Legislatura 15 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00297

Atto n. 4-00297

Pubblicato il 13 luglio 2006
Seduta n. 18

CUSUMANO - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. -

Premesso che:

la provincia di Brescia, nota alle cronache per l’inquinamento da PCB delle aree della città limitrofe alla ditta Caffaro, purtroppo non ha solo quest’unico problema ambientale; sul territorio bresciano insistono 15 acciaierie e numerose fonderie di alluminio e ottone dando al territorio il primato del più industrializzato d’Italia;

va anche ricordato che nella provincia di Brescia è presente il maggior numero di insediamenti rischiosi soggetti alla normativa Prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (IPPC) e Seveso;

sinora in provincia di Brescia non si sono riscontrati pronunciamenti della giustizia per reati in materia ambientale;

si aggiunga pure che nella confusione legislativa in materia ambientale gli studi di avvocati e consulenti tecnici delle aziende hanno facile gioco nei dibattimenti a mettere in difficoltà i tecnici ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente);

a questo sconsolante quadro si aggiunga che l’ARPA della Lombardia, ente con il ruolo istituzionale di provvedere alla vigilanza e al controllo delle attività industriali, per scelta del suo Presidente, il prof. Carlo Maria Marino, come più volte dichiarato pubblicamente dallo stesso, svolge un’attività diversa: “il compito ARPA non è fare controlli coercitivi alle aziende, ma piuttosto fare monitoraggi e studi per conoscere l’ambiente”;

per coprire la scelta di ridurre i controlli alle aziende è stata data divulgazione, tramite stampa, della costituzione di un pool di investigazione tra Guardia di finanza e ARPA;

tale struttura sembra avere solo la finalità di salvare l’immagine dell’ente, ma ha la possibilità di essere poco efficace, per l’esiguità delle risorse messe a disposizione, sia umane che materiali;

la politica dell’ARPA ha prodotto, a quanto risulta all’interrogante, la progressiva riduzione del controllo sul territorio, con il conseguente incremento degli illeciti ambientali e il progressivo accrescersi del depauperamento dell’ambiente; si aggiunga a quanto sopra che grandi aziende, potenzialmente inquinanti, come ad esempio le acciaierie, non vengono controllate da anni;

parrebbe che anche la gestione del servizio amministrativo, che sembra sia inefficiente e demotivante per il personale, con rallentamento delle istruttorie e verifiche inutili sui dipendenti che devono eseguire i controlli sulle aziende, faccia parte del piano aziendale di rallentare ed ostacolare l’azione di controllo sul territorio;

si osserva inoltre che la Regione Lombardia ha demandato all’ARPA il compito di istruire le pratiche delle Autorizzazioni integrate ambientali;

l’Autorizzazione integrata ambientale (AIA) è lo strumento cardine per controllare e favorire le attività produttive efficienti e rispettose dell’ambiente e portare alla sistemazione o alla chiusura di quelle inquinanti;

la gestione di queste autorizzazioni, tanto importanti per il miglioramento delle condizioni ambientali, dovrebbe ovviamente essere affidata a personale professionalmente preparato e con lunga esperienza lavorativa, invece ARPA Lombardia ha organizzato la gestione dell’AIA con personale interno scarsamente preparato ed affidando il carico delle valutazioni tecniche a giovani neo-laureati assunti a tempo determinato;

tale situazione gestionale determina di fatto un condono dei reati ambientali per le aziende che operano in Regione Lombardia;

la causa non è solo nella poca esperienza degli addetti, ma anche nelle pressioni che i neo-laureati, assunti con contratti di precariato, subiscono quando evidenziano qualche carenza nelle aziende che sono oggetto delle autorizzazioni (ai lavoratori precari viene fatto notare che il loro contratto è a termine e quindi se vogliono il rinnovo non devono sollevare grossi problemi, ma soprattutto non devono parlare con nessuno perché diversamente non troveranno più lavoro, né presso enti pubblici, né in aziende private);

la provincia di Brescia ha anche il triste primato dei siti contaminati (superano i 140), zone gravemente inquinate, ma potrebbero essere molti di più, visto che il laboratorio ARPA esegue le analisi di verifica con reattivi scaduti e strumenti di misura non tarati;

non solo i campi e i prati ma anche l’acqua potabile potrebbe essere a rischio non essendoci un valido controllo;

il personale è inoltre costretto a lavorare senza il rispetto delle più elementari norme di sicurezza in quanto i laboratori non sono ancora stati adeguati ai requisiti di sicurezza richiesti,

l'interrogante chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non intenda eseguire una verifica sulla situazione organizzativa e tecnica dell’ARPA Lombardia ed in particolare sull’area del dipartimento di Brescia, per verificare lo stato dell’attività di controllo esercitata e sui metodi organizzativi applicati e se risultino delle omissioni rispetto ai controlli ispettivi;

se non intenda verificare se il personale assegnato alla gestione dei siti contaminati sia sufficiente per gestire i 140 terreni contaminati;

se non intenda verificare se la sicurezza degli operatori ARPA sia comunque garantita.