Legislatura 15 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-01110

Atto n. 4-01110

Pubblicato il 23 gennaio 2007
Seduta n. 92

NANIA - Al Ministro dell'interno. -

Premesso che:

l’11 gennaio 2006, l'interrogante ha depositato presso gli Uffici del Senato un’interrogazione parlamentare sui fatti che riguardano l'accesso ispettivo presso il Comune di Barcellona Pozzo di Gotto (provincia di Messina), e quanto avrebbe scritto la Commissione di accesso per determinare, senza che – a giudizio dell’interrogante – in effetti ne ricorressero i presupposti ex art. 143 del Testo unico degli Enti locali (TUEL), lo scioglimento del Consiglio comunale;

il Prefetto di Messina nel febbraio del 2006 chiedeva alla Procura di Repubblica di Messina di avere informazioni sullo stato dei procedimenti giudiziari riguardanti alcuni consiglieri comunali ed un assessore del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto, per avviare, eventualmente, la procedura dell’accesso agli atti del Comune;

la Procura della Repubblica inviava al Prefetto con assoluta tempestività le predette informazioni nel febbraio del 2006;

sulla base di quanto sopra, il Prefetto di Messina, dott. Stefano Scamacca, disponeva – in data 26 giugno 2006 (Prot. N. 84/12.13/Gab.) – l’accesso agli atti del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto, nominando quali componenti della Commissione di accesso, tra gli altri il prefetto dott. Antonio Nunziante e il vice questore di Messina dott. Giuseppe Anzalone;

la notizia dell'avvio da parte del Prefetto di Messina delle procedure per l'accesso ispettivo presso il Comune di Barcellona Pozzo di Gotto aveva destato grandi perplessità e forti sospetti nell’opinione pubblica e nell'interrogante;

nel corso di un incontro in Prefettura, svoltosi nell’aprile del 2006, sia il Sindaco di Barcellona sia l’interrogante avevano espresso la propria indignazione per la decisione presa in contrasto con tutti gli attestati ricevuti dalla Prefettura di Messina, nel corso degli anni, per l’azione svolta contro il pericolo dell’infiltrazione mafiosa e in difesa della legalità nella città di Barcellona;

il Prefetto di Messina, pur consapevole di quanto sopra, avrebbe subito delle “pressioni” dal nuovo Questore di Messina, dott. Giuffré (originario della città di Termini Imerese, come un parlamentare esponente dei DS, componente della Commissione Antimafia), insediatosi nel dicembre del 2004, il quale nel gennaio del 2006, dopo il dibattito parlamentare sulla Relazione della Commissione Antimafia, lo aveva “adeguatamente” sollecitato a promuovere l’accesso presso il Comune di Barcellona, anche in considerazione delle richieste che in tal senso provenivano dalla sig.ra Sonia Alfano che, a suo dire, si faceva forte del sostegno diretto di due parlamentari esponenti dei DS;

nell’occasione il Prefetto di Messina ha dichiarato al Sindaco ed all'interrogante che egli era perfettamente consapevole della trasparenza e della legalità dell’azione amministrativa del Comune di Barcellona e che, ciò considerato, vi sarebbe stato poco di che preoccuparsi, perché la verità sarebbe emersa, ricordando la sua missiva scritta al Sindaco di Barcellona il 20 ottobre 2005, appena sei mesi prima, con la quale lo invitava a sottoscrivere il Protocollo di legalità Dalla Chiesa e rinnovava gli attestati profili di legalità dell'azione amministrativa svolta dall'attuale Amministrazione;

nell'occasione, il Prefetto a riprova di quanto sopra, ha mostrato e dato facoltà di leggere all'interrogante ed al Sindaco di Barcellona una relazione scritta ed inviata dallo stesso alla Commissione Antimafia, a fine dicembre del 2005 (dopo le audizioni della stessa svoltesi nel novembre del 2005) dalla quale si evinceva in maniera evidente che l’attività amministrativa del Comune di Barcellona era esente dal pericolo di inquinamento mafioso;

durante il predetto incontro l’interrogante faceva presente che avrebbe presentato subito un’interrogazione parlamentare sulla vicenda ed avrebbe tenuto un comizio nella città per la domenica successiva, ma il Prefetto lo invitava a soprassedere perché, in effetti, era del tutto prevedibile l'esito veloce e positivo dell'intera vicenda;

la Commissione di accesso, coordinata dal vice questore, dott. Anzalone (scelto dal Questore di Messina, dott. Giuffrè) e guidata dal prefetto, dott. Antonio Nunziante, iniziava l’ispezione nel Comune di Barcellona il 30 giugno 2006 e la concludeva dopo soli 17 giorni di lavoro effettivo, senza mai chiedere alcun chiarimento all’Amministrazione e ai Dirigenti di settore su quei pochi atti di cui richiedeva copia a fronte degli oltre 14.000 atti prodotti dall’Amministrazione nei cinque anni di consiliatura;

a fine luglio 2006 la Commissione concludeva la sua ispezione e il dott. Nunziante – alla presenza di alcuni impiegati e degli altri componenti della Commissione – si accomiatava dal Sindaco, dott. Candeloro Nania, chiedendo di poter abbracciare platealmente e “baciare” pubblicamente lo stesso, a suo dire, “un vero galantuomo”;

a giudizio dell’interrogante, la brevissima durata dell’accesso lasciava presagire un esito favorevole all’Amministrazione in carica, tenuto conto che si è di fronte ad un Comune di oltre 40.000 cittadini e che mai un atto ispettivo ex art. 143 TUEL era durato così poco in una città di tale dimensione;

nel mese di agosto 2006, la “Gazzetta del Sud”, con un articolo a firma di Leonardo Orlando, portava a conoscenza dei lettori il fatto che la Commissione presieduta dal dott. Nunziante e, di conseguenza, il Prefetto avrebbero chiesto la misura drastica dello scioglimento del Consiglio comunale di Barcellona;

l’Amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto aveva consegnato alla Commissione di accesso una sua relazione tecnica-amministrativa nella quale si spiegavano i fatti amministrativi più salienti della sua gestione amministrativa iniziata il 7 dicembre 2001;

