Legislatura 15 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-00776

Atto n. 3-00776 (in Commissione)

Pubblicato il 26 giugno 2007
Seduta n. 177

BERSELLI - Al Ministro della difesa. -

Premesso che:

dodici giovani carabinieri catturati da pseudo-partigiani furono sorpresi nel sonno, avvelenati, torturati ed infine tagliati a pezzi;

i carabinieri costituivano un presidio a difesa della centrale idroelettrica di Bretto (Gorizia);

il 23 marzo 1944 gli pseudo partigiani slavi presero in ostaggio il vicebrigadiere Dino Perpignano, comandante del presidio che stava rientrando negli alloggiamenti, e sotto la minaccia delle armi lo costrinsero a pronunciare la parola d’ordine e, con facilità, una volta entrati nel presidio, catturarono tutti i carabinieri già in parte addormentati;

dopo il saccheggio, i dodici militari furono deportati nella Valle Bausizza e rinchiusi in un fienile ove fu loro servito un pasto nel quale era stata inglobata soda caustica e sale nero. Affamati, inconsapevolmente mangiarono quello che gli era stato servito, ma poco dopo le urla e le implorazioni furono raccapriccianti e tremende;

erano stati avvelenati e la loro agonia si potrasse fra atroci dolori e sofferenze varie per ore e ore;

tremanti e consumati dalla febbre, Pasquale Ruggiero, Domenico Del Vecchio, Lino Bertogli, Antonio Farro, Adelmino Zilio, Fernando Ferretti, Ridolfo Calzi, Pietro Tognazzo, Michele Castellano, Primo Amenici, Attilio Franzon, quasi tutti ventenni (e mai impiegati nei servizi di P.S. o di ordine pubblico, tranne quello a guardia della centrale, cui erano stati sempre preposti) furono costretti a marciare fra inanerrabili sofferenze ed insopportabili sacrifici fino a Malga Bala, ove li attendeva una fine orribile;

il vicebrigadiere Dino Perpignano fu preso e spogliato: gli venne conficcato un legno ad uncino nel nervo posteriore del calcagno ed issato a testa in giù, legato ad una trave;

poi furono tutti incaprettati; a quel punto i macellai, pseudo-partigiani comunisti slavi, cominciarono a colpire tutti con picconi; a qualcuno vennero asportati i genitali e conficcati in bocca, a qualche altro fu aperto a picconate il cuore o frantumati gli occhi; all’Amenici venne conficcata nel cuore la fotografia dei suoi cinque figli mentre il Perpignano fu finito a pedate in faccia ed in testa;

la “mattanza” terminava con i corpi dei malcapitati legati col fil di ferro e trascinati, a mò di bestie, sotto un grosso masso ed abbandonati, povere vittime innocenti, in aperta campagna, prede di animali randagi;

ora le misere spoglie di questi poveri carabinieri martiri/eroi riposano, dimenticati dagli uomini, dalla storia e soprattutto dalle istituzioni, in una torre medievale di Tarvisio;

il capo del V Reparto dello Stato maggiore della difesa con nota n. 101/AVPM/898/71.9 del 12 luglio 2000 ha comunicato che, pur essendo trascorsi i termini per proposte del genere, "esiste sotto il profilo giuridico la possibilità di attribuire altre onorificenze motu proprio da parte del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro della difesa";

il Presidente del Consiglio dei ministri, rispondendo ad una sollecitazione del Presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri, Stazione di Brescia, con nota 13 aprile 2007 esprimeva ai familiari dei carabinieri trucidati le sue “espressioni di solidarietà e di fraterna vicinanza, assicurando di aver trasmesso agli organi militari di competenza la istanza di riconoscimento premiale per le eventuali determinazioni”,

si chiede di sapere quale sia il pensiero del Ministro in indirizzo in merito all’eccidio di Malga Bala, e se non ritenga di proporre al Presidente della Repubblica la concessione di una medaglia d’oro al valore militare della memoria a ciascuno dei dodici carabinieri barbaramente trucidati, unicamente perché italiani, mentre operavano nell’esercizio dei loro compiti di istituto.