale.
É vero che é possibile incentivare l'utilizzo di fonti alternative (solari, eoliche, eccetera) peró accettando costi piú elevati dei chilowattora prodotti (da tre a cinque volte quelli prodotti tradizionalmente) ed al massimo giungendo a ricoprire il 15 per cento del fabbisogno di energia elettrica necessaria.
Se si vuole essere allora concreti e realistici, bisogna ripensare all'utilizzo dell'energia nucleare.
La Francia, che con l'energia nucleare ha praticamente coperto il 75 per cento del fabbisogno di energia elettrica, puó erogare chilowattora a costi che vanno, secondo l'utenza, da un mezzo ad un terzo dei costi italiani, tanto é vero che, molte abitazioni, oggi, con il chilowattora a circa 80 lire, hanno centraline termiche, per il riscaldamento dell'abitazione, utilizzanti solo energia elettrica, con l'annullamento di ogni emissione di gas, anidride carbonica compresa.
A titolo di esempio, se noi anche ci limitassimo a rimettere in servizio la centrale di Caorso con una capacità produttiva di circa 5 miliardi di chilowattora all'anno, si eviterebbe una produzione di circa 5 milioni di tonnellate all'anno di anidride carbonica che grosso modo corrisponde al 2,6 per cento del totale prodotto dall'Ente nazionale per l'energia elettrica (ENEL).
Se si rimettesse in funzione la centrale di Trino Vercellese, ovviamente modificata, si avrebbe un ulteriore incremento nel risparmio di anidride carbonica, che salirebbe a circa il 3,4 per cento del totale prodotto dall'ENEL, il che significa circa l'1,5 per cento del totale prodotto in Italia. Si tenga presente che, in occasione del referendum del 1986, sia nei comuni di Caorso che di Trino Vercellese la maggioranza dei cittadini si é espressa a favore dell'esercizio delle centrali.
Attualmente, a freddo, Caorso e Trino Vercellese costano circa 70 miliardi all'anno. Caorso é ferma dal novembre 1986 e Trino Vercellese dal marzo 1987; il Parlamento, in data 18 dicembre 1987, decretava una moratoria di cinque anni per la realizzazione di nuovi impianti nucleari; le successive decisioni a livello governativo (agosto 1988) hanno portato alla chiusura dei cantieri di Montalto di Castro e di Trino 2, per un costo di circa 30.000 miliardi buttati al vento!
Nel piano energetico dell'agosto del 1988 si confermava l'abbandono del Progetto unificato nucleare e si affermava la ne cessità di sviluppare reattori nucleari a sicurezza intrinseca o passiva.
La deliberazione del Comitato interministeriale per la politica economica (CIPE) del 26 luglio 1990 sanciva la chiusura definitiva delle centrali di Trino Vercellese e Caorso.
Per riavviare l'impianto di Caorso é necessario innanzitutto dar luogo ad una nuova delibera del CIPE, fornendo la documentazione sulle modifiche da apportare, tra le quali quelle necessarie per la revisione del piano di emergenza anche in rapporto alla evoluzione della normativa internazionale.
Le modifiche o migliorie in questione, miranti essenzialmente a migliorare la risposta dell'impianto in caso di incidenti severi e facilitare l'addestramento del personale, sono le seguenti:

realizzazione di una linea di sfiato e chiusura dei pozzetti di raccolta drenaggi del contenitore primario per evitare il by-pass della piscina di soppressione in caso di incidente di fusione del nocciolo;
installazione nella linea di sfiato di un filtro esterno con alto fattore di contaminazione (maggiore di 100);
realizzazione di uno specifico simulatore impiantistico per l'addestramento del personale, in particolare sulle nuove procedure di emergenza di tipo sintomatico.

Con ció si potrebbe riavviare l'impianto entro diciotto mesi a potenza ridotta al 25 per cento.
Con le seguenti modifiche:

inertizzazione del contenitore primario con azoto per evitare la possibilità di detonazione di idrogeno in caso di incidente se vero;
modifiche finalizzate all'incremento di affidabilità del sistema di arresto rapido e all'adeguamento del sistema alternativo di spegnimento (iniezione automatica di veleno liquido);
adeguamento della strumentazione e del sistema di campionamento per condizioni incidentali severe;
attività di ingegneria e varie (analisi del comportamento delle fondazioni, analisi funzionali dell'impianto modificato, eccetera);
si potrebbe portare l'impianto a piena potenza con un utile di circa 300 miliardi all'anno contro i 70 miliardi oggi spesi inutilmente.