una volta appresa la notizia che il Prefetto di Messina avrebbe espresso parere favorevole alla richiesta di scioglimento, il Sindaco della città, insieme ad un legale di fiducia, chiedeva ed otteneva – nell’agosto del 2006 – un incontro con il Prefetto, durante il quale questi affermava, a quanto consta, che se, in effetti, si poteva anche ritenere ininfluente il ruolo dei consiglieri comunali Marchetta ed Aragona (perché il primo si era aggregato da subito dopo le elezioni ai DS e schierato sempre contro l’Amministrazione comunale, mentre il secondo era finito sotto inchiesta grazie all'attività di controllo e di massima trasparenza dell’Amministrazione in carica sulla gestione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani), sull'attività dell'Amministrazione comunale, lo stesso non si poteva dire dell'assessore Cannata, perché questi (a parte le sue presunte frequentazioni con personaggi malavitosi fino al 7 dicembre 2001), era risultato - secondo gli atti della Commissione di accesso - firmatario, al posto del sindaco Nania, di una ordinanza, la n. 64 del 9 aprile 2003, con la quale, omettendo di inserire la data di scadenza, di fatto, avrebbe favorito la Cooperativa "Libertà & Lavoro" (presieduta dal consigliere comunale Andrea Aragona, ritenuto vicino alla cosca dei “barcellonesi”), determinando lo stesso Prefetto ad esprimere parere favorevole alla misura drastica dello scioglimento del Consiglio comunale in contrasto con le sue stesse precedenti convinzioni;

in seguito alle comunicazioni del Prefetto (peraltro fatte anche ad altre persone, alle quali comunque non avrebbe mai mancato di ribadire che si trattava di una manovra di carattere “politico” che era stato “costretto” – e ci si chiede da chi – a subire), l’Amministrazione comunale di Barcellona inviava al Ministero dell'interno una seconda relazione;

in tale relazione del Comune di Barcellona si metteva in risalto la qualità, oltre che la consistenza quantitativa, la quantità dell’azione amministrativa del Comune, sottolineando la differenza tra come avevano amministrato le Giunte di centro-sinistra dal 1994 al 2000, guidate dal prof. Franco Speciale, e come ha amministrato la Giunta Nania, di centro-destra, dopo il 7 dicembre 2001;

il Ministero dell'interno, tramite i responsabili dell’Ufficio competente sull’istruttoria della pratica in oggetto, nel settembre del 2006, consentiva al Sindaco della città, accompagnato dai suoi legali, avvocati Anna La Malfa e Rino Nania, di esporre le proprie ragioni sull’assurdità e l’infondatezza delle accuse rivolte all’attività del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto;

l'11 ottobre 2006, dopo l’incontro ministeriale del Sindaco con i dirigenti incaricati di istruire la pratica in oggetto, l’Amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto ha inviato una terza relazione nella quale spiegava e contestava punto per punto quanto si ipotizzava che la Commissione di accesso, sulla base di indiscrezioni trapelate anche da organi di stampa locali, avrebbe potuto scrivere sui consiglieri comunali Maurizio Marchetta ed Andrea Aragona e sull’ assessore Giuseppe Cannata, nonché sulle cooperative “Libertà e Lavoro” (servizio di rifiuti solidi urbani) e “Casco” (servizio di assistenza domiciliare agli anziani);

nonostante quanto sarebbe sostenuto esplicitamente dalla Commissione di accesso – secondo la quale il Comune di Barcellona fino alla data del 5 maggio 2005 avrebbe continuato ad interloquire e ad avere rapporti economici con la Cooperativa "Libertà & Lavoro" per i servizi ecologici – dalle due relazioni e da tutti gli atti amministrativi inviati al Ministero dell'interno da parte dell’Amministrazione comunale di Barcellona emerge in maniera chiara ed inequivocabile che i rapporti del Comune di Barcellona con la cooperativa "Libertà & Lavoro" (presieduta fino al suo arresto, avvenuto nel luglio del 2004, dal consigliere Andrea Aragona), iniziati circa 30 anni prima, erano definitivamente cessati da oltre due anni e mezzo, e cioè dal 27 febbraio 2004, in quanto la competenza in materia di rifiuti era passata alla società ATO 2 ME;

nonostante quanto sarebbe sostenuto dalla Commissione di accesso con riferimento al Cannata ed alla cooperativa "Casco", i rapporti del Comune di Barcellona con la cooperativa “Casco”, alla quale si dice che fosse cointeressato il Cannata, erano definitivamente cessati grazie alla determina del 12 luglio 2005, n. 1643, con la quale si adottava il bando di gara per il servizio di assistenza domiciliare agli anziani, gara che si svolgeva il 22 settembre 2005, al pubblico incanto, per l’assegnazione triennale del servizio, e di cui risultava aggiudicataria altra ditta;

durante i cinque anni dell’Amministrazione in carica, insediatasi il 7 dicembre 2001, nessun assessore ha ricevuto avvisi di garanzia per fatti commessi nella qualità di assessore, né mai si è svolta a carico di alcun assessore alcuna indagine per mafia;

intanto interveniva il primo “colpo di scena”, in quanto il Giudice competente a decidere il rinvio a giudizio sugli imputati dell'indagine Omega, Maria Teresa Arena, del Tribunale di Messina, in data 16 ottobre 2006, con sentenza n. 424/06, depositata il 21 novembre 2006, derubricava il reato di cui all'art. 416-bis a carico dell’unico consigliere comunale imputato per un reato di mafia, il consigliere comunale Maurizio Marchetta, come a carico di tutti gli altri coimputati, in associazione semplice, inviando gli atti per competenza al Tribunale di Barcellona;

il proscioglimento del consigliere Marchetta faceva crollare il teorema accusatorio dal quale era partita la richiesta di accesso del febbraio 2006 a danno del Comune di Barcellona;

nel frattempo, in via cautelare, il Sindaco di Barcellona, in data 3 ottobre 2006, con determinazione n. 149, revocava il mandato di assessore al sig. Giuseppe Cannata, pur dandogli atto di non aver mai condizionato in maniera anomala o illegale l’attività amministrativa dell’Ente e di aver sostenuto con particolare fermezza l’azione di bonifica intrapresa dall’Amministrazione in materia di gestione dei rifiuti solidi urbani;

sia il proscioglimento del Marchetta dall’accusa di cui al 416-bis, sia l’intera derubricazione del reato di associazione mafiosa in associazione semplice, sia la destituzione del Cannata, venivano comunicate dall’Amministrazione comunale di Barcellona con relazione del 6 novembre 2006 al Ministero dell'interno nella persona del Ministro e dei dirigenti addetti all’istruttoria della pratica;

