Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-02323

Atto n. 4-02323

Pubblicato il 31 luglio 2025, nella seduta n. 336

FLORIDIA Barbara, BEVILACQUA, BILOTTI, CATALDI, CROATTI, LICHERI Sabrina, LOPREIATO, MAIORINO, NAVE, PIRRO - Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. -

Premesso che:

negli ultimi anni si è assistito a una preoccupante recrudescenza di episodi di violenza maschile contro le donne, con una media, secondo il Ministero dell’interno, di un femminicidio ogni 3 giorni, con dati pressoché stabili negli ultimi anni;

in parallelo, si osserva un mutamento profondo delle dinamiche relazionali e della percezione dell’identità femminile, indotto dall’uso pervasivo dei social network, i quali, tramite algoritmi predittivi e meccanismi di engagement, tendono a promuovere contenuti ad alta carica emotiva, ipersessualizzati e stereotipati, che spesso trasformano in oggetto la figura femminile, riducendola a mera immagine da consumare;

una ricerca pubblicata nel febbraio 2024 dal University college London in collaborazione con la University of Kent ha dimostrato che piattaforme come “TikTok” possono quadruplicare la visibilità di contenuti misogini nel giro di 5 giorni, esponendo specialmente gli adolescenti a narrazioni che legittimano la cultura del possesso, la svalutazione dell’autonomia femminile e la violenza come risposta al rifiuto;

l’ISTAT, nel suo secondo report sul monitoraggio della violenza di genere on line (novembre 2024), proseguendo nell’attività avviata nel 2020 durante il Governo Conte II, ha analizzato oltre 1.467.000 contenuti pubblicati su “X”, “Instagram” e “Facebook” tra il 2022 e il 2024, rilevando un picco crescente di espressioni discriminatorie, hate speech, body shaming e rappresentazioni ipersessualizzate della donna, confermando come i social network siano divenuti spazi di riproduzione e amplificazione del sessismo e dell’oggettivizzazione della figura femminile;

il consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, nel “Quaderno 18” (edizione 2024) contenente un focus sul contrasto della violenza di genere, ha sottolineato il pericoloso aumento del cyberstalking, atteso che negli ultimi anni si è assistito ad un aumento di atti violenti esercitati con l’uso dei media, che possono rappresentare un veicolo di rischio specie nelle fasce giovanili ed adolescenziali; tra le pratiche conosciute vi è inoltre il cyberbashing (specifica tipologia di cyber bullismo che consiste nel videoregistrare un’aggressione fisica nella vita reale per poi pubblicarla on line), il sexting (invio di messaggi, testi, video o immagini sessualmente espliciti, principalmente tramite smartphone) e il grooming (adescamento on line tramite chat e social network in cui un cyber predatore individua una giovane vittima), fenomeni la cui diffusione è crescente, con un dato di prevalenza che si assesta tra il 20 e il 40 per cento tra gli adolescenti italiani;

per tali ragioni gli esperti parlano sempre più spesso di technology facilitated gender-based violence (TFGBV), ossia violenza facilitata dalla tecnologia, atteso che queste forme di violenza digitale non sono più accessorie, ma collettori e moltiplicatori della violenza offline, con ciò comprovando che i social network costituiscono indubitabilmente gli spazi in cui questi comportamenti nascono e si amplificano sino a produrre conseguenze irreparabili, che talvolta conducono persino ai femminicidi;

ciononostante, non risultano aggiornamenti all’ultimo “piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023”, pubblicato il 17 novembre 2021 durante il Governo Conte II, né risultano finanziati o attivati progetti specifici finalizzati alla regolazione degli algoritmi, alla collaborazione con piattaforme social o all’implementazione di strumenti educativi nazionali su questi temi,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo abbia richiesto verifiche e commissionato studi sulla relazione tra social media, algoritmi, oggettivizzazione della figura femminile e diffusione della misoginia digitale, anche per monitorare la violenza di genere veicolata dai social network;

quali azioni intenda intraprendere e quante risorse intenda stanziare per contrastare la normalizzazione della violenza maschile, l’oggettivizzazione della figura femminile, la diffusione della misoginia digitale e, soprattutto, affinché i social network e la tecnologia non facilitino l’aumento della violenza di genere tra giovani e adolescenti.