Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-02480
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Atto n. 4-02480
Pubblicato il 29 ottobre 2025, nella seduta n. 360
MAZZELLA, CATALDI, LICHERI Sabrina, LICHERI Ettore Antonio, LOPREIATO, MARTON, MAIORINO, SIRONI, NAVE - Ai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica e della salute. -
Premesso che:
il tetracloroetilene, denominato anche percloroetilene (PCE), rientra nella categoria dei solventi organici clorurati: è dotato di odore caratteristico di etere, volatile e praticamente ininfiammabile; mostra una marcata resistenza all’azione della luce solare diffusa, nonché all’esposizione atmosferica, all’umidità e all’ossidazione ambientale. A causa delle caratteristiche intrinseche, trova impiego come solvente nelle lavanderie a secco e, in ampia misura, nell’industria chimica e farmaceutica, nonché nel processo di sgrassaggio di metalli e per usi domestici. L’esteso utilizzo in molte fasi produttive determina impatti ambientali significativi, soprattutto tramite lo smaltimento industriale e gli scarichi controversi;
le trasformazioni chimiche dell’acqua in presenza di tetracloroetilene decorrono in tempi notevolmente lunghi: una volta giunto alla falda freatica, il PCE tende a depositarsi sul fondo e, date le sue limitate proprietà di solubilità in acqua, può costituire una riserva inquinante anche a concentrazioni modestamente contenute. In aggiunta, mostra proprietà di dissoluzione di numerose sostanze senza subire trasformazioni chimiche e si miscela ampiamente con la maggior parte dei solventi organici, e con grassi, oli e resine;
il tetracloroetilene, similmente al tricloroetilene (nota anche come trielina), presenta un rapido e completo assorbimento gastrointestinale, con deposizione prediligente nel fegato, nei reni, nel sistema nervoso centrale e nei tessuti adiposi. Elevate concentrazioni di PCE determinano depressione del sistema nervoso centrale, mentre concentrazioni inferiori arrecano danni al fegato e ai reni. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro classifica il tetracloroetilene nel gruppo 2A, cioè come probabile cancerogeno per l’uomo; l’Organizzazione mondiale della sanità ha fissato una nozione di valore guida pari a 40 microgrammi per litro; la direttiva 1999/45/CE lo qualifica come sostanza tossica per l’ambiente e “preoccupante per l’uomo” in ragione degli effetti cancerogeni potenziali. La normativa italiana considera i rifiuti contenenti tetracloroetilene come pericolosi e ne vieta lo smaltimento nelle fognature;
a livello nazionale si registrano, con frequenza crescente negli ultimi anni, eventi di inquinamento delle acque sotterranee da tetracloroetilene. L’Italia presenta un alto consumo pro capite di acque minerali, spesso imbottigliate in territori interessati da contaminazioni, con precipitazioni di piogge acide diffuse;
in Campania, l’area vasta solofrana-montorese ospita una falda profonda caratterizzata da notevoli dimensioni, facente capo alle sorgenti del Sarno e soggetta a ripetute indagini in seguito a emergenze ambientali riscontrate nel 2014 e oltre. In particolare, nel comune di Montoro (Avellino), come già evidenziato più volte dal primo firmatario del presente atto in sede parlamentare, si registra contaminazione di pozzi pubblici e privati da tetracloroetilene, con la necessità di progettare e strutturare impianti di trattamento a carbone attivo;
il rischio concreto è che la contaminazione arrivi a propagarsi anche nelle zone limitrofe e a valle, arrivando ad inquinare il fiume Sarno, che si estende da est verso ovest e si apre dai monti Picentini (nel comune di Solofra) fino al golfo di Napoli (nei distretti della città metropolitana di Napoli, di Castellammare di Stabia frazione Ponte Persica e Torre Annunziata, quartiere Rovigliano); in particolare, da sud verso nord va dai monti Lattari ai monti di Sarno, per un'estensione complessiva di 438 chilometri quadrati che interessa le province di Salerno, Napoli e Avellino. Dal punto di vista politico-amministrativo, il bacino si compone di 39 comuni, di cui 17 appartengono alla provincia di Salerno, 17 a quella di Napoli e 4 a quella di Avellino;
con delibera di Giunta comunale n. 149 del 23 settembre 2025, il Comune di Montoro ha sollecitato la Giunta regionale ad adottare una formale proclamazione dello stato di crisi idrica regionale riferita alla provincia di Avellino, e ha richiesto al Governo il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale per la crisi idrica che interessa l’Irpinia. Gli interroganti rilevano come l’incidente di Montoro evidenzi l’esigenza di una vigilanza permanente sulle risorse idriche e di una comunicazione trasparente e l’adozione di tecnologie avanzate per la gestione dell’inquinamento chimico, al fine di prevenire future crisi e di migliorare la resilienza del sistema idrico provinciale e nazionale;
un sito di interesse nazionale (SIN) è un'area contaminata molto estesa, classificata come pericolosa dallo Stato e che necessita di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo o delle acque superficiali e sotterranee per evitare danni ambientali e sanitari. Gli interroganti ritengono opportuna la messa in sicurezza e la bonifica dell’area, assieme a quella del bacino del fiume Sarno. Altresì, per quest’ultimo, sarebbe necessario effettuare una riperimetrazione dell’area, tale da renderla da sito di interesse regionale a sito di interesse nazionale,
si chiede di sapere:
se il Governo condivida l’opportunità di riconoscere lo stato di emergenza nazionale per la crisi idrica che interessa l’Irpinia e se, pertanto, intenda dichiarare l’emergenza ambientale e sanitaria del bacino del fiume Sarno;
quali misure intenda adottare per accelerare l’individuazione, la mappatura e la caratterizzazione delle fonti diffuse di tetracloroetilene sul territorio irpino, con particolare riguardo alle falde profonde e alle acque sotterranee contaminate e come intenda coordinare, di concerto con la Regione Campania e gli enti locali, il potenziamento delle reti di monitoraggio ambientale, inclusi sistemi di rilevazione in tempo reale delle concentrazioni di PCE nelle acque sotterranee, superficiali e negli ecosistemi acquatici;
se intenda attivarsi per garantire interventi immediati di bonifica e rimozione del PCE nelle aree a elevato rischio, quali l’area solofrana-montorese, e per assicurare la sostenibilità economica dei piani di risanamento;
quali azioni di sorveglianza sanitaria intenda promuovere per monitorare potenziali esiti sanitari legati all’esposizione al tetracloroetilene, in particolare tra popolazioni residenti nelle aree contaminate;
quali interventi intenda prevedere a sostegno dei comuni interessati dalla contaminazione da PCE, al fine di assicurare servizi idrici sicuri, infrastrutture alternative e campagne di comunicazione trasparente con i cittadini;
se non ritenga opportuna la messa in sicurezza e la bonifica dell’area irpina, assieme a quella del bacino del fiume Sarno;
se ritenga opportuno riperimetrare il bacino del fiume Sarno, o almeno l’area dell’alto Sarno, permettendo la trasformazione da sito di interesse regionale a sito di interesse nazionale, così da sostenere le ingenti opere di bonifica mai attuate e raggiungere gli obiettivi di risanamento.