in conseguenza di quanto sopra, nell’ottobre del 2006, il responsabile ministeriale dell’istruttoria della pratica, forse il vice capo di gabinetto del Ministro, dott. La Rosa, inviava una nota alla Prefettura di Messina nella quale disponeva un supplemento di indagine per verificare se davvero si era modificato il quadro processuale rispetto a come era – in particolare con riferimento al Marchetta – descritto nella relazione conclusiva della Commissione di accesso del luglio del 2006; e soprattutto per accertare l’indispensabile esistenza di quella stretta consequenzialità tra le scelte operate dai dirigenti nei settori analizzati dalla Commissione di accesso e gli appartenenti alla criminalità organizzata, i cosiddetti fattori inquinanti, perché, in caso contrario, l’adozione di un eventuale provvedimento di scioglimento carente dei suoi presupposti essenziali, sarebbe stato suscettibile di essere smentito in sede di ricorso al TAR;

in seguito alla nota ministeriale la Commissione di accesso non si è recata presso il Comune di Barcellona per dare corso al supplemento istruttorio, a quanto pare per l'indisponibilità del prefetto dott. Nunziante, al quale - nel frattempo - veniva assegnata la sede prefettizia della Provincia di Forlì, forse, a giudizio dell’interrogante, per premiarlo dell'azione svolta nelle sue precedenti funzioni;

per quanto consta all’interrogante, secondo voci circolate in città negli ambienti di sinistra (che si sono dimostrati sempre bene informati sulle vicende in atto), il Questore di Messina avrebbe disposto degli accertamenti del tutto superficiali, facendo sapere ad un Senatore esponente di A.N., suo concittadino, di essere perfettamente consapevole che l’Amministrazione di Barcellona è tra le più “pulite” d’Italia, che sarebbe stato il Prefetto di Messina a volere a tutti i costi l’accesso e che, pertanto, egli non poteva che adeguarsi alle direttive, scrivendo (o allo stesso Prefetto o direttamente al Ministero dell’interno), in data 30 novembre 2006, che il proscioglimento del Marchetta era privo di significati pratici, ignorando perfino la destituzione del Cannata, evitando di dimostrare l’esistenza di quel nesso di stretta consequenzialità ritenuto così importante e decisivo per un eventuale scioglimento del Consiglio comunale e spingendosi fino alla formulazione del giudizio tutto personale (ma non dovuto, e non richiesto, dalla nota ministeriale) secondo cui restavano valide e ferme tutte le conclusioni formulate dalla Commissione di accesso nel luglio del 2007;

nel frattempo, per quanto risulta all’interrogante, si veniva a conoscenza (da voci ricorrenti, da notizie che trapelavano negli ambienti politici dell’estremismo di sinistra, ed anche attraverso alcuni atti processuali venuti alla luce) che la Commissione di accesso, coordinata dal vice Questore Anzalone e guidata dal dott. Nunziante avrebbe svolto l’accesso con il compito ben preciso di sostenere l’opportunità di disporre lo scioglimento del Consiglio comunale di Barcellona (tant'é che chiudeva l’accesso in un tempo brevissimo, in soli 17 giorni di lavoro, senza mai chiedere chiarimenti sugli atti di cui chiedeva copia);

sulla base di quanto sopra, l’Amministrazione comunale inviava nel dicembre del 2006, prima al Prefetto di Messina e poi al Ministero dell'interno, una relazione importante e, a giudizio dell’interrogante, risolutiva, nella quale si dimostrano con prove certe e documentali la serie enorme di errori, di sviste, di inesattezze, di scambio di nomi e addirittura di plateali falsità che caratterizzerebbero non una parte, o alcune parti, ma l’intera relazione della Commissione di accesso, qualora fossero confermate talune indiscrezioni trapelate da organi di stampa locali;

nel frattempo il Prefetto di Messina ha dato corso al supplemento istruttorio richiesto con la nota ministeriale dell’ottobre del 2006, perché il Ministro dell’interno, richiedendo il supplemento istruttorio aveva dimostrato di non poter proporre al Consiglio dei Ministri lo scioglimento del Consiglio comunale di Barcellona sulla base delle conclusioni della Commissione di accesso, in quanto carenti sotto il profilo della dimostrazione dell'esistenza di quel nesso di stretta consequenzialità tra scelte operate nei vari settori analizzati e fattori inquinanti;

nel frattempo si è appreso, sia sulla base delle voci popolari, sia sulla base di quanto riportato in un servizio pubblicato nel dicembre del 2006 dal settimanale "109", che la relazione della Commissione presieduta dal dott. Nunziante avrebbe individuato l’esistenza dei presupposti di cui all’art. 143 TUEL, per sciogliere il Consiglio comunale, nell'esistenza a Barcellona di un clan mafioso, quello dei cosiddetti "barcellonesi", capeggiato dal Di Salvo, che – come dimostrerebbero le intercettazioni con il Marchetta riferite al Sindaco della città e come dimostrerebbero, in particolare le indagini Omega, Icaro e Gabbiani – sarebbe stato in grado di inquinare l’attività amministrativa del Comune di Barcellona, controllando e gestendo, in particolare, gli appalti pubblici, specie quelli di "rilevantissimo importo";

a giudizio dell’interrogante, il predetto “teorema” si è dimostrato, come appare processualmente noto e provato, completamente falso e costruito ad arte per screditare, e così sciogliere, il Consiglio comunale e l'attuale Amministrazione;

ritenuto che:

alla luce di quanto oggi trapela sul contenuto della relazione della Commissione di accesso, non sarebbe indicato nella stessa, nonostante gli sforzi fatti, neppure un nome di appartenenti alla criminalità organizzata che abbiano interloquito con l’Amministrazione in carica, di centro-destra;

per quanto consta all’interrogante, al contrario, i riferimenti a personaggi che secondo le indagini in corso sono considerati di spicco nell’ambito della criminalità organizzata riguardano comportamenti e atti amministrativi della precedente Amministrazione comunale di centro-sinistra, come peraltro si può rilevare dalle intercettazioni di cui all’indagine Omega;

per quanto risulta all’interrogante, non un solo fatto di cui alle indagini Omega, Icaro e Gabbiani ha evidenziato l'esistenza di un pericolo di inquinamento mafioso degli atti amministrativi del Comune di Barcellona da parte della cosiddetta cosca dei “barcellonesi” e/o l'esistenza di contatti con l’attuale Amministrazione comunale guidata dal dott. Candeloro Nania, mentre lo stesso non può affermarsi delle precedenti Amministrazioni di centro-sinistra;

per quanto risulta all’interrogante, la relazione della Commissione di accesso oltre che confondere nomi, date, modalità di gare e responsabilità, avrebbe del tutto ignorato la portata ed il carico della pesante eredità ricevuta dall’attuale Amministrazione, all’atto del suo insediamento, il 7 dicembre 2001, e come abbia sciolto, nel corso della sua attività (un anno prima per la "Casco" e oltre due anni prima per la "Libertà e Lavoro", dell'inizio - il 30 giugno 2006 - dell'accesso ispettivo), tutti i nodi ereditati con riferimento alle predette cooperative;

