Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-02270
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Atto n. 4-02270
Pubblicato il 16 luglio 2025, nella seduta n. 329
ALOISIO, CATALDI, GAUDIANO, CROATTI, NATURALE, LOPREIATO, LICHERI Sabrina - Al Ministro della cultura. -
Premesso che:
il settore cinematografico e audiovisivo in Italia si configura come un sistema complesso, che coinvolge un’ampia gamma di professionisti, imprese e istituzioni pubbliche e private. Il comparto coinvolge oltre 120.000 professionisti, tra produttori, registi, tecnici, distributori e altri operatori, che contribuiscono a mantenere viva una filiera lunga, articolata e capillare. La crescita annuale di questo settore si attesta intorno al 3,5 per cento, un dato che, seppur modesto, testimonia una dinamica di sviluppo costante, sostenuta in parte dagli incentivi fiscali e in parte dalle politiche di sostegno pubbliche;
nel 2023, gli investimenti complessivi, provenienti sia dal settore pubblico che da quello privato, hanno raggiunto circa 700 milioni di euro. Tali risorse hanno generato un impatto economico stimato di circa 2 miliardi di euro, contribuendo in modo significativo alla crescita del PIL nazionale e alla creazione di occupazione qualificata. La gestione delle risorse si basa su un principio di autofinanziamento, reso possibile dalla legge n. 220 del 2016, che istituisce il fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo. Esso si alimenta direttamente dalle entrate fiscali generate dal settore, in particolare dall’IVA e dall’IRES, e richiede pertanto una gestione strategica e oculata per garantire continuità e stabilità nel tempo;
il settore cinematografico si trova attualmente in una fase di forte crisi, con una significativa diminuzione delle produzioni e delle presenze nelle sale che, dal gennaio 2024, ha generato un impatto negativo su tutta la filiera produttiva. La crisi interessa non solo le aziende di produzione, ma anche figure professionali come sceneggiatori, montatori e altri operatori. La causa principale di questa paralisi è riconducibile anche alle recenti modifiche apportate al sistema di incentivazione attraverso il meccanismo del tax credit, introdotto e ridefinito dalla normativa vigente;
il tax credit cinema rappresenta uno strumento di incentivo fiscale che consente ai produttori di beneficiare di crediti pari al 40 per cento delle spese di produzione di un film. Esiste dal 2008, ma la sua formulazione moderna deriva dalla suddetta legge n. 220. Le recenti modifiche normative disciplinate dal Governo Meloni hanno introdotto criteri di accesso più restrittivi e selettivi, che penalizzano principalmente le produzioni indipendenti italiane. In particolare, le nuove regole hanno privilegiato le produzioni che garantiscono un ritorno economico certo al box office, favorendo spesso film di alto budget realizzati da società straniere o da grandi gruppi industriali, che continuano a beneficiare del tax credit. Al contrario, le produzioni di piccolo e medio spessore, che investono su contenuti innovativi o di nicchia, si trovano in grave difficoltà nell’accesso alle risorse;
uno dei principali problemi evidenziati riguarda la mancanza di consultazione e coinvolgimento di tutti gli attori del settore durante la fase di redazione delle nuove norme. In passato, si era proposta una soluzione chiamata “meccanismo del de-escalator”, che prevedeva un’erogazione a scaglioni (40 per cento, 35 per cento, 30 per cento) in funzione del budget, con l’obiettivo di limitare il sostegno pubblico alle produzioni di alto valore commerciale e di grandi dimensioni, che rispondono alle logiche di mercato. Gli interroganti ritengono che questa proposta avrebbe rispettato il principio di “eccezione culturale”, secondo cui lo Stato dovrebbe intervenire per sostenere produzioni di autori emergenti, di nuovi talenti, e non per finanziare esclusivamente produzioni di grandi budget. La realtà attuale, invece, sembra favorire un utilizzo di fondi pubblici che si disperde su produzioni già consolidatesi o di proprietà straniera, a discapito delle piccole imprese italiane e degli autori emergenti;
la conseguenza è che l’intero comparto cinematografico italiano si trova in una fase di stallo. La riduzione delle produzioni ha comportato un “effetto domino” che coinvolge tutte le figure professionali legate alla filiera: sceneggiatori, registi, montatori, operatori tecnici, distributori e altri. La scarsità di nuove produzioni significa minore occupazione e minori opportunità di crescita per le nuove generazioni di talenti. Per uscire da questa crisi e rilanciare il settore, è necessario intervenire con urgenza sulla normativa, adottando criteri di accesso più equi e trasparenti, favorendo il sostegno alle produzioni emergenti e alle nuove energie creative. È fondamentale coinvolgere tutti gli stakeholder del settore in un processo di revisione normativa, affinché le regole siano condivise e rispondano ai principi di sostenibilità culturale ed economica;
in data 25 giugno 2025 CNA cinema e audiovisivo ha proposto un insieme di interventi articolati e coerenti, che si focalizzano su tre ambiti fondamentali: 1) rafforzamento della produzione incentivando la crescita di imprese emergenti e di giovani produttori, offrendo strumenti di finanziamento e di incentivazione che siano accessibili e proporzionati alle diverse fasce produttive, con un focus particolare sulla promozione di pratiche di produzione sostenibile, innovativa e rispettosa delle diversità culturali e artistiche; 2) valorizzazione della distribuzione promuovendo i circuiti indipendenti, sostenendo le pratiche di autodistribuzione, favorendo l’accesso alle opere di qualità anche in contesti territoriali meno rappresentati e revisionando la definizione di “film d’essai”, per adeguarla alle dinamiche contemporanee, un passo importante per favorire la diffusione di opere artistiche e di interesse culturale; 3) accesso al tax credit e istituzione di un albo dei produttori istituendo un albo dei produttori audiovisivi, suddiviso per fasce produttive (start-up, PMI, grandi imprese), con plafond di incentivi differenziati e proporzionati alle dimensioni e alle caratteristiche di ciascun soggetto, che miri a garantire un accesso equo e trasparente agli incentivi fiscali, favorendo la qualificazione professionale, la tracciabilità e la sostenibilità del settore;
infine, si ritiene che l'incentivo statale debba essere motivato da un interesse socio-culturale e non solo da un ipotetico ritorno economico, atteso che quest’ultimo è anche di difficile previsione,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per sostenere le piccole e medie imprese del settore audiovisivo, e in particolare le produzioni emergenti e di talenti italiani, al fine di contrastare la crisi e favorire una ripresa stabile e duratura, rilanciando la produzione, la distribuzione e l’occupazione;
quali misure intenda adottare per favorire una più efficace partecipazione degli stakeholder, tra cui associazioni di categoria, produttori indipendenti e operatori professionali, nella definizione delle norme e dei criteri di accesso agli incentivi pubblici;
se, al fine di risolvere le criticità relative all’accesso al tax credit, intenda adottare strumenti come l’istituzione di un albo dei produttori audiovisivi, così da garantire un accesso più equo e trasparente a tutti i soggetti interessati;
se, dando seguito alle richieste delle associazioni di categoria, condivida l’opportunità di adottare un sostegno al reddito per l’annualità 2025 per gli operatori del settore coinvolti dalla crisi, un bonus una tantum per compensare le ingenti perdite del 2024 e il recupero degli anni contributivi 2024-2025, anche adottando un welfare adeguato per i lavoratori intermittenti.