Legislatura 15 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02186

Atto n. 4-02186

Pubblicato il 19 giugno 2007
Seduta n. 170

FERRANTE - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -

Premesso che:

sembra che ASM di Brescia (ora fusa con AEM di Milano), che già possiede il 20% di Endesa Italia, voglia aumentare la sua quota nella società sino al 25%, per procedere poi al cosiddetto "spezzatino" della stessa Endesa Italia;

ciò causerebbe gravi conseguenze nell'assetto competitivo di un settore da poco liberalizzato, oltre ad effetti negativi sul piano occupazionale;

l’azienda, divenuta Endesa Italia, ha realizzato in questi ultimi anni investimenti per oltre un miliardo di euro (come esempio emblematico si può citare il rifacimento impiantistico di buona parte degli impianti idroelettrici situati in Umbria);

oggi Endesa Italia ha circa il 10% del mercato ed è il terzo produttore operante in Italia;

oggi lavorano in Endesa Italia circa 1.000 persone, di cui 200 nelle due sedi “centrali” di Roma e Terni;

sembrerebbe, come si apprende da fonti giornalistiche, che in conseguenza dell’Opa su Endesa da parte di Enel e dell’accordo di questa con Eon che prevede che l’azienda tedesca rilevi il 70% degli assets di Endesa Italia, ASM non intenda più restare in qualità di socio ma pretenderebbe alcuni tra i migliori assets della società (in particolare sarebbe prevista, la divisione dell’asta del Nera da quella del Velino del nucleo di Terni creando conseguenti, gravi difficoltà nella gestione da un punto di vista idrogeologico);

è evidente che questo nuovo assetto farebbe saltare il piano industriale di Endesa Italia, visto che, dal “frazionamento”, l’azienda uscirebbe divisa letteralmente in due;

a tal proposito va ricordato che l’Antitrust (Autorità garante della concorrenza e del mercato), già chiamata a pronunciarsi sul “frazionamento” di Endesa Italia, in occasione della fallita Opa da parte di Gas Natural, espresse la sua preoccupazione rispetto all’accordo tra Gas Natural ed Iberdrola per dividersi l’azienda italiana,

si chiede di sapere:

se in Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga che, qualora le notizie diffuse dagli organi di stampa risultassero fondate, vi sia il rischio concreto, attraverso questa operazione di frazionamento – che, peraltro, penalizzerebbe un importante operatore del settore – di indebolirebbe il processo di liberalizzazione del mercato italiano dell’energia, avviato nel 1999, con conseguenti ricadute negative sullo stesso mercato e sui consumatori;

se non ritenga che questa operazione, oltre ad indebolire la concorrenza nel settore della produzione di energia elettrica in Italia, possa determinare anche gravi conseguenze sul piano dell'occupazione: infatti, non avrebbe più senso di esistere la gran parte della struttura organizzativa che opera a Terni e a Roma;

in particolare, se non reputi di dover intervenire immediatamente per scongiurare l'eventuale separazione delle aste dei tre fiumi gestiti dal Nucleo idroelettrico umbro, che avrebbe sicuramente forti ricadute negative in termini di efficienza e di gestione in sicurezza di questo fondamentale sistema idrico.