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, sarebbe stato commesso, qualora confermata, un errore macroscopico a danno della città di Barcellona qualora, come trapela, vi fosse scritto che con l’operazione Omega si sarebbe dimostrata l’esistenza di una associazione per delinquere tra il Di Salvo ed altri imprenditori finalizzata al controllo e alla spartizione degli appalti pubblici nel comune di Barcellona, per i seguenti motivi:

è processualmente dimostrato che l’associazione in questione, di cui all’indagine Omega, fino alla denuncia e all’arresto dei suoi componenti di spicco (avvenuto a fine luglio 2003), non ha svolto la sua azione di turbativa degli appalti nella città e nel Comune di Barcellona;

è processualmente dimostrato che l’associazione in questione, di cui all’indagine Omega, fino alla denuncia e all’arresto dei suoi componenti di spicco (avvenuto a fine luglio 2003), ha svolto la sua azione di turbativa degli appalti in comuni delle Province di Palermo, Catania, Agrigento e Caltanissetta (dove, per inciso, non sarebbero state avviate le procedure di accesso agli atti amministrativi dei Comuni interessati);

appare logicamente e storicamente impossibile (si potrebbe parlare di “reato impossibile”) che una associazione, nella specie quella tra il Di Salvo e gli imprenditori di cui all’indagine Omega, che non è si è occupata di tentare di gestire gli appalti dei lavori pubblici del Comune di Barcellona fino al luglio del 2003 (quando è stata eliminata dalla scena con gli arresti effettuati grazie all’azione delle Forze dell’ordine e della Magistratura) possa riuscire a controllare e gestire gli appalti del comune di Barcellona, come sarebbe sostenuto esplicitamente dalla Commissione ("con l'operazione Omega (...) è stata ritenuta l'esistenza di una associazione per delinquere tra imprenditori, capeggiata dal boss mafioso barcellonese Di Salvo Salvatore, finalizzata al controllo ed alla spartizione degli appalti pubblici nel territorio di riferimento."), dopo il luglio del 2003, una volta eliminata dalla scena;

appare veramente “sorprendente” sostenere nel luglio del 2006 che quel sodalizio avrebbe potuto condizionare gli appalti quando era già “morto e sepolto” nel luglio del 2003;

nella relazione della Commissione di accesso si sarebbe accreditato un falso clamoroso, sostenendo che il clan dei barcellonesi era in grado di condizionare l’operato dell’Amministrazione comunale, per i seguenti motivi:

le intercettazioni in oggetto risalgono al giugno e all’ottobre del 2000 e, dunque, semmai dimostrerebbero la capacità della cosiddetta cosca dei barcellonesi di influenzare l’Amministrazione comunale dell’epoca, che era di centrosinistra e che era guidata dal prof. Franco Speciale, (circostanza questa che risulterebbe – non casualmente, a giudizio dell’interrogante – del tutto ignorata dalla Commissione di accesso);

una volta che è stato eletto Sindaco il dott. Candeloro Nania, non risultano (perché ovviamente non esistono) né intercettazioni, né contatti tra il Di Salvo e il Marchetta, da un lato, ed il Sindaco Nania ,dall’altro, né affidamenti diretti del Comune, senza gara pubblica, in materia di lavori pubblici, a favore del Di Salvo o di ditte a lui collegabili come sarebbe la ditta Sud Edil Scavi di Mastroieni;

come è noto, come è stato ampiamente spiegato e come risulta dalle stesse note del Questore dell’epoca (dal 2001 al 2004), dott. La Corte, il Marchetta di fatto si è schierato da subito con l’opposizione, diventando “il terzo consigliere aggiunto” dei DS;

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, si sarebbe commesso, qualora confermata, un altro errore grave e grossolano scrivendo, a quanto si apprende, che "l’operazione antimafia denominata Icaro ha avuto una sostanziale ricaduta sul territorio barcellonese" e, quindi, lasciando intendere che l’associazione tra mafiosi ed imprenditori operante nei comuni tra Tortorici e Brolo avrebbe potuto inquinare gli atti amministrativi del Comune di Barcellona, per i seguenti motivi:

queste possibili ricadute non si sono verificate nel territorio di Barcellona e sugli atti amministrativi del Comune di Barcellona fino al 24 novembre 2003 (tanto che la pur “volenterosa” Relazione della Commissione di accesso non ne ha potuto indicare nemmeno una),

anche in questo caso, appare logicamente e storicamente impossibile (si potrebbe parlare di “reato impossibile”) che una associazione, nella specie quella tra il Di Salvo e gli imprenditori di cui all’indagine Icaro (eliminata dalla scena il 24 novembre 2003, grazie ai 44 arresti effettuati dalle Forze dell’ordine su disposizione della Magistratura) possa riuscire a controllare e gestire gli appalti del Comune di Barcellona dopo che è stata eliminata, come pure ha sostenuto, con noncuranza, la Commissione di accesso nella sua relazione conclusiva del luglio 2006 (ossia di quasi tre anni dopo che quel sodalizio era stato completamente demolito;

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, sarebbe stato commesso, qualora confermata, un altro errore clamoroso, scrivendo che anche l’operazione Gabbiani avrebbe dimostrato la capacità dell’organizzazione criminale di infiltrarsi nel tessuto politico amministrativo, per i seguenti motivi:

l’operazione Gabbiani ha dimostrato l’esatto contrario, ossia la capacità dell’Amministrazione in carica di resistere al pericolo di presunte infiltrazioni;

la stessa operazione Gabbiani è nata, come provato dagli atti processuali, grazie alle decisioni dell’Amministrazione e non contro le decisioni dell’Amministrazione (si veda la relazione inviata al Ministero l’11 dicembre 2006, da pag. 24 a pag. 31);

