Legislatura 15 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00399

Atto n. 4-00399

Pubblicato il 27 luglio 2006
Seduta n. 27

GALARDI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e per gli affari regionali e le autonomie locali. -

Premesso che:

all’estremo sud della città di Monza esiste un terreno agricolo denominato la Cascinazza, dell'estensione di oltre 500.000 metri quadrati e di proprietà dell'Istituto edilizia industrializzata (IEI), su cui il piano regolatore del 1971 prevedeva la possibilità di edificare 388.000 metri cubi di abitazioni grazie ad una convenzione degli anni Sessanta con il Comune. Convenzione e piano di lottizzazione di fatto decaduti, dato che la IEI non ha chiesto permessi o licenze di costruzione nei termini di legge;

nel 1997 il Comune di Monza ha approvato un nuovo piano regolatore (PRG), con il quale si destinava l'area in questione a "Parco di cintura urbana" connesso al più generale Parco del medio Lambro;

nel 2001 veniva approvato il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI) della Autorità di bacino del fiume Po - pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'8 agosto 2001, n. 183 - con il quale si vietava qualsiasi edificazione nell'area della Cascinazza in quanto zona ad altissimo rischio di esondazione del fiume Lambro, tali da provocare possibili perdite di vite umane e ingenti danni ad edifici e strutture;

nel 2002, la Giunta di centrodestra del Comune di Monza adottava una variante del PRG, che ripristinava la facoltà di costruire sui terreni della Cascinazza per di circa 220.000 metri cubi;

successivamente è stata approvata dal Consiglio regionale della Lombardia la legge regionale 4 agosto 2003, n. 14, con la quale si impediva ad una decina di Comuni con PRG approvato anteriormente alla legge regionale 51 del 1975, di potersi autoapprovare il Piano dei servizi previsto dalla legge regionale 1/2001, con la discutibile motivazione che alcune amministrazioni avevano abusato della legge regionale 23/1997, con «varianti accelerate». Tra questi pochi Comuni in Lombardia vi era anche Monza, la quale aveva già avviato a fine agosto 2002, la predisposizione per l'autoapprovazione del Piano dei servizi, che, come noto, consente di adeguare i vecchi Piani regolatori alle quantità di standard di legge anche apponendo vincoli di inedificabilità sulle aree libere;

nel 2004, il PAI è stato modificato prevedendo un progetto di canale scolmatore di 7 chilometri per una spesa di 170 milioni di euro, che dovrebbe dirottare le acque di piena del Lambro, convogliandole dall'interno del Parco a nord della città fino all'area della Cascinazza. Contro questa decisione Monza, con altri Comuni interessati, ha presentato osservazioni, che sono state respinte dall'Autorità di bacino, e ricorso presso il Tribunale delle acque;

il canale non è ancora stato realizzato né finanziato, ma l'area è stata da allora dichiarata nuovamente edificabile;

approfittando della situazione volta a proprio favore, la IEI ha presentato al Comune di Monza un corposo Piano di lottizzazione con il quale ha richiesto di edificare ben 388.000 metri cubi, come previsto dal PRG del 1971, ma non nella variante adottata nel 2002, che ne prevedeva 220.000, e stravolgendo la variante del 1997 che destinava quell'area a parco territoriale sovracomunale. Per tale contrasto col PRG adottato nel 2002, il Piano di lottizzazione è stato bocciato nell'ottobre del 2004 con apposito atto amministrativo ed a seguito di completa istruttoria;

la richiesta di danni della IEI, presentata al Comune di Monza è stata respinta dal Tribunale, riconosciuta valida dalla Corte di appello, cassata con rinvio dalla Corte di cassazione e nuovamente respinta da altra sezione della Corte di appello di Milano che ha negato qualsiasi inadempienza da parte del Comune e che, tra le altre cose, ha affermato il diritto-dovere dell’amministrazione pubblica di decidere la destinazione dell'area secondo i prevalenti interessi della collettività, oltre a condannare la IEI al pagamento delle spese di tutti i gradi di giudizio;

nei primi mesi del 2005 la Regione Lombardia ha approvato la legge urbanistica 12/2005 che sostituisce il PRG con il Piano di governo del territorio (PGT). La nuova legge, all'articolo 25, prevede per i comuni con piano regolatore vigente approvato anteriormente alla legge regionale 15 aprile 1975, n. 51, un particolare trattamento che di fatto impedisce a 2 soli comuni della Lombardia su 1543 - Monza e Campione d'Italia - qualsiasi variante urbanistica, salvo per opere pubbliche, compresi accordi di programma, PII (Piano integrato di intervento) e sportelli unici per le imprese e interventi nei sottotetti. E questo, in palese contrasto con i principi di equità, con la Costituzione, con lo stesso Statuto regionale e con i dettati sulle autonomie locali;

questo significa che a Monza, qualora decada la salvaguardia del piano del 2002, rimarrebbe ancora e soltanto in vigore il PRG del 1971, e che non potrebbe essere modificato ma soltanto sostituito dal PGT previsto dalla nuova legge in sostituzione del PRG, e che la IEI ed altre società simili potrebbero riempire di cemento la Cascinazza e le poche aree libere di Monza ancora esistenti;

dal 13 giugno 2006 è in discussione in Consiglio regionale il progetto di legge n. 145 che prevede la riduzione da 5 a 3 anni del periodo di salvaguardia in urbanistica, ovvero la diminuzione di 2 anni del periodo in cui non è consentito costruire in contrasto con un piano regolatore in vigore. Ciò a modifica di quanto fatto un anno prima nel rispetto di quanto in essere da trenta anni in Lombardia, e senza che ciò serva in alcun modo ad altri comuni e nella presunta ottemperanza di una legge dello Stato del 1966 che era riferita a tutt'altre procedure esistenti per i Piani regolatori;

la cittadinanza di Monza e il suo sindaco, il 10 giugno 2006, hanno indetto una manifestazione di protesta per difendere le aree agricole e il verde cittadino dalla minaccia di un’edificazione selvaggia, definendo la nuova legge regionale sull'urbanistica un oltraggio istituzionale che vede lesa l'autonomia della città di Monza e finisce per favorire oggettivamente taluni interessi privatistici;

l'amministrazione comunale di Monza ha predisposto in tre anni due Piani, il PRG, già istruito per il Consiglio e impedito con legge dalla Regione, e il PGT, primo comune di Lombardia ad averlo predisposto e a giorni iscritto al Consiglio comunale. Piano anche questo che rischia di essere ancora una volta vanificato;

il Sindaco di Monza ha inviato una lettera al Presidente della Lombardia, al Presidente del Consiglio regionale e ai consiglieri e, per conoscenza, al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei ministri, alla Corte costituzionale e alla Corte dei conti, chiedendo un intervento affinché vengano rispettate le reali esigenze della città e la volontà della cittadinanza,

si chiede di sapere se il Governo, per quanto di competenza, intenda intervenire presso l'Autorità nazionale di bacino del fiume Po, affinché vengano rispettate le reali esigenze della città di Monza, più volte espresse nel corso degli anni da forme diverse di tutela ambientale, e la volontà della sua cittadinanza che intende salvaguardare le poche aree verdi e di alto interesse ambientale ed ecologico della città e soprattutto vietare un’ulteriore inutile cementificazione in aree tuttora considerate ad altissimo rischio di esondazione del fiume Lambro.