Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-00656
Azioni disponibili
Atto n. 3-00656
Pubblicato il 8 ottobre 2002
Seduta n. 252
VALLONE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. -
Premesso che:
con atto di compravendita stipulato in data 12 novembre 2001, regolarmente notificato alla competente Soprintendenza Archeologica di Roma ai sensi del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, il Dottor Valerio Morabito acquistava dal Signor Sauro Streccioni una villa con piscina sita in Comune di Roma Via Appia Antica 222 con un'area di pertinenza di mq. 8601.49 per euro 1.549.370,00, sulla quale ultima insistevano resti romanici di epoca imperiale solo parzialmente scavati e di notevole pregio storico;
i contraenti, ed in particolare l'acquirente, manifestavano la propria disponibilità a cedere gratuitamente al Ministero per i beni e le attività culturali l'intera area ove insistono i resti romanici (unico elemento dell'intero complesso immobiliare avente rilevanza archeologica al fine della pubblica fruizione), anche in considerazione della circostanza che la medesima è strutturalmente scorporata dal resto della villa, oltre che munita di un secondo ingresso carrabile;
in data 4 gennaio 2002, il Direttore per i beni archeologici del Ministero per i beni e le attività culturali con proprio decreto esercitava il diritto di prelazione nei confronti dell'immobile sopra descritto oggetto del contratto di compravendita al prezzo di euro 1.549.370,70 (pari a tre miliardi di vecchie lire), con lo scopo dichiarato di “programmare una sistematica ricerca archeologica, nonché al fine di assicurare alla pubblica fruizione il complesso (…)”;
in data 20 marzo 2002 il Dottor Morabito presentava ricorso giurisdizionale avanti il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio Ruolo Generale n. 3067/2002 per l'annullamento previa sospensione cautelare del decreto del Ministero per i beni e le attività culturali sopra menzionato;
nonostante pendesse ricorso dinanzi al TAR del Lazio, in data 19 aprile 2002 il Ministero per i beni e le attività culturali, in riferimento all'acquisizione del predetto immobile, attingeva al fondo previsto dal capitolo 7861 dello stato di previsione del proprio bilancio per l'anno finanziario 2002 ammontante a complessivi euro 2.711.399,00 e, con proprio decreto, autorizzava al pagamento di euro 1.549.370,70 a favore del Signor Streccioni;
pedissequamente a quanto sopra, la Sovrintendenza Archeologica di Roma cominciava - con esemplare solerzia! - i sopralluoghi relativi ai lavori di ripristino stimati in oltre 516 mila euro (pari a un miliardo di vecchie lire) indirizzati non ai ruderi, come stabiliscono gli articoli 59 e seguenti del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, bensì al mero restauro dei locali abitativi della villa (ripristino delle travi a vista nei soffitti della dependance, creazione di un bagno panoramico al terzo piano, sostituzione dei pavimenti nei piani superiori, creazione di una fontana o un parcheggio ove ora sorge la piscina, eccetera),
si chiede di conoscere:
per quale motivo il Ministro in indirizzo non abbia ritenuto più corretto ed opportuno attendere la pronuncia del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio previsto per il prossimo 23 ottobre, prima di autorizzare con decreto del 19 aprile 2002 il pagamento di euro 1.549.370,70 per l'acquisto dell'immobile descritto in premessa;
considerato che il Ministro in indirizzo ha ritenuto opportuno attingere all'Erario per acquisire il predetto fabbricato al Demanio dello Stato, per quale motivo le opere di restauro interessino esclusivamente le otto camere e gli otto bagni della villa, piuttosto che i resti romanici, unici elementi di rilevanza archeologica, visto che la villa non risulta neanche nel novero dei casali storici della Carta dell'Agro Romano, come si evince dalla perizia dell'archeologa Alessandra Ten, depositata contestualmente al ricorso dinanzi al TAR del Lazio;
come il Ministro in indirizzo intenda giustificare la spesa di circa 2milioni e centomila euro per l'acquisizione ed il restauro di un complesso immobiliare i cui ruderi romani avrebbero potuto essere acquisiti a titolo gratuito e per il quale, invece, ha speso tre quarti del capitolo di bilancio 7861 come esposto in premessa, utilizzando anche fondi destinati ad altri sub capitoli;
quale uso concreto e quale utilità funzionale possa rappresentare per il Ministero per i beni e le attività culturali, ai fini della sua ordinaria attività di pubblica amministrazione, una lussuosa villa di otto camere ed otto bagni con piscina;
se il Ministro in indirizzo sia in grado di fugare, infine, i legittimi dubbi dell'interrogante circa l'esistenza di un disegno volto, a spese dei contribuenti, ad acquisire prestigiose ville che andrebbero a costituire il futuro capitale immobiliare di Patrimonio S.p.A., e che poi finirebbero per appagare i “sogni nel cassetto” degli amici dei Ministri più fortunati.