Legislatura 15 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-01159
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Atto n. 4-01159
Pubblicato il 24 gennaio 2007
Seduta n. 93
MONTALBANO , FAZIO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri per le politiche europee, degli affari esteri, dello sviluppo economico, del lavoro e della previdenza sociale, della solidarietà sociale, dell'università e della ricerca e della salute. -
Premesso che:
la Pfizer Italia S.r.l. è una società del gruppo Pfizer Inc, multinazionale farmaceutica americana, considerata leader mondiale nel proprio settore;
il signor Soren Celinder ricopre, attualmente e dal maggio 2006, la carica di Country Manager della Pfizer Italia; il signor Martin Thomas ricopre, attualmente, il ruolo di Direttore vendite; il signor Silvio Mandelli ricopre, attualmente, il ruolo di Direttore del personale;
nel corso delle ultime due settimane di dicembre, a ridosso delle festività natalizie, la Pfizer Italia ha annunciato la decisione di cedere due linee «di vendita» (citazione testuale) che corrispondono a due linee di informazione scientifica del farmaco per un totale, mai smentito, di 440 dipendenti informatori scientifici del farmaco (ISF), pari a circa un terzo del totale degli attuali informatori scientifici della Pfizer Italia, diffusi su tutto il territorio nazionale, facendo riferimento alla necessità per molte aziende farmaceutiche di «riorganizzarsi con l'obiettivo di ottenere un maggior grado di flessibilità per essere in grado di reagire rapidamente ai cambiamenti di settore» (comunicato del Country Manager Soren Celinder del 15 dicembre 2007);
tuttavia, nello stesso comunicato sopra citato, la Pfizer annuncia, con toni fiduciosi, di avere «una pipeline di più di 150 prodotti rivolti ad importanti patologie» che rende il futuro «promettente»;
inoltre, nei primi giorni di dicembre 2006 la Pfizer ha illustrato, ai propri dipendenti informatori scientifici, i risultati economici dell'ultimo trimestre del 2006 (documento «Analisi e commenti alle vendite, 4o trimestre 2006»). Secondo tale documento, i risultati complessivi presentano, rispetto all'anno precedente, una situazione di volumi di vendita in crescita (+ 3,8 per cento), assorbita da una proporzionale riduzione dei prezzi (con un effetto del - 3,7 per cento). Il fatturato risulta pertanto sostanzialmente invariato, e ciò in presenza di una crescita complessiva del mercato del 4,1 per cento, e corrisponde ad una riduzione della quota di mercato pari ad appena lo 0,37 per cento;
i dati presentati, sia quelli economici complessivi che i dati di mercato, evidenziano che la Pfizer ha avuto, nel periodo considerato, risultati positivi nell'ambito delle vendite ospedaliere (+ 5 per cento rispetto all'anno precedente) e dai prodotti in promozione attiva, cioè promossi dagli informatori scientifici del farmaco, che hanno portato un risultato complessivo positivo dello 0,6 per cento, così articolato, secondo ponderazione: + 10,3 per cento per quanto riguarda i prodotti promossi dagli ISF coperti da brevetto, - 40,3 per cento per i prodotti che hanno perso il brevetto, - 17,8 per cento per tutti gli altri prodotti, non promossi dagli ISF: la contribuzione positiva degli ISF al risultato della Pfizer è quindi palesemente dichiarata dall'azienda stessa;
come appare con ogni evidenza, non si tratta affatto di una situazione di crisi, ma piuttosto, secondo l'interrogante, di un mancato raggiungimento degli obiettivi di budget, che, per stessa ammissione dell'azienda, è determinata dalle «riduzioni del prezzo, che non erano state preventivate in budget»;
inoltre, nel citato comunicato del 15 dicembre 2006, si fa esplicito riferimento alla correlazione fra la cessione delle due linee (e quindi dei 440 lavoratori) e la scadenza dei brevetti di tre farmaci: Norvasc, Cardura e Diflucan;
si fa presente che due di questi tre farmaci sono distribuiti dalle due linee successivamente individuate, denominate «Powers» e «Lab» assieme ad un mix di altri farmaci;
si fa inoltre presente che i farmaci citati sono stati assegnati alle due linee, nell'ambito di una riorganizzazione complessiva che avveniva dopo la cessione di circa 200 lavoratori, al principio del 2006; prima di allora ci risulta che almeno una delle due linee distribuisse anche un farmaco ad alto valore aggiunto e tuttora in forte crescita: il Viagra;
