Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-02256
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Atto n. 3-02256
Pubblicato il 25 novembre 2025, nella seduta n. 364
CAMUSSO, ALFIERI, NICITA, FRANCESCHELLI, TAJANI, ROJC, LA MARCA, ZAMPA, MALPEZZI, VERDUCCI, D'ELIA, ROSSOMANDO, VALENTE, MANCA, IRTO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -
Premesso che:
l’operatrice umanitaria e attivista per i diritti umani Pakhshan Azizi, appartenente alla minoranza curda dell’Iran, è stata condannata a morte nel luglio 2024 dal Tribunale rivoluzionario di Teheran, con sentenza successivamente confermata e ratificata dalla Corte Suprema iraniana il 9 gennaio 2025;
la donna è stata riconosciuta colpevole di “ribellione armata contro lo Stato”, unicamente per le sue attività pacifiche in favore dei diritti umani e per il sostegno umanitario a donne e bambini sfollati tra il 2014 e il 2022 nelle aree colpite dai conflitti in Siria e in Iraq;
secondo quanto denunciato da Amnesty International e da numerose organizzazioni per i diritti umani, Pakhshan Azizi è stata arrestata arbitrariamente il 4 agosto 2023, tenuta per diversi mesi in isolamento nella prigione di Evin e privata del diritto di contatto con la famiglia e con i suoi avvocati. Inoltre, il processo si è svolto in modo gravemente iniquo, senza adeguato accesso alla difesa, dopo la sottoposizione a torture e violenze di ogni genere per estorcere confessioni forzate;
il 15 ottobre 2025, l’Unione Donne Italiane e Kurde (UDIK) ha presentato un appello formale all’Alto Commissariato ONU per i diritti umani, sollecitando l’apertura di un’inchiesta internazionale e un’azione diplomatica coordinata per fermare l’esecuzione;
considerato che:
il rischio di esecuzione è grave e imminente, come riportato da fonti internazionali, anche in ragione della sistematica opacità con cui le autorità iraniane gestiscono le esecuzioni capitali;
secondo i dati dell’ONG “Iran Human Rights”, aggiornati al mese di ottobre, le esecuzioni totali eseguite dal regime di Teheran nel 2025 ammontano a 1.193, di cui 34 donne: un numero sconcertante in un quadro di crescente repressione e di uso politico della pena di morte per intimidire la popolazione, anche al fine di soffocare le numerose proteste a supporto del movimento “Donna, Vita, Libertà”, che ha scosso il Paese chiedendo uguaglianza, giustizia e fine della violenza di Stato;
un gruppo trasversale di 110 parlamentari italiani, in data 16 gennaio 2025, ha indirizzato una lettera all’ambasciatore iraniano in Italia, chiedendo la sospensione della condanna e ribadendo che “la pena di morte è il contrario della giustizia e viola il diritto alla vita”;
considerato, altresì, che:
l’Italia si è sempre distinta per il proprio impegno internazionale contro la pena di morte, promuovendo con coerenza la moratoria universale presso le Nazioni Unite;
la tutela dei diritti umani fondamentali, incluso il diritto alla vita e a un equo processo, costituisce pilastro della politica estera italiana ed europea,
si chiede di sapere:
se siano state assunte, o si intendano assumere, iniziative diplomatiche urgenti nei confronti delle autorità iraniane e presso le sedi internazionali competenti, anche in raccordo con l’Unione europea, per chiedere la sospensione immediata della condanna a morte e la liberazione di Pakhshan Azizi;
se il Governo non ritenga opportuno adoperarsi, anche attraverso la Rappresentanza italiana presso le Nazioni Unite, per sostenere in tutte le sedi l’appello presentato all’Alto Commissariato ONU per i diritti umani dall’Unione Donne Italiane e Kurde;
quali ulteriori azioni intenda promuovere per rafforzare la pressione internazionale sull’Iran e riaffermare la necessità di una moratoria universale della pena di morte.