Legislatura 15 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00177
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Atto n. 4-00177
Pubblicato il 27 giugno 2006
Seduta n. 9
CASSON - Al Ministro della salute. -
Premesso che:
con lettera pubblicata sulla rivista “Epidemiologia e Prevenzione” del 1998 (volume 22, numero 1), la dott.ssa Gloria Costani, medico di medicina generale di Mantova, aveva segnalato l’anomala presenza di sarcomi dei tessuti molli tra i suoi 1.000 pazienti residenti nei pressi del locale petrolchimico: 5 osservati rispetto ad uno atteso, in 10 anni: rapporto standardizzato di mortalità (SMR) =5, eccesso statisticamente significativo;
informati di ciò, i medici di medicina generale che operavano nei quartieri cittadini più vicini a detto sito industriale (con circa 10.000 assistiti) collaborarono per l’approfondimento di quanto segnalato (con il coordinamento a livello locale della dott.ssa Costani e con la supervisione scientifica del dott. Franco Berrino dell’Istituto tumori di Milano). Le conclusioni della ricerca mostrarono chiaramente che, all’avvicinarsi alla zona industriale, nel quartiere Lunetta Frassino Virgiliana, aumentava il rischio di sarcoma dei tessuti molli. I casi riscontrati, dall’84 al ’96, furono 13, con conferma istologica, rispetto ai 3,97 attesi, con prevalenza donne;
va ricordato che il sarcoma dei tessuti molli è notoriamente collegato alla presenza di diossine (G. Costani, P. Rabitti, A. Mambrini, E. Bai, F. Berrino, "Soft tissue sarcomas in the general population living near a chemical plant in Northern Italy", Tumori, volume 86, 375-377, del 2000);
l’Istituto superiore di sanità (ISS) procedeva successivamente a controllare l’indagine testè citata, estendendola però a livello provinciale ed eseguiva uno studio caso-controllo, finalizzato a stimare il rischio associato alla residenza in prossimità del polo industriale mantovano. Lo studio così espletato aveva modo di verificare la frequenza dei sarcomi dei tessuti molli nella popolazione residente a varie distanze dall’inceneritore ex Montedison del polo chimico di Mantova. L’ISS confermava l’associazione fra sarcoma dei tessuti molli e distanza della residenza dall’inceneritore (l’odds ratio associata alla residenza entro 2 chilometri, standardizzata per età e sesso, è risultata pari a 31,4, rispetto al valore atteso di 1) (P. Comba, V. Ascoli, S. Belli, M. Benedetti, L. Gatti, P. Ricci, A. Tieghi, “Rischio di sarcoma dei tessuti molli in residenze nei pressi di un inceneritore”, Notiziario dell'Istituto superiore di sanità 2003, volume 16, numero 5);
dopo l’allarme suscitato dalla pubblicazione e diffusione di queste ricerche, l’ASL di Mantova istituiva una commissione di studio coordinata dal Direttore del Dipartimento di prevenzione, con la consulenza e la supervisione scientifica del prof. Lorenzo Tomatis, già direttore dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione mondiale di sanità, e del dott. Pietro Comba, direttore del Laboratorio di igiene ambientale dell’ISS, noti e stimati scienziati a livello nazionale e internazionale;
la commissione nominata presentava allora (nel 2003) un progetto di studio per verificare la presenza di diossine nel sangue degli abitanti residenti vicino all’inceneritore, al fine di confrontarla con i livelli di diossine presenti nel sangue degli abitanti del centro città. Il progetto veniva approvato dal Comitato etico ASL nel febbraio 2004. Grazie alla fama e ai contatti professionali del prof. Tomatis, si riusciva ad ottenere la disponibilità del Center for Disease Control (CDC) di Atlanta, laboratorio di riferimento a livello mondiale (che tra l’altro aveva effettuato le analisi del sangue degli abitanti di Seveso);
successivamente, senza alcun motivo apparente, nel corso dell’estate del 2004 la Commissione veniva sciolta e le indagini venivano affidate ad altro consulente, il dott. Vittorio Carreri, già dirigente della Unità operativa prevenzione della Regione Lombardia, con il supporto tecnico del dott. Pier Alberto Bertazzi, direttore della Clinica del lavoro di Milano. Peraltro, questa sostituzione suscitava critiche ed un vivace dibattito sulla stampa locale e tra la popolazione di Mantova, proprio perché, alla luce del prestigio internazionale del prof. Tomatis e del dott. Comba, il loro inopinato allontanamento proiettava elementi di poca chiarezza sull’intera indagine;
dopo i vari prelievi di sangue effettuati tra il 2004 e il 2005, il CDC di Atlanta faceva pervenire alla ASL di Mantova, nel febbraio 2006, i risultati delle analisi di campioni di sangue prelevati con la collaborazione dei medici di medicina generale di Mantova a 60 soggetti, 30 abitanti nei quartieri di Frassino e Virgiliana e 30 nel centro città;
il giorno 27 maggio 2006 appariva sulla prima pagina della “Gazzetta di Mantova” un articolo dal titolo “Diossina industrie assolte”, in cui una fonte anonima, ma evidentemente ben informata, riportava un commento sulle analisi del CDC di Atlanta, prima che la ASL, già con un ritardo di tre mesi, comunicasse verbalmente ai medici di medicina generale i risultati delle analisi effettuate sui loro pazienti, nel corso di una riunione tenutasi il giorno 29, nell’ambito della quale peraltro non veniva consegnato alcun documento;
