Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-02247

Atto n. 4-02247

Pubblicato il 10 luglio 2025, nella seduta n. 327

MAZZELLA, GUIDOLIN, NATURALE, CATALDI, GAUDIANO, PIRONDINI, ALOISIO - Ai Ministri per le disabilità e per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. -

Premesso che:

la sindrome di West è una rara forma di epilessia che si manifesta nei primi mesi di vita con la comparsa di scariche di contrazioni muscolari involontarie (spasmi), spesso seguite da crisi di pianto intenso. Per questo, è stata definita in passato come “spasmi infantili”. Spesso, la sindrome si accompagna a un rallentamento o addirittura a una regressione dello sviluppo psicomotorio di gravità variabile (molti dei bambini colpiti, per esempio, non riescono ancora a stare seduti all'età di un anno). Gli spasmi possono cessare in seguito ai trattamenti, ma il ritardo psicomotorio può comunque permanere;

la malattia può avere diverse cause: nella maggior parte dei casi, dipende da un'anomalia del cervello, causata a sua volta da una malformazione (per esempio in caso di sclerosi tuberosa), da un'infezione (encefalite, meningite), da un danno dovuto a carenza di ossigeno. Altre cause possibili possono essere anomalie genetiche (per esempio trisomia del 21 o sindrome di Down o, ancora, mutazioni dei geni). Nel 10-20 per cento dei casi, la sindrome è criptogenetica, cioè probabilmente associata ad anomalie che non sono ancora state identificate. Infine, per il 10 per cento circa i casi sono idiopatici, cioè presentano uno sviluppo psicomotorio del tutto normale fino alla comparsa degli spasmi;

agli interroganti risulta che I.B., un ragazzo di 18 anni, nato a Napoli da genitori brasiliani e residente a Modena, affetto dalla sindrome di West, non può pronunciare la formula di giuramento richiesta per ottenere la cittadinanza italiana, che inizia con la frase “Giuro di essere fedele alla Repubblica”. In particolare, non potendo parlare, non ha potuto completare l’iter per la cittadinanza, che prevede il giuramento verbale. Per questo motivo, la pratica è stata respinta e dovrà essere “spostata” alla Prefettura, dove l’attesa può durare anche oltre 3 anni;

la sorella ha denunciato pubblicamente quanto accaduto attraverso i social network e i media, sottolineando come la burocrazia stia penalizzando e discriminando le persone con disabilità, chiedendo un cambiamento. Risulta che la madre del ragazzo si è recata più volte presso gli uffici preposti per cercare di trovare una soluzione, ma si è scontrata con cavilli burocratici e rimbalzi di responsabilità tra Comune e Prefettura. Pertanto, anche se I. è nato in Italia e ha vissuto sempre nel Paese, a causa della sua disabilità il suo diritto alla cittadinanza è bloccato, evidenziando una falla nel sistema che non tiene conto delle situazioni particolari;

si evidenzia che questo caso mette in luce una forma emblematica di discriminazione indiretta verso persone con disabilità, ostacolate da una normativa che non prevede eccezioni per chi non può adempiere a determinati requisiti formali per cause di forza maggiore. Quanto descritto contrasta con la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, trattato internazionale che mira a promuovere, proteggere e garantire il pieno godimento di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e, al fine di garantire la parità di diritti per le persone con disabilità, come intendano intervenire, nel perimetro delle proprie competenze, per risolvere le criticità, così da garantire a tutti i cittadini un pieno accesso all'istruzione, al lavoro, ai servizi sanitari, ai trasporti, e alla partecipazione alla vita pubblica e culturale;

come intendano garantire il pieno rispetto della convenzione ONU per promuovere, proteggere e garantire il pieno godimento di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità.