Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-02105
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Atto n. 3-02105
Pubblicato il 4 agosto 2025, nella seduta n. 337
MISIANI, BASSO, ROJC, ZAMBITO, MANCA, MARTELLA, TAJANI, VALENTE, RANDO, VERDUCCI, ROSSOMANDO - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
IVECO group è una multinazionale automobilistica che opera nel settore dei veicoli commerciali e speciali, sistemi di propulsione e servizi finanziari correlati e che dispone di 20 siti industriali: 16 in Europa, 2 in Sud America e 2 nel resto del mondo. L'attività di ricerca e sviluppo viene portata avanti in 31 centri: 24 in Europa, uno in Nord America, 4 in Sud America e 2 nel resto del mondo. IVECO group annovera oltre 35.000 dipendenti, di cui 14.650 in Italia, e rappresenta una parte fondamentale del tessuto industriale nazionale;
in data 30 luglio 2025 Exor N.V., holding finanziaria olandese controllata dalla famiglia italiana Agnelli e principale azionista del gruppo con il 27,06 per cento delle common share e il 43,11 per cento dei diritti di voto complessivi, ha sottoscritto un impegno irrevocabile a sostenere l'offerta di acquisto per 3,8 miliardi di euro lanciata da Tata Motors e ad apportare le proprie azioni all'offerta;
nella medesima data Leonardo S.p.A. ha acquisito da IVECO group le società IVECO defence e Astra con un’operazione in termini di enterprise value di 1,7 miliardi di euro e il cui closing è previsto nel primo trimestre 2026, subordinato all'approvazione da parte delle autorità regolatorie;
il valore complessivo delle due operazioni è stimato in 5,5 miliardi di euro;
considerato che:
il comparto industriale IVECO rappresenta un patrimonio tecnologico, occupazionale e produttivo che richiede particolari cautele e attenzioni per la tutela dei lavoratori, del know how sviluppato sul territorio e delle filiere dell'automotive e della componentistica;
la cessione di questo intero settore industriale è di fatto avvenuta senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali, che hanno commentato tali notizie sottolineando proprio come tale vendita rappresenti una scelta che allontana un'importante realtà industriale italiana dal suo storico radicamento nazionale;
già nel 2021 Exor era in trattativa per cedere IVECO group alla società statale cinese Faw, trattativa fallita a causa, da una parte, dell'offerta ritenuta inadeguata, e, dall'altra, dalla presenza in IVECO stessa di IVECO defence, considerata strategica dal Governo dell'epoca per le forniture militari di interesse del Ministero della difesa;
Exor ha, in questi anni, ceduto parti importanti dell'industria italiana a multinazionali straniere come il gruppo Marelli e Comau, mostrando interesse ad un progressivo disimpegno nel settore industriale italiano per privilegiare invece investimenti finanziari;
nella nota stampa diramata in data 30 luglio 2025 è riportato che l'accordo tra Tata Motors e IVECO prevede “la creazione di un gruppo di veicoli commerciali con la portata, il portafoglio prodotti e la capacità industriale necessari per affermarsi come leader globale in questo settore dinamico” e che “Tata non chiuderà alcun impianto o sito produttivo di proprietà o utilizzato da Iveco Group e non ridurrà la forza lavoro e manterrà la sede principale a Torino per la durata degli accordi non-finanziari”, chiarendo quindi sin da subito che tali garanzie sono a tempo e legate quindi alla durata del settlement;
come sottolineato in una nota della UILM tale situazione richiede massima attenzione, dal momento che “sul futuro dell’industria europea dei veicoli commerciali si getta l’ombra sinistra delle multe e della cosiddetta transizione all’elettrico, che allo stato attuale della tecnologia risulta particolarmente ostica per i camion”;
tenuto conto che:
la cessione del comparto difesa a Leonardo potrebbe, se ben gestita, rappresentare un’opportunità di crescita per gli stabilimenti coinvolti, che impiegano circa 1.650 lavoratori. Tuttavia, senza adeguate garanzie, l'operazione potrebbe comportare anche effetti negativi, quali la possibile assegnazione delle attività non strettamente militari a partner di joint venture in essere come Rheinmetall, o ricadute sulla componentistica attualmente prodotta da altri siti italiani del gruppo IVECO;
secondo diverse organizzazioni sindacali, la cessione di IVECO defence indebolirebbe il gruppo sul fronte della ricerca, perché farebbe venir meno le sinergie tra il settore della difesa e il settore civile, rendendolo più vulnerabile sui mercati internazionali;
sul piano delle performance, nel 2024 IVECO defence ha assicurato a IVECO group il più alto tasso di guadagno rispetto alle altre divisioni riservate a camion, veicoli commerciali leggeri, bus e motori, grazie a ricavi netti per 15,2 miliardi di euro (con una crescita del 15 per cento sull'anno precedente), e ad un utile netto adjusted pari a 569 milioni di euro (in aumento di 181 milioni);
per la FIM-CISL proprio l’operazione di cessione del ramo difesa di IVECO a Leonardo rappresenta una manovra preliminare alla possibile cessione dell’intero IVECO group al gruppo indiano Tata, destando profonda preoccupazione in merito alla tenuta occupazionale degli stabilimenti italiani, alla continuità industriale e alla salvaguardia del patrimonio produttivo strategico nazionale,
si chiede di sapere:
se il Governo sia stato informato per tempo dell’operazione di vendita dell’IVECO group e se abbia valutato la possibilità di esercitare il golden power o diversamente se sia in grado di riferire la compatibilità dell'operazione con la salvaguardia degli interessi strategici dell'Italia;
se non ritenga urgente, alla luce dell'importante strategicità del settore produttivo e dei possibili riflessi futuri dell'operazione, attivare un tavolo interministeriale di confronto con tutti i soggetti coinvolti;
quali iniziative di competenza il Ministro del lavoro e delle politiche sociali intenda adottare per tutelare i lavoratori coinvolti, salvaguardando i livelli occupazionali e le condizioni contrattuali;
quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di contenere i rischi in termini di delocalizzazione, riduzione occupazionale, indebolimento della capacità produttiva nazionale e dispersione tecnologica.