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, sarebbe stata commessa, qualora confermata, una grave omissione ignorando le dichiarazioni rese dalla dott. Raffa, della Direzione distrettuale antimafia di Messina, titolare dell’inchiesta Gabbiani (e, quindi, la più titolata ad esprimersi sulla realtà dei fatti) nel novembre del 2005 alla Commissione Antimafia: “tale cooperativa ha gestito questo servizio come un affare privato, passando trasversalmente attraverso vari Sindaci, Commissari straordinari e funzionari pubblici fino a che il Comune è stato portato in giudizio davanti al giudice amministrativo più volte, perché si svolgeva parallelamente un’azione di minaccia a tavolino ed una azione di intimidazione, che aveva anche degli agganci di tipo legale” (si veda la relazione inviata al Ministero l’11 dicembre 2006, pagg. 30 e 31);

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, sarebbe stato commesso, qualora confermata, un falso clamoroso attribuendo l’ordinanza sindacale del 9 aprile 2003 all’assessore Cannata, e non al sindaco Nania, sostenendo che il Cannata in tal modo, senza indicare la data di scadenza del conferimento dei rifiuti nella discarica in contrada Formaggiara di Tripi, avrebbe favorito la cooperativa “Libertà & Lavoro”, per i seguenti motivi:

l’ordinanza in questione è stata invece firmata di suo pugno dal Sindaco come da ordinanza del Prefetto di Messina dell'epoca, dott. Marino, dell’8 aprile 2003, n. 2073/Disc/Gab/P.C.;

è indicata esplicitamente al quarto rigo della parte dispositiva la data finale del conferimento dei rifiuti al 7 maggio 2003, come da dispositivo prefettizio (si veda la relazione inviata al Ministero l’11 dicembre 2006 da pag. 26 a pag. 29);

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, sarebbe stato commesso, qualora confermata, un ulteriore errore inspiegabile e dirompente scrivendo che, in materia di lavori pubblici, l’Amministrazione comunale avrebbe affidato l’esecuzione di lavori di rilevantissimo importo a ditte in odor di mafia senza ricorrere alle procedure della gara pubblica, aggirando così le norme di cui al Protocollo di legalità tramite l’utilizzazione dell’Albo di fiducia dove risulterebbero iscritte, per esempio, la Ditta Sud Edil Scavi, l’Impresa Caliri e l’Impresa Calabrese, per i seguenti motivi:

apparirebbe veramente sconcertante, per non usare altre parole, sostenere che l'azione pervasiva del clan dei barcellonesi si sarebbe estrinsecata sui lavori pubblici controllando e gestendo solo 1.309.987,47 euro (somma riguardante le gare contestate e le proroghe indispensabili per legge per garantire il servizio dell’erogazione di acqua potabile), a fronte di una massa di risorse per lavori pubblici messa in campo dal comune di Barcellona che dall’1° gennaio 2002 ad oggi ammonterebbe ad 42.514.787,78 euro così ripartita:

39.664.194,55 euro, pari al 93,30% del totale mediante ricorso all’asta pubblica;

1.332.227,98 euro, pari al 3,13% del totale mediante ricorso al cottimo fiduciario aperto;

1.518.375,95 euro, pari al 3,57% del totale mediante ricorso alla trattativa privata, per i seguenti motivi:

il Protocollo di legalità, stipulato nell’ottobre del 2004, non è stato mai aggirato, in quanto dopo quella data, per la manutenzione del servizio acquedotto e della rete idrica, si sono svolte due gare con il sistema del pubblico incanto, una il 13 giugno 2005, vinta dalla Ditta ATI Caliri ELTE 92, e l’altra l’11 luglio 2006, vinta dall’Impresa CNT di Calabrese Nunziato, che (contrariamente alle false conclusioni della Commissione di accesso sul punto) sono state sottoposte puntualmente e regolarmente al controllo preventivo, contestuale e successivo del Gruppo interforze di cui al Protocollo di legalità;

l’affidamento del servizio di manutenzione della rete idrica per l’anno 2004 è avvenuto tramite gara con il sistema del pubblico incanto in data 5 maggio 2004, vinta dall’Associazione temporanea di imprese ATI Grimaudo Di Giorgi e, quindi, (ovviamente) prima della stipula del Protocollo di legalità (avvenuta nell’ottobre del 2004), che dunque non poteva essere aggirato pur volendolo, perché ancora non esisteva;

l’affidamento del servizio di manutenzione della rete idrica, per parte dell’anno 2002 e per tutto l’anno 2003, è avvenuto con due gare nelle forme del pubblico incanto che si sono svolte il 26 giugno 2002 e il 3 luglio 2002, e, dunque (ovviamente) prima della stipula del Protocollo di legalità (avvenuta nell’ottobre del 2004) che, pertanto, non poteva essere aggirato pur volendolo, perché ancora non esisteva;

l’affidamento del servizio di manutenzione dell’acquedotto comunale e della rete idrica per l’anno 2002 e per l'anno 2003, è avvenuto tramite due gare nelle forme del pubblico incanto, l’una del 26 giugno 2002 (vinta dalla Ditta Sud Edil Scavi S.r.l.), l’altra del 3 luglio 2002 (vinta dall’Associazione temporanea di imprese ATI Caliri Andrea e Maiorana Carlo), senza fare alcun ricorso all’Albo di fiducia delle ditte, considerato che questo è stato istituito successivamente (in data 31 ottobre 2003) e che in materia di gara con il pubblico incanto non si può ricorrere all’Albo di fiducia in quanto la partecipazione è libera per legge e per qualunque impresa in tutto il territorio nazionale;

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, si sarebbe commesso, qualora confermata, un altro errore inspiegabile scrivendo che, in materia di lavori pubblici, l’Amministrazione avrebbe affidato l’esecuzione di lavori di rilevantissimo importo a ditte in odor di mafia, senza ricorrere alle procedure di gara, come nel caso della ditta Sud Edil Scavi di Mastroieni (e Sem Di Salvo), per i seguenti motivi:

tale ditta il 15 novembre 2001 ha partecipato e vinto una gara pubblica svoltasi con le forme del cottimo fiduciario aperto, comunque durante la gestione commissariale del dott. Zaccone, quando ancora l’Amministrazione attuale di centro-destra non aveva né vinto le elezioni, svoltesi il 25 novembre 2001, né si era insediata ( il 7 dicembre 2001);

durante l’Amministrazione in carica la ditta citata ha partecipato unicamente ad una gara pubblica svoltasi con le modalità del pubblico incanto, il 3 luglio 2002 e dunque prima dell’istituzione sia dell’Albo delle ditte di Fiducia (ottobre 2003) sia del Protocollo di legalità (ottobre 2004);

non solo l’Amministrazione di centro-destra non ha mai affidato lavori pubblici senza gara pubblica alla ditta Sud Edil Scavi, ma non l'ha mai invitata a partecipare ad alcuna gara per l’affidamento di lavori di qualsiasi altro tipo (si veda la relazione inviata al Ministero l’11 dicembre 2006 da pag. 51 a pag. 64), come, invece, aveva fatto la precedente Amministrazione di centro-sinistra;

