Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01885
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Atto n. 3-01885
Pubblicato il 13 maggio 2025, nella seduta n. 302
ZAMPA, BAZOLI, ROSSOMANDO, VERINI, PARRINI, VALENTE, ALFIERI, CAMUSSO, MALPEZZI, MANCA, ROJC, ZAMBITO, D'ELIA, BASSO, RANDO, VERDUCCI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della giustizia e dell'interno. -
Premesso che:
a distanza di pochi mesi dalla visita del luglio 2024, in occasione della finale del campionato libico tenutasi in Italia, Abdel Ghani al-Kikli si trova nuovamente nel nostro Paese e precisamente a Roma. L’uomo, conosciuto anche con il nome di Gheniwa, dal 2021 è il capo dello “Stability Support Apparatus”, una milizia libica attiva a terra e a mare, che, come denunciato da diverse organizzazioni internazionali, è stata ripetutamente coinvolta in violazioni e abusi e, inoltre, accusata dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di “crimini contro l’umanità nelle prigioni di Ayn Zarah e Abu Salim”;
anche se, come riportato da diversi organi di stampa, non è noto se il nome del capo della milizia libica sia tra quelli degli ufficiali e comandanti libici che la Corte intenderebbe arrestare, va comunque evidenziato il fatto che contro Gheniwa sia stata presentata dall’European Center for Constitutional and Human Rights una denuncia alla Corte penale internazionale (CPI), in cui viene accusato di almeno 501 episodi di torture, stupri, omicidi e sparatorie;
l’uomo sarebbe giunto in Italia per far visita al Ministro libico per gli affari di Stato, Adel Juma, ferito in un attentato lo scorso febbraio e trasferito in un ospedale romano per ricevere cure mediche. Secondo le prime indiscrezioni, diffuse dal dissidente libico Husam El Gomati, una delle vittime di spionaggio nell’ambito del noto caso “Paragon”, il gruppo sarebbe atterrato a Fiumicino a bordo di un aereo privato in data 20 marzo e subito si sarebbe diretto in ospedale. A diffondere immagini dell’incontro sono stati gli stessi partecipanti, che non hanno esitato a diffonderle sui social network;
l’immagine è stata prontamente diffusa dall’ONG “Refugees in Libia”, che ha sottolineato come il nostro Paese continui ad offrire rifugio ai capi delle milizie libiche, responsabili di atroci crimini contro i diritti umani nei lager libici, dove non è consentito l’accesso ad alcuna organizzazione internazionale;
il caso segue di poco quello della liberazione da parte delle autorità italiane del torturatore libico Njeem Osama Almasri, rimpatriato in Libia a bordo di un aereo di Stato, nonostante il mandato d’arresto spiccato dalla Corte penale internazionale;
il caso, come noto, ha portato all’apertura di una procedura di accertamento formale nei confronti dell’Italia da parte della Camera preliminare, l'organo giudiziario della CPI, per una condotta ritenuta «inadempiente» in merito alla mancata consegna del generale libico. L'organismo aveva, inoltre, invitato il Governo a fornire informazioni sul perché non abbia adempiuto alla richiesta della Corte ed a «presentare osservazioni in merito alla sua mancata perquisizione e al sequestro dei materiali in suo possesso»;
al riguardo, val la pena evidenziare come il Governo abbia chiesto una proroga per l'invio delle informazioni sollecitate dalla Corte penale internazionale. La richiesta è stata motivata dalla necessità di attendere gli esiti del lavoro del Tribunale dei ministri, che in merito alla tristemente nota vicenda ha aperto un fascicolo d’indagine sulla Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, l'Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, i ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell'Interno, Matteo Piantedosi, dopo un esposto dell'avvocato Luigi Li Gotti, che aveva chiesto accertamenti per i presunti reati di favoreggiamento e peculato;
da fonti giornalistica è emerso come Abdel Ghani al-Kikli fosse in possesso di un regolare visto Shengen, fatto che, alla luce di quanto esposto, appare agli interroganti quantomeno singolare,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere, mediante le dovute interlocuzioni con la CPI, per accertarsi che il criminale libico Abdel Ghani al-Kikli non sia tra gli ufficiali e i miliziani nei confronti dei quali la Corte penale intenda procedere con l’arresto, anche al fine di evitare il ripetersi di aperte violazioni dello Statuto di Roma, come accaduto nella vicenda Almasri;
quali siano i rapporti che il Governo intrattiene con i capi delle milizie libiche e quali interlocuzioni abbia con i medesimi, anche alla luce delle ripetute denunce e delle acclarate violazioni dei diritti umani di cui sono ritenuti responsabili;
se non ritenga opportuno approfondire i motivi che hanno portato alla concessione di un visto Shengen, nonostante le denunce contro al-Kikli presentate presso i competenti organismi internazionali.