tale annunciata ed eventuale cessione non è la prima ma già la terza nell'arco degli ultimi due anni, e le precedenti due, peraltro giustificate dall'azienda in termini di adapting to scale, (ovvero razionalizzazione ed eliminazione degli esuberi, nel momento in cui la Pfizer usciva da una serie di acquisizioni societarie) hanno già portato alla precarizzazione di circa quattrocento lavoratori, non sempre fatti uscire attraverso le normali procedure di cessione di ramo d'azienda, ma attraverso un mix di reiterati micro-interventi e di ristrutturazioni striscianti;
nell'ultimo anno, la Pfizer non ha effettuato nuove acquisizioni, fatta eccezione per l'acquisto della Vicuron (avvenuta, in realtà, a giugno 2005), che ha comunque portato al licenziamento di ben settanta persone del centro di ricerca di Gerenzano (Varese);
il 4 gennaio 2007, a seguito dei forti malumori espressi da dipendenti, peraltro alla data poco sindacalizzati, e dai sindacati di settore, la Pfizer inviava ai dipendenti un documento «Pfizer Italia caffè», nel quale, rispondendo ad ipotetiche domande dei lavoratori, fra i tanti concetti dichiarava di aver già individuato il «partner» cui cedere il ramo d'azienda, la società Marvecs, di voler applicare la normativa per la cessione di ramo d'azienda (articolo 2112 codice civile), di aver attivato la prevista procedura con le organizzazioni sindacali il 15 dicembre 2005, di voler perfezionare la cessione dei due rami d'azienda il 1o febbraio 2007;
nello stesso comunicato si dichiara che «i colleghi che passeranno a Marvecs manterranno tutti e gli stessi trattamenti che hanno in Pfizer, in particolare manterranno: la stessa categoria, la stessa retribuzione, gli stessi benefit, la stessa tipologia di contratto (...) con gli istituti collegati come ad esempio: ferie, permessi, malattia, orario di lavoro, (...) le tutele occupazionali in essere nel precedente rapporto con Pfizer». Non si fa evidentemente menzione di quali siano le modalità attraverso le quali Pfizer possa garantire ai lavoratori ceduti la continuità di impiego presso il cessionario («partner» secondo la definizione di Pfizer);
circa i criteri di individuazione del «partner» sono riportati i seguenti: «solidità di business, dati finanziari e di impiego, competenze richieste e velocità di implementazione»;
circa il fatto se la cessione a Marvecs possa essere rifiutata da un dipendente, la risposta è la seguente: «tutti i lavoratori, tutti gli assets e tutti gli strumenti che costituiscono il "ramo di azienda" devono essere ceduti a Marvecs. Non è prevista l'adesione individuale. Non è possibile modificare l'unita organizzativa individuata come "ramo di azienda", perché proprio questa (in sé) è oggetto della cessione»;
tale annunciata cessione di ramo d'azienda appare dunque da ascrivere, a giudizio dell'interrogante, non a criticità di tipo economico-finanziario, quanto piuttosto alla volontà di flessibilizzare, e quindi precarizzare, una parte rilevante dei lavoratori di un'azienda tutt'altro che in crisi;
ci si chiede con quali modalità sia stato individuato il «ramo d'azienda», non essendo sufficiente la meccanica individuazione di unità organizzative, ma dovendo sussistere i requisiti dell'autonomia funzionale (articolo 2112 codice civile): pare piuttosto possibile che si sia proceduto attraverso una individuazione per accordo fra le parti cedente e cessionaria (definita, appunto, «partner») dando una interpretazione, secondo l'interrogante, di comodo del comma 5 dell'articolo 2112. A tale proposito è doveroso ricordare che, ai fini di tale articolo, è necessario che i requisiti di autonomia organizzativa ed economica del complesso dei beni ceduti, siano ravvisabili oggettivamente: non si capisce come due parti si possano accordare per determinare un requisito oggettivo;
è noto che l'attuale Country Manager ha operato in analogo senso nella Pfizer Japan, non più tardi di un anno fa, prevedendo il taglio di circa trecento dipendenti, pari a circa il 5 per cento della forza lavoro della Pfizer Japan, e che a, seguito di tale tentativo di ristrutturazione, l'attuale Country Manager di Pfizer Italia, allora in Giappone, è stato sostituito a febbraio 2006 e che al suo posto è stato nominato un President giapponese che, dopo aver riallacciato corretti rapporti con i sindacati e i lavoratori, è riuscito a ridurre i costi aziendali del 12 per cento senza sacrificare un solo dipendente;