Il riavviamento dell'impianto a potenza ridotta comporterebbe inoltre, a prescindere da ogni considerazione economica, il vantaggio di mantenere attivo e motivato il personale della centrale per tutta la durata delle opere di modifica, in vista di un ritorno al funzionamento a piena potenza ad opere ultimate.
Oltre che economica ed ambientale, l'operazione di ripristino delle centrali di Caorso e Trino, comporterebbe la riqualificazione del personale, una spinta verso la preparazione di tecnici laureati e diplomati ed un ritorno verso una ricerca accademica e tecnologica che, sulla esperienza di quanto é avvenuto o sta avvenendo in altre nazioni, porterà all'utilizzo di reattori di piccola potenza (circa 330 megawatt elettrici) intrinsecamente sicuri con rischi quindi ridottissimi quale, ad esempio, il reattore NILUS (reattore nucleare modulare compatto a circolazione naturale).
Da quanto premesso si é giunti alla formulazione del presente disegno di legge, il quale:

all'articolo 1 autorizza l'ENEL a procedere nel ripristino delle centrali superando il blocco attualmente esistente; contemporaneamente fissa dei termini per la realizzazione delle opere;
all'articolo 2 stabilisce come organo di controllo l'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (ANPAS), la quale controllerà che vengano predisposte tutte le modifiche indicate dal CIPE al punto 6 della delibera per un riavviamento di Caorso;
all'articolo 3 si prevede la formula di un finanziamento onde evitare che l'ENEL prolunghi i termini per mancanza di liquidità;
all'articolo 4 si affronta il problema piú importante. Siamo un Paese che si approvvigiona per circa l'82 per cento del fabbisogno energetico da fonti estere. La situazione del mercato é oggi molto diversa da quella esistente alla stesura del primo piano energetico:

le forniture di petrolio sono suscettibili di crisi dipendenti dalla situazione politica del Medio Oriente;
se i Paesi oggi sottosviluppati inizieranno una fase di sviluppo, avranno bisogno di energie che solamente il petrolio potrà loro fornire, il che comporterà un aumento dei costi;
le forniture di carbone avvengono oggi da Paesi sempre piú lontani, con aumento dei costi anche a causa della necessaria disolforazione;
le forniture di gas avvengono solo per il 20 per cento dall'Olanda; per il 20 per cento dall'Algeria ed il 60 per cento dalla Russia, entrambe forniture a rischio.

Non puó una nazione industrializzata non preoccuparsi del proprio futuro energetico.
Anzi, ricordando i vantaggi conseguiti con la Comunità del carbone e dell'acciaio ai fini di un coordinamento europeo e ad una coerente concorrenza, il Governo italiano dovrebbe invitare l'Europa a realizzare un piano energetico europeo che consenta una fornitura energetica in tutta l'Europa a prezzi sostanzialmente coincidenti.





DISEGNO DI LEGGE



Art. 1.

1. L'Ente nazionale per l'energia elettrica (ENEL) é autorizzato ed impegnato a predisporre le procedure necessarie per la rimessa in servizio entro diciotto mesi delle centrali di Caorso e di Trino Vercellese 2 al 25 per cento della capacità produttiva ed entro tre anni al 100 per cento.

Art. 2.

1. I progetti ed il programma dei lavori devono essere sottoposti all'approvazione dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (ANPA), che assicuri la fattibilità delle modifiche da apportare per migliorare il piano di emergenza ed una conduzione di esercizio rispondente alla normativa internazionale.
2. Nel programma dei lavori devono essere separate le migliorie per un avvviamento degli impianti al 25 per cento della potenza e quelle da predisporre prima dell'utilizzo degli impianti a piena potenza.

Art. 3.

1. Per il finanziamento dei lavori necessari, ivi compresa la formazione di nuovi tecnici, diplomati e laureati, l'ENEL é autorizzato ad accedere alla Cassa depositi e prestiti per un finanziamento massimo di 50 miliardi, restituibili, in tre rate, a partire dall'inizio del funzionamento delle centrali a piena potenza.

Art. 4.

1. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Presidente del Consiglio dei ministri istituisce, sentito il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, una commissione di studio per l'ammodernamento del piano energetico nazionale.