nella relazione preliminare della Clinica del lavoro di Milano del 24 marzo 2006 (“Studio della concentrazione ematica di diossine, furani e PCB in due campioni della popolazione di Mantova”) si affermava che la differenza fra i valori delle diossine nel sangue degli abitanti dei quartieri di Frassine e Virgiliana (i cosiddetti esposti) e quelli degli abitanti del centro storico (cosiddetti non esposti) non era statisticamente significativa, sebbene i valori degli esposti fossero più alti del 14%. La relazione, comunque, ipotizzava che la non significatività fosse dovuta allo scarso numero di soggetti studiati. L’analisi si basava sul raffronto fra mediane, raffronto che non risulta generalmente utilizzato in indagini di questo tipo, che invece normalmente utilizzano il raffronto tra medie;
nei referti analitici inviati alle persone oggetto di prelievo, limitatamente ai pochi casi che è stato possibile consultare, i livelli di diossine (espressi come Tossicità equivalente = TEQ) variano da 30,15 ppt a 150,11 ppt. Nel referto vengono riportati, senza alcun chiarimento, “valori massimi riscontrati in letteratura” e con questi si fa il raffronto, assicurando al paziente che “i valori riscontrati nell’analisi del campione di sangue a Lei prelevato rientrano nell’arco dei valori misurati in persone residenti in aree della città ritenute non inquinate, ovvero rientrano nell’arco dei valori usualmente misurati nella popolazione generale”. I valori massimi riportati sono 100 ppt., 169,8 ppt. e 336 ppt.;
rilevato, altresì, che risulta dalla letteratura quanto segue:
i raffronti fra livelli “normali” e “anormali” di un qualsiasi composto nel sangue non vengono mai effettuati con i livelli massimi, ma semmai con i livelli medi delle popolazioni non esposte;
i valori medi e massimi, laddove misurati in popolazioni esposte e non esposte, sono (in TEQ) i seguenti: popolazione neozelandese non esposta: max 22 ppt per gli oltre 65 anni e 8 ppt per i minori di 25 anni. La media generale è intorno a 15 ppt, mentre è di 20 oltre i 65 anni (“XIX° simposio internazionale sugli inquinanti organici alogenati e i POPs”, Venezia 199, Organohalogen compounds vol. 44, pag. 17); ex Urss, città di Bashkortostan, centro industriale nei pressi di una fabbrica che produce fenossierbicidi, med 39,8 ppt, aree rurali 24,8 ppt (pag. 77); donne giapponesi med 20,7 (pag. 126); Germania med 16,8, per il 95% dei casi livelli inferiori a 28,2 ppt (pag. 222); popolazione italiana: media 17,6, come somma di PCDD/Fs 8,9 ppt, e PCB Dioxin-like 8.7 ppt ("Levels of persistent toxic substances in the general population in Italy", Elena De Felip and Anna Maria Ingelido, Dipartimento di ambiente e connessa prevenzione primaria, Istituto superiore di sanità, Rome, Italy, Annali dell'Istituto superiore di Sanità 2004, volume 40, n. 4, pp. 411-415); Stati Uniti: i livelli medi di diossine e dioxin-like misurati nel sangue e nei tessuti adiposi sono scesi dai 50-80 ppt TEQ degli anni 70 ai 30-50 degli anni 80 ai 10-20 ppt degli anni 90 (Aylward LL, Hays SM. 2002, “Temporal trends in human TCDD body burden: decreases over three decades and implications for exposure levels”, J Expo Anal Environ Epidemiol 12 pag. 319–28. Citato in Agency for Toxic Substances and Disease Registry, Division of Health Studies, “Serum dioxin levels in residents of Calcasieu parish”, Louisiana, October 2005);
premesso inoltre, per il caso specifico, che:
la popolazione di Mantova è stata selezionata in base alla residenza principale (e ciò non esclude dei trasferimenti da una zona all’altra: in queste condizioni la differenza dei valori di concentrazione degli inquinanti è certamente sottovalutata);
i livelli di diossine nel sangue degli abitanti del centro-città che risultano dalle schede, pur recuperate in maniera parziale, sono comunque molto più elevati della media della popolazione italiana;
il centro della città di Mantova, considerato “zona non esposta”, non dista molto di più dall’inceneritore ex Montedison del polo chimico rispetto ai quartieri di Frassino e Virgiliana considerati “esposti”: ne dovrebbe scientificamente conseguire che il confronto delle concentrazioni di diossine nel sangue non dovrebbe essere eseguito tra zone della città così vicine;
l’inceneritore ex Montedison non brucia più residui clorurati da almeno quindici anni ed allo stesso periodo può essere fatta risalire la chiusura del reparto cloro-soda con conseguente abbandono della chimica del cloro nel petrolchimico di Mantova: ciò indica chiaramente che l’eventuale esposizione è cessata in quel periodo. Poiché le diossine nel sangue sono soggette ad un tempo di dimezzamento dipendente dal numero di atomi di cloro e comunque variabile tra i 5 ed i 10 anni, ne consegue ad esempio che nel soggetto in cui è stata misurata nel 2005 una concentrazione di 93,77 ppt., all’inizio degli anni ’90 tale concentrazione doveva essere almeno il doppio,
si chiede di sapere:
per quali motivi il capo dipartimento dell’ASL e due prestigiosi esperti internazionali, di cui uno esponente dell’Istituto superiore di sanità, siano stati allontanati dalla Commissione;
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di verificare l’operato della Commissione, presieduta dal dott. Carreri, e dell’ASL di Mantova per quanto riguarda il reale significato delle analisi effettuate dal CDC di Atlanta, alla luce del fatto che le conclusioni preliminari tratte dalla Clinica del lavoro di Milano ed i giudizi di normalità espressi dall’ASL di Mantova sono contraddetti dai dati di letteratura;
quali iniziative intenda, altresì, adottare al fine di informare correttamente e completamente la popolazione di Mantova rispetto alle notizie che, allo stato, paiono essere fuorvianti, notizie fornite alla stampa locale da fonte ignota.