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, si sarebbe commessa, qualora confermata, una grave ed imperdonabile leggerezza scrivendo che, in materia di lavori pubblici, l’Amministrazione avrebbe affidato l’esecuzione di lavori di rilevantissimo importo a ditte in odor di mafia senza ricorrere alle procedure di gara e utilizzando l’elenco delle ditte di cui all’Albo di fiducia dove sarebbero iscritte sia la ditta Sud Edil Scavi, sia la ditta Caliri, sia la ditta Calabrese, per i seguenti motivi:

non è vero che la ditta Sud Edil Scavi è inserita tra le ditte di fiducia che possono essere invitate nelle gare da svolgere con il cottimo fiduciario o la trattativa privata in materia di lavori pubblici,

una lettura più attenta delle determinazioni dell’ing. Calabrò, istitutive e modificative dell’elenco ditte dell’Albo di fiducia, avrebbe consentito anche ai Commissari di verificare non solo che la ditta citata non è stata mai invitata dall’attuale Amministrazione ad alcuna gara per l’affidamento di lavori pubblici, ma che la stessa, pur volendolo, non poteva essere invitata in quanto (come risulta dalle determinazioni dirigenziali del 31 ottobre 2003 e del 17 gennaio 2005, dell’ing. Calabrò) non era in attività perché non in possesso delle autorizzazioni e delle qualifiche necessarie per legge in materia di lavori pubblici;

le gare vinte dalla ditta Caliri e dalla ditta Calabrese (dopo l’istituzione dell’Albo delle ditte di fiducia, avvenuta il 30 ottobre del 2003), si sono svolte nel 2005 e nel 2006, il 13 giugno 2005 e l’11 luglio 2006, con le forme del pubblico incanto, e sono state regolarmente sottoposte al controllo del Gruppo interforze, di cui al Protocollo di legalità stipulato con la Prefettura, senza che sulle ditte in oggetto fosse eccepito alcunché, e di conseguenza comunicato alcunché, al Sindaco di Barcellona – come imposto dalla legge – dalla stessa Prefettura;

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, si è peccato di grande superficialità qualora, come è trapelato, vi fosse scritto che in materia di lavori pubblici l’Amministrazione avrebbe affidato l’esecuzione di lavori di rilevantissimo importo a ditte in odor di mafia senza ricorrere alle procedure di gara, come nel caso della ditta Bellinvia Carmela, per i seguenti motivi:

i lavori in questione hanno riguardato lo svolgimento di un servizio a costo zero per l’Amministrazione comunale;

la ditta citata ha avuto rapporti con l’Amministrazione in carica soltanto con riferimento alla gara del 14 settembre 2005, riguardante la rottamazione di mezzi comunali fuori uso (per la quale si richiama la relazione inviata al Ministero l’11 dicembre 2006, pag. 60, n. 1);

il Dirigente di settore ha operato nella piena consapevolezza di compiere un atto legittimo, invitando una ditta dotata di regolare certificazione antimafia e compiendo un atto che certamente non è in grado di compromettere in alcun modo il regolare funzionamento dei servizi, né è addebitabile ad una decisione amministrativa della Giunta comunale;

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, qualora confermata, si sarebbe, scritto il falso sostenendo che i rapporti tra il Comune e la cooperativa “Libertà & Lavoro” sarebbero continuati fino al febbraio 2005, citando a sproposito la ditta Branca, di Terme Vigliatore, con riferimento alla vicenda del depuratore di Barcellona;

sulla vicenda del depuratore l’Amministrazione comunale in carica, a differenza della precedente di centro-sinistra, è stata l’unica ad intervenire per regolarizzarne il funzionamento tant'è che il Presidente del Consiglio dei ministri, in data 27 dicembre 2006, ha firmato l'ordinanza n. 3559, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale – Serie generale n. 1 del 2 gennaio 2007 con la quale ha nominato Commissario delegato per la situazione emergenziale costiera il Presidente della Regione Sicilia il quale dovrà provvedere, tramite il Sub-commissario, a disporre del finanziamento di 5.000.000,00 euro assegnati dal Ministero dell'economia e delle finanze al Comune di Barcellona in conseguenza della legge finanziaria 2005;

sulla vicenda della strada di accesso al depuratore la relazione della Commissione presieduta dal dott. Nunziante ha omesso di precisare che questa è di proprietà provinciale e che l’Amministrazione comunale ha indetto una serie innumerevole di conferenze di servizio ottenendo anche per l’anno finanziario 2005 dal Ministero dell’economia e delle finanze un cospicuo finanziamento per la risoluzione definitiva dell’intera questione in collaborazione con la Protezione civile;

l’Amministrazione comunale di Barcellona, non per sua scelta, ma per decreto regionale, è stata costretta a consentire l’allaccio del Comune di Terme Vigliatore al predetto depuratore,

la ditta Branca è situata nel Comune di Terme Vigliatore e, dunque, non è sottoponibile al controllo del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto;

perché la ditta Branca, per quanto sopra, è tenuta a chiedere di poter scaricare nel depuratore all’Ente territorialmente competente che, per quanto la riguarda, è il Comune di Terme Vigliatore;

il Comune di Barcellona ha inviato esposti, note e segnalazioni alle autorità competenti, sollecitando l’effettuazione di tutti i controlli necessari per impedire che le ditte di trasformazione agrumaria immettessero abusivamente i loro liquami nelle condutture pubbliche che collegano all’impianto di depurazione,

il Comune di Barcellona, in data 1° marzo 2001, con il provvedimento dirigenziale dell'ing. Bonavita n. 96, ha revocato alle tre ditte agrumarie che sarebbero citate nella Relazione, l’autorizzazione allo scarico nella rete fognaria cittadina, mentre il TAR ha concesso la sospensiva e dato ragione alle ditte ricorrenti,

i rapporti tra il Comune e la cooperativa “Libertà & Lavoro” sono cessati il 27 febbraio 2004;

la cooperativa “Libertà & Lavoro”, con riferimento al trasporto del grigliato, ha intrattenuto i rapporti direttamente con la Società d’ambito ATO ME 2 S.p.A., come si rileva dalla documentazione che dimostra inconfutabilmente come il Comune pagasse direttamente le fatture alla società ATO ME 2 secondo l’atto di subentro;

