Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-02219
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Atto n. 3-02219
Pubblicato il 22 ottobre 2025, nella seduta n. 357
BEVILACQUA, PIRONDINI - Al Ministro dell'interno. -
Premesso che:
sin dal suo insediamento, il Governo ha intrapreso una linea di politica relativa alla sicurezza fortemente improntata alla repressione e ad una “svolta securitaria”, culminata, come riportato da numerose fonti di stampa a seguito dell’analisi della relazione annuale inviata dal Ministero dell’interno al Parlamento, nell’introduzione di 48 nuovi reati in tre anni, tra cui la nota legislazione “anti rave” e ulteriori fattispecie, con l’obiettivo, secondo gli estensori, di rafforzare la risposta penale dello Stato;
secondo quanto emerge dalla citata relazione, tuttavia, nel 2024 i delitti commessi in Italia sono aumentati dell’1,7 per cento rispetto al 2023, raggiungendo quota 2.380.574. Crescono in modo particolare i cosiddetti reati di strada: furti (3 per cento in più), rapine (1,8), danneggiamenti (1,6 per cento in più), lesioni dolose (5,8), violenze sessuali (7,5) e, con percentuali particolarmente preoccupanti, i reati collegati alla violenza di genere e ai maltrattamenti familiari (18 per cento in più);
la relazione segnala un incremento degli atti intimidatori contro amministratori locali e giornalisti, con un 13,9 per cento in più rispetto all’anno precedente e una diffusione sempre maggiore delle minacce on line, mentre si consolida il fenomeno di connivenza tra criminalità organizzata, imprenditoria e politica, che preferisce ormai strategie di “silenziosa infiltrazione e azioni corruttive” al ricorso alla violenza aperta;
il Movimento 5 Stelle ha più volte richiamato l’attenzione sulle gravi carenze di organico nelle forze dell’ordine, stimate in oltre 11.000 unità mancanti, e sulla necessità di rafforzare i presidi di sicurezza nei territori, superando gli slogan e le politiche di mera propaganda;
questa situazione rappresenta l’ulteriore dimostrazione che il mero aumento delle pene o l’introduzione di nuovi reati non si traduce automaticamente in una diminuzione dei reati stessi, se non è accompagnata da investimenti strutturali sulla prevenzione, sul personale e sul tessuto sociale. L’insicurezza nasce anche dal disagio, dalla povertà e dalla marginalità, come rilevato da numerosi osservatori sociali e istituzionali, tanto a livello nazionale, quanto a livello internazionale;
in questo quadro, la percezione di insicurezza cresce soprattutto tra le donne e le ragazze, come testimoniato dai dati sulle violenze di genere, e aumenta la distanza tra cittadini e istituzioni, alimentando sfiducia e tensioni sociali;
considerato che:
nonostante i continui annunci sulla “tolleranza zero”, la criminalità diffusa e quella organizzata restano in espansione, con effetti negativi sulla qualità della vita dei cittadini e sulla coesione sociale;
appare necessario un cambio di paradigma che sposti l’attenzione dalla moltiplicazione delle norme penali e dei reati simbolici a politiche di sicurezza integrata, basate su prevenzione, prossimità, educazione civica e rafforzamento delle dotazioni e degli organici delle forze di polizia,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno riconoscere che la mera introduzione di nuovi reati e l’inasprimento delle pene non hanno prodotto gli effetti auspicati sulla riduzione della criminalità e, dunque, quali iniziative urgenti intenda adottare per colmare le carenze di organico nelle forze di polizia e rafforzare la presenza dello Stato nei territori, in particolare nelle periferie urbane e nei comuni più colpiti dai reati di strada;
se non ritenga necessario promuovere il riequilibrio delle risorse finanziarie oggi destinate prevalentemente alla spesa militare, al fine di investire maggiormente nella sicurezza quotidiana dei cittadini e nella prevenzione sociale del crimine;
quali misure concrete intenda adottare per prevenire la violenza di genere e i reati contro le donne, in collaborazione con gli altri Ministri competenti e anche attraverso l’educazione, la formazione e il potenziamento dei centri antiviolenza;
se intenda promuovere, d’intesa con le autonomie locali, una strategia nazionale di sicurezza urbana integrata, che vada oltre la logica emergenziale e restituisca fiducia e protezione reale alle comunità.