Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-02259
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Atto n. 3-02259
Pubblicato il 25 novembre 2025, nella seduta n. 364
ZAMPA, GIORGIS, CAMUSSO, FRANCESCHELLI, RANDO, VERINI, SENSI, TAJANI, VERDUCCI, LA MARCA, DELRIO, ROJC, D'ELIA, BASSO, IRTO, MALPEZZI, NICITA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'interno, della giustizia e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -
Premesso che:
il 6 novembre 2023 il Governo italiano ha siglato con la Repubblica d’Albania un protocollo per la gestione dei migranti soccorsi in acque internazionali da unità navali italiane, prevedendo la realizzazione, sul territorio albanese, di un hotspot a Shëngjin e di un complesso polifunzionale a Gjadër composto da un centro di trattenimento per richiedenti asilo (CTRA), un centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) e un istituto penitenziario, tutti in regime di giurisdizione italiana;
la legge 21 febbraio 2024, n. 14, che recepisce il protocollo, ha disciplinato le modalità di funzionamento delle strutture, qualificando le aree concesse all’Italia come zone di frontiera o di transito e ipotizzando l’applicazione della “procedura accelerata di frontiera” di 28 giorni introdotta dal decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20 (detto “decreto Cutro”), per richiedenti provenienti da Paesi designati come sicuri;
numerosi giuristi, organizzazioni della società civile ed enti di monitoraggio hanno evidenziato il rischio di incompatibilità con le direttive 2013/32/UE (procedure), 2013/33/UE (accoglienza) e 2008/115/CE (rimpatri), nonché con gli artt. 18 e 47 della Carta dei diritti fondamentali della UE, in particolare riguardo alla corretta definizione e applicazione del concetto di Paese sicuro e il deficit di garanzie derivante dall’esecuzione delle procedure in un contesto extraterritoriale;
tali criticità sono state successivamente confermate dalla giurisprudenza nazionale ed europea: la Corte di giustizia dell’Unione europea, con sentenza 4 ottobre 2024 (C-406/22), ha chiarito, infatti, che un Paese può essere qualificato sicuro solo in assenza di rischi di persecuzione o trattamenti inumani o degradanti su tutto il suo territorio e per tutte le categorie di richiedenti, ribadendo che il giudice nazionale conserva il potere di sindacare, anche d’ufficio, la designazione di Paese sicuro adottata dall’Esecutivo;
nonostante l’intervento governativo con i decreti-legge 23 ottobre 2024, n. 158, e 11 ottobre 2024, n. 145, la giurisprudenza ha continuato a ritenere illegittimi i trattenimenti;
con il decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, il Governo ha modificato nuovamente la funzione del centro di Gjadër, stabilendo la possibilità di trasferire in Albania anche migranti irregolari già presenti in Italia e trattenuti nei centri per il rimpatrio, trasformando di fatto la struttura in un CPR extraterritoriale, pur restando i rimpatri da eseguire dal territorio italiano;
tale ulteriore estensione è ora oggetto di un nuovo rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia della UE da parte della Cassazione (ordinanza n. 23105/2025);
con ulteriore sentenza del 1° agosto 2025 (cause C-758/24 e C-759/24), la Corte di giustizia della UE ha ribadito che la designazione dei “Paesi di origine sicuri” resta soggetta a pieno controllo giurisdizionale, richiede trasparenza sulle fonti utilizzate e non può essere applicata quando un Paese non garantisce sicurezza per tutte le categorie di persone;
secondo le più recenti evidenze riportate da organizzazioni indipendenti e da una visita, in data 29 ottobre, del “Tavolo asilo e immigrazione” e di tre parlamentari, nel CPR di Gjadër risultano presenti circa 25 persone, con un minimo registrato di 12, mentre circa il 70 per cento delle persone trasferite è stato riportato in Italia per mancata convalida del trattenimento e il restante 30 per cento rimpatriato sulla base di provvedimenti già adottati dalle autorità italiane;
il costo complessivo per l’attuazione del protocollo fino al 2028 è stimato in 671,6 milioni di euro, di cui oltre 169 milioni sono stati stanziati solo tra il 2023 e il 2024 per infrastrutture e spese operative;
secondo la documentazione amministrativa, nel solo 2024 sono stati banditi 82 milioni di euro di gare, sottoscritti contratti per 74,2 milioni (spesso mediante affidamento diretto) ed effettivamente erogati 61,2 milioni, e sulla gestione delle spese pende un esposto alla Corte dei conti presentato da “ActionAid”;
il 1° novembre 2025, attivisti italiani e albanesi hanno manifestato davanti al centro di Gjadër denunciando violazioni dei diritti umani, incluso l’uso diffuso di psicofarmaci, episodi documentati di autolesionismo e tentativi di suicidio, nonché l’assenza di monitoraggio indipendente durante i trasferimenti, talvolta effettuati in orari notturni via mare o tramite aerei militari, elementi che suscitano preoccupazioni rispetto agli standard minimi di tutela della salute e della libertà personale,
si chiede di sapere:
se il Governo intenda chiarire come ritenga compatibile, alla luce delle sentenze della Corte di giustizia della UE (C-406/22, C-758/24 e C-759/24) e della giurisprudenza nazionale, la prosecuzione dell’esecuzione del protocollo con l’Albania, nonostante il sistematico annullamento o la mancata convalida dei trattenimenti da parte dei giudici italiani, e quali misure urgenti intenda adottare per garantire procedure conformi alle direttive 2013/32/UE, 2013/33/UE e 2008/115/CE;
quali valutazioni abbia svolto riguardo alla possibile incompatibilità, sollevata dalla Cassazione, del trasferimento in Albania di cittadini irregolari già presenti in Italia con la direttiva rimpatri e con i diritti della difesa, e se intenda sospendere o rivedere tale procedura in attesa del giudizio della Corte di giustizia della UE;
se intenda spiegare quali ragioni giustifichino la prosecuzione degli stanziamenti nonostante il funzionamento estremamente limitato delle strutture e il dato, riportato da monitoraggi indipendenti, secondo cui circa il 70 per cento delle persone trasferite è stato riportato in Italia, e se non ritenga necessario un riesame dell’intero impianto finanziario, anche alla luce dell’esposto pendente presso la Corte dei conti e dell’ampio ricorso ad affidamenti diretti;
quali iniziative urgenti intenda adottare per garantire il monitoraggio indipendente, la tutela della salute e la prevenzione di trattamenti inumani o degradanti nel centro di Gjadër, alla luce delle denunce di uso non controllato di psicofarmaci, episodi di autolesionismo, trasferimenti notturni e mancanza di trasparenza nelle procedure di sorveglianza.