Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-03455

Atto n. 4-03455

Pubblicato il 28 novembre 2002
Seduta n. 288

VANZO. - Al Ministro degli affari esteri. -

Premesso che:

            Nerio Campagnolo era un camionista di S. Giorgio in Bosco, del ’49, sposato e padre di tre figli che il 10 ottobre del 1999 era partito dall’Italia con un carico d’uva diretto in Polonia;

            l’11 ottobre 1999 ha telefonato per l’ultima volta al titolare della ditta per cui lavorava; la telefonata era ritenuta strana, dopo di che è scomparso;

            il 17 ottobre 1999 i parenti sono partiti per la Cecoslovacchia ed il 18 sono stati ricevuti dal console italiano a Praga. Dopo trasmissioni televisive, testimonianze raccolte dai familiari, pressioni sulla polizia ceca venivano fermati, in novembre, due cittadini cechi, di cui uno, che aveva nascosto nella sua proprietà il camion di Nerio, era cognato di un componente di una banda di quattro cittadini ucraini, presunti assassini di Nerio (dai tabulati telefonici messi poi a disposizione del giudice Marcik è emerso che con uno degli assassini costui aveva avuto uno scambio di circa sessanta telefonate; ciò nonostante ha continuato ad affermare, durante il processo, che non conosceva gli ucraini e le sue affermazioni sono state ritenute degne di fede);

            l’altro ceco aveva ospitato per parecchio tempo, dopo l’assassinio, la banda dei quattro presso una villa di sua proprietà, situata nei pressi del paese dove è scomparso Nerio. Si ritiene che la gente sapesse ma la polizia non ha proceduto nelle indagini e non ha arrestato i presunti assassini;

            a questo punto i familiari assumevano a loro spese degli investigatori privati, un interprete, un legale ceco, uno italiano, perché l’aiuto da parte delle istituzioni era pressoché nullo, e sorgeva al contempo un comitato costituito da cittadini di S. Giorgio in Bosco e Villa del Conte che promuoveva fra l’altro una raccolta di fondi per coprire le spese sostenute;

            ad aprile 2000 la polizia ceca rinveniva un cadavere che secondo l’agenzia privata era con molta probabilità quello di Nerio; l’ambasciata negava. Il console Imbalzano affermava a maggio che, secondo lui, Nerio era ancora vivo e si era allontanato spontaneamente e successivamente a dicembre che gli ucraini, presunti assassini, erano in Italia;

            il rinvenimento del cadavere, inspiegabile, era avvenuto in una discarica;

            solo nell’agosto successivo le autorità presentavano i resti di Nerio ai familiari per il riconoscimento: il corpo era disossato e senza testa, esito di un macabro rituale dell’istituto di medicina legale di Brno;

            due giorni dopo il riconoscimento il console Imbalzano faceva pubblicare sulla stampa locale l’avviso che i familiari erano pronti a dare un premio a chiunque avesse dato informazioni utili per il ritrovamento di Nerio: ma questo era stato richiesto da loro già molto tempo prima, nel novembre del ’99;

            i familiari riportavano a casa i resti di Nerio non senza aver dovuto superare ostacoli burocratici. Gli stessi insistevano con il console Imbalzano e sostenevano sia motivazioni, indizi, complicità degli imputati con i presunti assassini, sia le strane «sviste» della polizia ceca: il console, dal canto suo, nel febbraio di quest’anno, in occasione di un’udienza processuale, informava i parenti che sarebbe stato costretto a fare un rapporto a Roma accusandoli che «s’intendevano le cose»;

            il 18 novembre scorso il console Imbalzano, che una settimana prima aveva garantito la massima collaborazione, in occasione dell’udienza processuale del giorno seguente, assicurando che avrebbe inviato un interprete ed un legale ad assistere gli interessati vista anche la presenza dell’interrogante, quale rappresentante parlamentare dell’Italia, si è scusato dicendo che, dato che a Praga nei giorni 20 e 21 novembre ci sarebbe stato il summit della NATO, nessuno dell’ambasciata sarebbe potuto andare e alla richiesta di mandare almeno un legale di fiducia dell’ambasciata è stato risposto allo scrivente che non c’era un’auto disponibile;

            il 19 novembre 2002 il giudice Marcik, a conclusione di un processo «lungo» (così lo ha definito lui stesso) contro due cittadini cechi imputati di furto e ricettazione, condannava gli stessi a 20 e 22 mesi di reclusione con la condizionale per ricettazione;

        rilevato che i killer di Nerio Campagnolo sono ancora liberi e i ricettatori e mandanti sono stati praticamente prosciolti; le autorità di polizia della Repubblica Ceca, finora, non hanno espletato al meglio l’attività investigativa, malgrado l’Interpol e i collegamenti con la polizia della Repubblica ucraina per individuare e catturare gli assassini,

        l’interrogante chiede di sapere:

            perchè nessun rappresentante dell’ambasciata e del consolato italiano o loro delegato fosse presente al processo a Prostejov il giorno 19 novembre 2002;

            se si ritenga corretto il comportamento dei funzionari delle nostre ambasciate e a quale criterio esso si ispiri;

            se i nostri connazionali possano sentirsi tutelati nei loro diritti fondamentali di fronte a simili comportamenti delle Autorità ceche, per nulla incalzate dalla nostra ambasciata, divenuta «cieca» di fronte alle ingiustizie perpetrate ai danni dei nostri concittadini;

            quali provvedimenti si intenda assumere nei confronti di funzionari, dipendenti dello Stato, che avrebbero tradito l’alto incarico che è stato loro affidato.