Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-02418

Atto n. 4-02418

Pubblicato il 25 settembre 2025, nella seduta n. 346

GAUDIANO, NAVE, LICHERI Sabrina - Ai Ministri dell'istruzione e del merito e dell'economia e delle finanze. -

Premesso che:

il contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto istruzione e ricerca prevede per il personale docente un orario annuo di 945 ore nella scuola dell’infanzia, 744 ore nella scuola primaria e 608 ore nella secondaria di primo e secondo grado, oltre a 40 ore per attività collegiali e ulteriori 40 ore per consigli di classe e attività correlate;

tali dati non rappresentano il reale impegno lavorativo, che comprende anche la preparazione delle lezioni, la correzione degli elaborati, la partecipazione a organi collegiali, la formazione, i colloqui con le famiglie, la gestione di casi problematici, le attività di inclusione e di sostegno emotivo;

secondo lo studio dell’Osservatorio conti pubblici italiani dell’università “Cattolica” di Milano, condotto su un campione rappresentativo di 166 insegnanti, il lavoro effettivo dei docenti delle scuole secondarie italiane ammonta a circa 36 ore settimanali, ossia il doppio delle 18 ore di attività frontale previste dal contratto;

un’analoga indagine realizzata in Trentino-Alto Adige, che ha coinvolto oltre 5.000 docenti, conferma una media di 36 ore settimanali, pari al normale orario di lavoro nel pubblico impiego;

il lavoro non retribuito, calcolando le competenze su una stima di 17,50 euro all’ora, corrisponde a circa 315 euro settimanali e 14.000 euro annui per docente;

a livello internazionale, il carico orario frontale è comparabile, attestandosi in Francia su 900 ore annue nella primaria e 720 nella secondaria, in Olanda su 940 e 720, in Germania su valori simili salvo che per l’infanzia, e solo in Grecia risulta inferiore;

considerato che:

i docenti italiani, nella pratica, arrivano a lavorare fino a 45 ore settimanali, svolgendo spesso anche funzioni di carattere psicosociale e di mediazione culturale, senza riconoscimento economico né giuridico formale;

la crescente burocratizzazione della professione, aggravata dai tagli alle segreterie scolastiche avviati con la riforma Gelmini del 2008, ha scaricato sul personale docente oneri amministrativi sempre più pesanti;

si rileva un elevato rischio di burnout, fenomeno che determina stress e problemi di salute e che richiede interventi specifici di prevenzione e tutela;

anche il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) soffre di cronica carenza di organico e di retribuzioni inadeguate, con una stima di adeguamento salariale necessario di almeno 8.000 euro annui;

il lavoro non retribuito dei docenti e del personale ATA rappresenta di fatto un debito economico e morale dello Stato, che necessita di un riconoscimento nella prossima legge di bilancio,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo intendano riconoscere formalmente, anche a fini contrattuali e retributivi, il reale carico di lavoro dei docenti italiani, prevedendo di proporre gli stanziamenti e le autorizzazioni negoziali necessari per un adeguato incremento salariale;

se la prossima manovra di bilancio preveda risorse dedicate a colmare il divario retributivo tra il personale docente e le altre categorie del pubblico impiego, anche in rapporto alla media europea;

se si intenda affrontare in modo strutturale il tema del burnout tra il personale scolastico, introducendo strumenti concreti di prevenzione e tutela, inclusa la possibilità di istituire una finestra pensionistica dedicata;

se vi sia la volontà di aprire un tavolo di confronto permanente con le organizzazioni sindacali, dando seguito alle rivendicazioni che emergono da assemblee e mobilitazioni diffuse su tutto il territorio nazionale.