una lettura attenta degli atti avrebbe consentito anche alla Commissione di accesso di verificare che il Comune di Barcellona pagava quanto dovuto direttamente all’ATO ME 2, secondo gli obblighi di legge, statutari e contrattuali, e che era l’ATO ME 2 ad intrattenere rapporti diretti con la cooperativa “Libertà & Lavoro”;

nella relazione della Commissione di accesso, qualora confermata, a giudizio dell’interrogante, sarebbe stato commesso un errore di valutazione considerando la nomina del dott. Rugolo come indice di un clima di attenzione da parte dell’Amministrazione comunale verso un professionista parente di personaggi di spicco della criminalità organizzata, per i seguenti motivi:

il dott. Rugolo sin da giovane si è distanziato dalle tradizioni familiari;

non è mai risultato indagato, né tanto più rinviato a giudizio, in processi di mafia,

per le ragioni evidenziate a pag. 71 della relazione inviata al Ministero l’11 dicembre 2006;

per la ragione decisiva e conclusiva che il dott. Rugolo presta normalmente, e da anni, attività di consulente di ufficio, quale medico del lavoro ed in materia di invalidità civile, presso i Giudici del Tribunale di Barcellona;

nella relazione della Commissione di accesso, qualora confermata, a giudizio dell’interrogante, si sarebbe sostenuta una tesi “assurda” scrivendo che l’affitto Di.Be.Ca. costituirebbe “una prova del clima di favore” che esiste tra l’Amministrazione comunale attuale e l’avv. Rosario Cattafi, ignorando che l’affitto è stato disposto e perfezionato durante le precedenti Amministrazioni di centro-sinistra e commissariale (si veda la relazione inviata l’11 dicembre 2006, pag. 69);

appare inverosimile credere che nella relazione della Commissione di accesso si sia criticato addirittura il ricorso al sistema dell’accreditamento per il conferimento del servizio di ADA (assistenza domiciliare agli anziani), ignorando che il ricorso a questo istituto era stato praticato perfino dal Commissario regionale, e che il sistema dell’accreditamento è stato adoperato una sola volta dalla Giunta in carica, perchè una volta raggiunta la disponibilità finanziaria triennale, l’Amministrazione attuale ha disposto la gara pubblica per una durata triennale. Ciò ha determinato l’uscita di scena di quella cooperativa “Casco” a cui il Sindaco del centro-sinistra, nel 2000, aveva affidato il servizio per la prima volta con un proprio provvedimento sindacale;

apparirebbe, altresì, incredibile – qualora fosse dimostrato – credere che nella relazione i Commissari abbiano criticato il ricorso al Corpo dei Vigili urbani nella raccolta delle scelte degli anziani perché il ricorso a dei pubblici ufficiali avrebbe potuto significare che potevano orientarli verso una o l’altra delle cooperative accreditate, sottovalutando, perfino, che con la nomina del dott. Parisi a Comandante dei Vigili urbani il servizio ha acquistato in trasparenza ed efficienza;

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, qualora confermata, sarebbe stata commessa una grave scorrettezza scrivendo di anomalie in materia di tributi, contabili, introiti per consumi d'acqua ed altro ed ignorando i risultati ottenuti su questo terreno dall'attuale Amministrazione, per i seguenti motivi:

in generale, in materia di servizi, l’Amministrazione ha sempre agito nel rispetto della tutela dell’interesse pubblico, tanto che in data 8 ettembre 2006 ha ricevuto il riconoscimento della “Qualità di sistema”, in conformità al Protocollo APA 2005 – registrato presso la SIAE il 21 ottobre 2005, con il n. 0504789 – da parte dell’Associazione Auditors, Pubblica Amministrazione;

il riconoscimento della qualità di sistema presuppone, in ogni caso, una valutazione positiva dell’attività amministrativa e della gestione dei servizi con riferimento agli aspetti formali e strutturali che sono il presupposto indefettibile per tutto il suo funzionamento;

mentre il Commissario regionale, dott. Zaccone, ha dovuto procedere - dopo l’Amministrazione di centro-sinistra guidata dal sindaco Speciale - ad aumentare i tributi, nell’anno 2001, in materia di ICI e TARSU, per 2.700.000.000 lire al fine di evitare il pericolo del dissesto finanziario, l’Amministrazione in carica – attraverso la sua politica di recupero dell’evasione – ha risanato il bilancio pagando debiti per un ammontare complessivo di 10.351.000,00 euro e riducendo le aliquote per ICI e canone acqua (si veda la relazione inviata al Ministero l’11 dicembre 2006, pag. 68 e pagg. 72 e 73) per tutti i cittadini contribuenti;

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, qualora confermata, si sarebbe raggiunto l’incredibile censurando le spese di consulenza del Sindaco, per i seguenti motivi:

su questo tema il dott. Candeloro Nania ha dimostrato di essere oltremodo “rigoroso” (si veda la relazione inviata al Ministero l’11 dicembre 2006, da pag. 65 a pag. 67, dove si mette in evidenza l’assoluta falsità di questa censura);

il richiamo alle spese di consulenza sostenute per le prestazioni della sig.ra Lidia Livoti dimostrerebbe, a giudizio dell’interrogante, in materia inequivoca i preconcetti della Commissione di accesso;

una lettura più attenta degli atti avrebbe consentito ad una Commissione, chiamata per verificare e controllare in modo approfondito e non generico e superficiale, di registrare che la sig.ra Lidia Livoti ha ricevuto in cinque anni, dal Comune di Barcellona, la somma lorda e complessiva di 48.066,00 euro (che è come dire 7.200,00 euro annui netti) e per un progetto cofinanziato dal Ministero dell’ambiente la somma di 15.000,00 euro lordi, per la durata di 18 mesi (e non, come sarebbe scritto, di 121.000,00 euro), per il progetto di “Agenda 21”;