si dovrebbe chiedere alla Pfizer di tagliare eventualmente costi inutili come, risulta all'interrogante, sia stato fatto con successo in Giappone, piuttosto che precarizzare ulteriormente il lavoro e trattare i propri lavoratori dipendenti come merce,
si chiede di sapere:
se, date le dichiarazioni della stessa Pfizer Italia sul buono stato di salute attuale e futuro della stessa azienda, e non essendo pertanto in presenza di crisi economico-produttive, sia davvero necessario procedere ad una ristrutturazione aziendale o se piuttosto non si stia procedendo in modo surrettizio ad una esternalizzazione finalizzata all'espulsione dei dipendenti, eludendo per tale via le norme che garantiscono la stabilità del posto di lavoro;
se non si sia proceduto, nel corso dell'ultimo anno, alla individuazione soggettiva dei lavoratori che sarebbero stati successivamente oggetto di cessione, attraverso la concentrazione, in capo alle loro linee di appartenenza, proprio di quei farmaci che un anno dopo avrebbero visto scadere il loro brevetto;
se sia legittimo affermare che non sia necessaria l'adesione individuale o il consenso di ciascun lavoratore in via di cessione: in particolare si richiama la pronunzia della Corte di giustizia delle Comunità europee (Sez. VI, 24 gennaio 2002, C-51/00) che chiarisce che «la normativa comunitaria non vieta al dipendente in forza presso il cedente di rifiutare il passaggio al cessionario e di continuare il rapporto di lavoro con lo stesso cedente»;
se l'attuale Governo e, in particolare, il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, il Ministro dello sviluppo economico ed il Ministro della solidarietà sociale non intendano esprimere il proprio indirizzo sull'interpretazione dell'orientamento comunitario sopra indicato, spesso eluso dalle prassi "pseudoliberiste" di questi ultimi anni;
se l'attuale Governo e, in particolare, i Ministri del lavoro e della previdenza sociale e dello sviluppo economico non ritengano intollerabile che gli effetti concreti di tale interpretazione dell'articolo 2112 del codice civile siano del tutto indipendenti dalla volontà del lavoratore, trattato come merce e non come persona, ma dipendenti solo dalla volontà del cedente e del cessionario, volontà di fatto «padronale» e, come tale, unilaterale;
se il Governo ritenga che consentire alla sola volontà padronale di trasferire soggettivamente lavoratori da un'azienda ad un'altra, senza lasciare ai singoli la scelta se rimanere nell'azienda cedente (nel caso qui richiamato, parte molto solida economicamente) o approdare nella cessionaria (i criteri adottati fanno pensare ad una partnership finalizzata alla sola «rapidità di implementazione»), sia realmente conforme al buon senso e al dettato costituzionale;
se non si ritenga necessario un forte richiamo al dettato dell'articolo 41 della Costituzione che al comma 1 statuisce che «l'iniziativa economica privata è libera» e che al comma 2 fissa i confini di tale libertà: «non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana»: e la libertà, come stabilito anche dall'articolo 3 della Costituzione, è anche del singolo cittadino, non solo dell'impresa;
se la comunicazione a ridosso delle festività natalizie non sia stata fatta ad arte per ridurre la capacità da parte delle organizzazioni sindacali di rappresentare efficacemente gli interessi dei lavoratori, e quindi in modo ostile verso i lavoratori stessi, sia verso gli appartenenti alle linee oggetto di cessione, sia verso coloro che, per il momento, non sono oggetto di precarizzazione;
se il Governo, nel rispetto della libertà dell'iniziativa privata, ma anche nel rispetto dei propri poteri di indirizzo e conformemente al dettato costituzionale ed alle leggi, non ritenga utile un intervento a tutela di 440 lavoratori;
se al Governo risulti quali garanzie occupazionali siano state date ai lavoratori coinvolti in questo ennesimo provvedimento della multinazionale americana;
se l'eventuale annunciata cessione di ramo d'azienda sia stata progettata con criteri di continuità, cedendo cioè, oltre che i lavoratori, anche contratti che consentano al cessionario (o «partner») di dover avviare, a sua volta, ristrutturazioni che comportino riduzioni dei propri organici (un eventuale periodo di garanzia ragionevole sarebbe di almeno cinque anni e sarebbe da definire attraverso convenzioni di tipo imperativo);
se il Governo non ritenga prioritario un incontro con la Pfizer Italia, finalizzato a chiarire questi aspetti nell'interesse dei lavoratori e dell'intero sistema dello sviluppo economico italiano.