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, qualora confermata, sarebbero stati commessi innumerevoli errori di persona scrivendo addirittura che il prof. Domenico Piccolo, quale Presidente del Collegio dei Revisori dei conti dal 2001, è stato denunciato nell’anno 1995 all’Autorità giudiziaria per reati contro la Pubblica Amministrazione e per bancarotta fraudolenta e che il dott. Giuseppe Marzullo, quale Presidente del Collegio dei Revisori dei conti dal 2004, è stato denunciato per reati inerenti il settore tributario, per i seguenti motivi:

entrambi non hanno mai commesso i reati di cui alla presunta imputazione;

le ipotesi di reato loro attribuite riguardano altre persone;

gli interessati si sono rivolti all’Autorità giudiziaria per far valere le loro ragioni contro il settimanale “Centonove” che ha pubblicato la notizia;

nella relazione della Commissione di accesso, per quanto consta all’interrogante, sarebbero contenuti riferimenti ad altri fatti e circostanze del tutto irrilevanti o ininfluenti ai fini dello scioglimento di cui all’ art. 143 TUEL, per condire e per rendere più voluminosa una relazione che diversamente, a giudizio dell’interrogante, si sarebbe ridotta ad un numero striminzito di paginette, a fronte di oltre 14.000 atti posti in essere in cinque anni di attività amministrativa;

considerato che:

nella relazione della Commissione di accesso, a giudizio dell’interrogante, qualora confermata, sarebbe stata commessa una grave omissione se, come è trapelato, non fosse stato dato atto della circostanza che tutti i fatti contestati risalgono a decisioni delle Amministrazioni precedenti, di centrosinistra, che l’Amministrazione attuale ha risolto strada facendo, durante la sua attività amministrativa;

a giudizio dell’interrogante, scrivendo quanto ha scritto la Commissione di accesso ha influenzato e determinato le conclusioni del Prefetto di Messina del luglio/agosto 2006 favorevoli allo scioglimento del Consiglio comunale ed in contrasto con le sue precedenti attestazioni di legalità e trasparenza dell'Amministrazione comunale di Barcellona;

le intercettazioni invocate a riprova della pericolosità mafiosa e della possibilità di inquinare l’azione dell’attuale Amministrazione, sono state effettuate invece nel giugno e nell’ottobre del 2000 e non riguardano l’attuale sindaco Nania, di centro-destra, ma i rapporti tra il capo mafia Di Salvo ed il consigliere comunale Marchetta, da una parte, ed il precedente Sindaco della Giunta di centro-sinistra, Francesco Speciale;

si sono utilizzate delle intercettazioni che riguardano il Sindaco del centro-sinistra del 2000, per colpire, sei anni dopo la registrazione delle stesse, il Sindaco e l’Amministrazione di centro-destra nel luglio del 2006;

il Comune di Barcellona grazie ai Protocolli di legalità sottoscritti ed alla sua stessa azione amministrativa appare impenetrabile a qualsiasi tentativo di infiltrazione mafiosa;

sia in occasione dell'incontro tra il Sindaco di Barcellona, l’interrogante ed il Prefetto di Messina, svoltosi nei locali della Prefettura nell'aprile 2006, sia in occasione dell'incontro tra l'avv. Rino Nania, il Sindaco di Barcellona ed il Prefetto di Messina, svoltosi nell'agosto del 2006 presso i locali della Prefettura di Messina, il Prefetto, dott. Scammacca, riferiva di aver ricevuto sollecitazioni di un parlamentare esponente dei DS per sciogliere il Consiglio comunale del Comune di Terme Vigliatore;

più volte, a cominciare dal febbraio del 2006, la sig.ra Sonia Alfano, collegata politicamente con lo stesso parlamentare, sia in manifestazioni pubbliche, sia in interviste sulla carta stampata e televisive, ha dichiarato di aver chiesto lo scioglimento del Consiglio comunale di Barcellona Pozzo di Gotto (e ci si chiede a chi lo abbia chiesto), annunciando addirittura l’8 gennaio 2007, nel corso della manifestazione effettuata insieme al parlamentare citato, nella città di Barcellona, per ricordare il giornalista Beppe Alfano, ucciso dalla mafia, che presto il Consiglio comunale del comune di Barcellona sarebbe stato sciolto;

considerato che:

il Prefetto di Messina avrebbe acquisito presso il Comune di Barcellona tutti gli atti che smentiscono i teoremi e le falsità contenute nella relazione della Commissione di accesso, se confermate le indiscrezioni trapelate da alcuni organi di stampa locali;

il Prefetto di Messina avrebbe, alla luce della documentazione acquisita, dato atto della modifica del quadro istruttorio con riferimento al Marchetta, messo in dubbio le conclusioni precedenti e favorevoli allo scioglimento, alle quali era giunto nel luglio-agosto 2006, ed escluso quel nesso di stretta consequenzialità tra le scelte operate nei diversi settori analizzati dalla Commissione di accesso e i “fattori inquinanti”, ritenuto come indispensabile per procedere allo scioglimento del Consiglio comunale dalla stessa nota ministeriale dell’ottobre 2006;

per quanto consta, sarebbe in corso un’azione di forte “pressione” politica sul Ministero dell'interno per sciogliere comunque il Consiglio comunale di Barcellona, nonostante si tratterebbe di un atto illegittimo e che, qualora fosse assunto, mancherebbe di tutti i presupposti di fatto e di diritto ex art. 143 TUEL,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di:

sospendere ed archiviare immediatamente procedura di scioglimento a carico del Consiglio comunale di Barcellona perché interamente costruita su presupposti inesistenti e del tutto infondata in fatto ed in diritto;

promuovere un’indagine sul conto dei componenti della Commissione presieduta dal dott. Nunziante, in particolare del vice questore Anzalone e del Prefetto, dott. Nunziante, per conoscere le ragioni per le quali sarebbero riportate notizie che – dai documenti in loro possesso e, comunque, acquisibili – risultano completamente false ed errate;

promuovere un’indagine per sapere se il Questore di Messina ed il Prefetto di Messina siano stati contattati da personaggi politici e sollecitati ad avviare l’accesso e a proporre lo scioglimento;

promuovere un’indagine per sapere se sia vero che le intercettazioni di cui all’indagine "Omega" presso il tribunale di Messina, poste a fondamento della richiesta di accesso e della richiesta di scioglimento del Consiglio comunale di Barcellona Pozzo di Gotto, e sulla base delle quali si sostiene la pericolosità criminale di un sodalizio in grado di condizionare il Sindaco di una città, riguardino il sindaco Candeloro Nania dell’attuale Amministrazione, oppure il sindaco Francesco Speciale della precedente amministrazione di centro-sinistra;

promuovere un’indagine per sapere se il processo di cui all'operazione Icaro riguardi in qualche modo l’attuale Amministrazione comunale e fatti commessi nella stessa città di Barcellona;

promuovere un’indagine per sapere se il processo di cui all’indagine "Gabbiani" sia nato grazie alle decisioni dell’Amministrazione comunale di Barcellona e non contro le decisioni della medesima.